“NON DIGIUNATE PIU’ COME FATE OGGI”

ISAIA

Buongiorno a tutti,

il cammino odierno è illustrato e guidato dalle seguenti parole del Profeta Isaia:

Così dice il Signore:
«Grida a squarciagola, non avere riguardo;
alza la voce come il corno,
dichiara al mio popolo i suoi delitti,
alla casa di Giacobbe i suoi peccati.
Mi cercano ogni giorno,
bramano di conoscere le mie vie,
come un popolo che pratichi la giustizia
e non abbia abbandonato il diritto del suo Dio;
mi chiedono giudizi giusti,
bramano la vicinanza di Dio:
“Perché digiunare, se tu non lo vedi,
mortificarci, se tu non lo sai?”.
Ecco, nel giorno del vostro digiuno curate i vostri affari,
angariate tutti i vostri operai.
Ecco, voi digiunate fra litigi e alterchi
e colpendo con pugni iniqui.
Non digiunate più come fate oggi,
così da fare udire in alto il vostro chiasso.
È forse come questo il digiuno che bramo,
il giorno in cui l’uomo si mortifica?
Piegare come un giunco il proprio capo,
usare sacco e cenere per letto,
forse questo vorresti chiamare digiuno
e giorno gradito al Signore?
Non è piuttosto questo il digiuno che voglio:
sciogliere le catene inique,
togliere i legami del giogo,
rimandare liberi gli oppressi
e spezzare ogni giogo?
Non consiste forse nel dividere il pane con l’affamato,
nell’introdurre in casa i miseri, senza tetto,
nel vestire uno che vedi nudo,
senza trascurare i tuoi parenti?
Allora la tua luce sorgerà come l’aurora,
la tua ferita si rimarginerà presto.
Davanti a te camminerà la tua giustizia,
la gloria del Signore ti seguirà.
Allora invocherai e il Signore ti risponderà,

implorerai aiuto ed egli dirà: “Eccomi!”».

Siamo nel tempo della Quaresima e uno dei temi principali è il digiuno. Le parole del Profeta Isaia riguardo a tale pratica ci illuminano il cuore e la mente facendoci comprendere il vero significato della rinunzia. La parola digiuno per il cristiano ha un significato molto più ampio di quello che comunemente le viene attribuito. Oggi la pratica del digiuno è molto utilizzata in vari periodi dell’anno per questioni di salute, di bellezza e di interiorità. Questi tre temi sono ampiamente divulgati e approfonditi nella società moderna, ma sono tutti collegati a miti che non hanno niente a che fare con il senso religioso e cristiano del termine. Mentre infatti il digiuno seguito per volontà e scelta nostra ha come obiettivo l’edificazione dell’io, l’affermazione di se stessi, la conquista di un dominio di potere e di fascino, il digiuno cristiano si prefigge solo ed unicamente di avvicinare la persona a Dio, di condurla all’amore, di convertirla al bene, di purificarla nel cuore per renderla sensibile e disponibile all’incontro con lo Sposo che viene. Il precetto dell’Amore ci impone di amare il Signore e il nostro prossimo, il digiuno, visto nel suo significato cristiano, ha lo scopo di avvicinarci a tale precetto, di preparaci a viverlo con pienezza e con intensità. Dunque digiunare per noi cristiani significa aspirare all’amore di Dio e all’amore per il prossimo. In questa ottica ci vengono abbondantemente incontro le parole del Profeta Isaia, il quale nell’indicarci la vera via del digiuno altro non fa che ricordarci che l’incontro con lo Sposo comporta necessariamente l’incontro anche con tutti i nostri fratelli. Ciò significa che la preparazione spirituale all’incontro con Cristo non può avvenire solo con la mortificazione della carne e di tutto quanto riguarda il nostro io e il mondo, ma deve necessariamente comportare tutte quelle pratiche che ci avvicinano con il cuore, la mente e la vita ai nostri fratelli bisognosi. Che senso ha togliere il pane dalle nostre tavole e lasciarlo rinchiuso nell’armadietto della cucina? Esso non resta forse sempre in nostro possesso?  Che senso ha lasciarlo nella nostra disponibilità? E’ questo un vero digiuno? Di cosa abbiamo privato la nostra vita mantenendolo sempre a nostra completa disposizione? Non è più proficuo toglierlo dalle nostre tavole per darlo al povero che non ce l’ha? Non è più efficace e più edificante privarci di esso completamente dividendolo con chi è nel bisogno?. Questo è il vero senso del digiuno a questo tipo di digiuno ci richiama il profeta Isaia. Poi, ancora, che senso ha chiedere perdono a Dio delle nostre colpe e dei nostri peccati e non riconciliarci con la persona che abbiamo offeso?. Che senso ha mortificarsi con estenuanti pratiche fisiche quando la coscienza rimane completamente esclusa da tale cammino? Che senso ha recitare mille Ave Maria al giorno mentre nel cuore continuiamo a maledire chi ci ha fatto del male, a mantenere sotto schiavitù e sotto il nostro dominio  le persone che ci stanno accanto, a perseverare nel peccato? Che senso ha apparire e non essere? Forse abbiamo la capacità di prendere in giro chi ci sta accanto, ma a Dio che legge nei nostri cuori, cosa possiamo nascondere? Quando prendiamo in giro Dio e il prossimo siamo ancora strumento operante e attivo del diavolo, di cui continuiamo a condividere la falsità e la cattiveria. Lo scopo del digiuno non è quello dell’apparire di fronte a Dio e di fronte agli altri, ma quello di crescere e di avvicinarci a Dio. In tal senso il digiuno è una delle pratiche più  efficienti in quanto consente di svuotare la nostra persona, attraverso la rinunzia volontaria e consapevole fatta solo per amore,  di   tutte quelle realtà interiori e materiali che allontanano l’anima da Cristo e rendono lo spirito pesante e infecondo. Il digiuno cui dobbiamo aspirare deve muovere solo ed esclusivamente dal desiderio dell’amore e deve trovare in esso il suo stimolo e il suo obiettivo. La rinuncia a qualcosa dalla quale abbiamo una forte dipendenza e che non è finalizzata a Dio è un modo efficace per morire a se stessi e per rinascere in Cristo. Il vuoto lasciato da ciò che muore nel nostro cuore deve essere immediatamente riempito dall’amore per il Signore. Dobbiamo fare spazio nella nostra interiorità e purificare il nostro spirito al fine di allargare il nostro cuore all’amore di Dio. Siamo piccoli e ristretti, i nostri volumi sono ridotti, ma è sufficiente creare quel minimo vuoto necessario a fare penetrare dentro di noi il seme di Dio perché esso giunto nella nostra vita la stravolga trasformandola in una continua sequenza di atti d’amore e in una piena comunione con il Signore. Non siamo noi a dover creare dentro il nostro cuore l’amore. L’Amore divino è increato, esso appartiene a Dio e viene comunicato per grazia divina agli uomini, il nostro compito consiste solo nell’accoglierlo, nel creare dentro di  noi quel vuoto necessario perché Esso possa entrare e inabitarsi. L’amore di Dio per Dio non lo possiamo trarre dal nostro cuore di creature, esso è una proprietà di Dio che, per dono divino, possiamo trarre dal cuore di Cristo e accogliere in noi  se rinunciamo a noi stessi, se moriamo a noi stessi. Dunque digiunare per noi cristiani significa disporsi con il corpo, l’anima, lo spirito e la mente a fare di noi  la casa dell’Amore Divino, una casa al cui interno vive un Dio che è sempre amato e mai rinnegato. Il digiuno non è una dimostrazione di amore, non è una testimonianza d’amore, ma la morte per la Vita. Per compiere un digiuno sempre più efficace e perfetto, a questo passo occorre aggiungere un ulteriore cammino che consiste nel coinvolgere nel nostro digiuno per amore tutte le persone che fanno parte della nostra vita. Il digiuno non deve isolarci dal mondo in cui viviamo  e non deve staccarci dalle persone che amiamo, ma deve essere effettuato in comunione con loro. E’ molto grave non usare questa forma di carità nei confronti delle persone che ci stanno accanto e che ci amano. Se esiste dipendenza da queste persone essa non può e non deve essere un impedimento al digiuno, essa cioè non deve impedirci di andare incontro a Cristo, ma non può neanche risolversi con la sua mortificazione. Ricordiamoci sempre che anche nei nostri nemici vive Cristo e che mortificare una qualsiasi persona, escludendola dalla nostra vita, specie se questa ci ama, è un grave torto all’amore. La sapienza ci insegna a coinvolgere nel nostro cammino verso Dio tutti i nostri affetti, a non lasciare mai nessuno indietro, a non pensare solo a noi stessi, ma a fare tutto insieme agli altri. Questo cammino di digiuno comunitario, in cui la rinuncia è partecipata e condivisa con tutte le persone che amiamo e con cui abbiamo quotidiani rapporti e dipendenze, è cammino di carità che vale molto più di qualsiasi altro tipo di digiuno. Camminiamo tutti insieme verso Cristo.

Capo d’Orlando, 15/02/2013

Dario Sirna.

 

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