“VOI SIETE LA LUCE DEL MONDO”

MATTEO 5,  13-16

Buongiorno  a  tutti,

oggi i nostri passi sono guidati dalle seguenti parole del Vangelo di Matteo:

13Voi siete il sale della terra; ma se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente.
14Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città che sta sopra un monte, 15né si accende una lampada per metterla sotto il moggio, ma sul candelabro, e così fa luce a tutti quelli che sono nella casa. 16Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli.

Il Vangelo di oggi ci rivela qualcosa che questa volta non si riferisce direttamente a Dio, ma a ciascuno di noi. La rivelazione contenuta in questo brano di Vangelo riguarda noi, ed esattamente essa ci dice come Dio ci vede, per cosa Egli ci ha creati, quale è lo scopo della nostra vita, in che modo noi, sue creature, completiamo insieme a Lui la creazione di noi stessi realizzando il suo progetto nella nostra vita. Leggendo le parole del Vangelo di oggi possiamo capire la funzione del nostro esistere e, da ciò, comprendere anche il legame che ci lega a Dio, la condizione a cui Lui ci chiama e il tipo di relazione che dobbiamo vivere con Lui e con il resto del mondo. La nostra collocazione è la terra e il mondo, noi siamo stati creati da Dio per vivere in queste realtà, e dunque il nostro essere è relazionato a queste due dimensioni. Noi, infatti, non siamo il sale, ma il sale della terra, e non siamo la luce, ma la luce del mondo. Ciò significa che sia la terra che il mondo ricevono da noi sapore e luce. Questo è lo scopo del nostro esistere, questa è la funzione per la quale Dio ci ha creati ed è anche la funzione che Dio ci invita a realizzare seguendolo, imitandolo, fidandoci di Lui, corrispondendolo nell’amore. Si tratta di una funzione altamente gratificante, di una funzione che ci pone in una condizione di elezione, anzi di predilezione, per la realizzazione della quale il Signore stesso si impegna a dare la sua stessa vita. Ma esattamente cosa significa essere il sale della terra? Il sale è un prodotto che in sé è inutilizzabile in quanto la sua potenza è talmente forte e accesa da non renderlo commestibile, ma abbinato ai cibi,  o a tantissime altre cose, ha la capacità di esaltare e tirare fuori il sapore e il gusto di ogni pietanza. Il sale rende il cibo appetibile conferendogli quella proprietà che diventa passione del cuore.  Esso trasforma ciò che per il cuore è indifferente in ciò che per il cuore diventa amore. Un cibo senza sale passa attraverso il palato senza creare emozioni nel cuore, lo stesso cibo giustamente salato vi passa destando tutto il corpo, richiamando l’attenzione di tutto l’essere, a causa del forte coinvolgimento emotivo. Il sale dà dunque gusto, ossia emozione che si sprigiona in tutto il corpo e che rimane impressa nel cuore e nella mente suscitando un ricordo che accende desiderio e stimola un appetito che non è esigenza del corpo, ma esigenza dell’anima e del cuore. Essere il sale della terra significa allora che il  nostro essere trova la sua motivazione e la sua realizzazione solo in funzione della terra. Noi siamo stati creati per vivere la realtà terrena e per dare ad essa quel gusto che la rende speciale, saporita, emozionante, carica di significati, sovrabbondante di amore. Senza la nostra presenza la terra diventa luogo che non ha senso, luogo vuoto, spazio morto, regione sterile e insignificante. Di contro senza la terra noi non abbiamo senso, siamo inutili. Esiste dunque un legame molto forte tra la nostra esistenza e l’esistenza della terra. Questo legame crea una relazione che dà significato sia al soggetto singolo, sia al soggetto comunità. In cosa consiste questo legame? Qual è la natura di questo legame? Questo legame è l’amore. Ognuno di noi senza amore è sale senza sapore, ossia creatura che non riesce a relazionarsi né con Dio, né con altri esseri viventi, creatura che non si rende partecipe della  comunità, creatura che vive chiusa nel suo io, trovando in se stessa l’unica ragione della sua vita. Questa chiusura agli altri equivale alla incapacità del sale di dare sapore alle pietanze con cui viene mescolato, esso introdotto nel cibo diventa solo un insignificante inerte che non contribuisce a nulla, non si scioglie, non si amalgama, non fa unità, non cede la sua essenza a ogni singola briciola dando una parte di se stesso a tutto l’insieme, ma conserva il suo potere per sè, restando slegato dal resto e immangiabile da solo perché troppo carico e stomachevole. Analogamente chi vive senza amare, chi non è disposto a darsi agli altri e a formare una sola cosa con loro, mettendo una parte di se stesso nel cuore di ogni individuo della collettività rimane un soggetto isolato, un soggetto chiuso in se stesso, un soggetto che non esprime nulla e che è equivalente a un corpo senza vita. E’ l’amore che dà sapore alla vita dell’uomo e l’amore se non è per Dio e per gli altri non è amore libero e vero, ma è egoismo, superbia, vanità, vuoto e morte. Il Signore ci chiama ad aprire il nostro cuore a Lui e al mondo intero imitandolo nell’amore. Egli si fa per noi modello da imitare per consentirci di essere le creature che Egli ha pensato, voluto e realizzato al fine donarci la vera felicità.

Capo d’Orlando, 09/02/2014

Dario Sirna.

 

 

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