“SARAI COME UN GIARDINO IRRIGATO”

ISAIA

Buongiorno a tutti,

oggi continueremo a seguire i passi del cammino indicato dalle parole del Profeta Isaia, di seguito riportate:

Così dice il Signore:
«Se toglierai di mezzo a te l’oppressione,
il puntare il dito e il parlare empio,
se aprirai il tuo cuore all’affamato,
se sazierai l’afflitto di cuore,
allora brillerà fra le tenebre la tua luce,
la tua tenebra sarà come il meriggio.
Ti guiderà sempre il Signore,
ti sazierà in terreni aridi,
rinvigorirà le tue ossa;
sarai come un giardino irrigato
e come una sorgente
le cui acque non inaridiscono.
La tua gente riedificherà le rovine antiche,
ricostruirai le fondamenta di trascorse generazioni.
Ti chiameranno riparatore di brecce,
e restauratore di strade perché siano popolate.
Se tratterrai il piede dal violare il sabato,
dallo sbrigare affari nel giorno a me sacro,
se chiamerai il sabato delizia
e venerabile il giorno sacro al Signore,
se lo onorerai evitando di metterti in cammino,
di sbrigare affari e di contrattare,
allora troverai la delizia nel Signore.
Io ti farò montare sulle alture della terra,
ti farò gustare l’eredità di Giacobbe, tuo padre,
perché la bocca del Signore ha parlato».

 

Nella meditazione di ieri abbiamo visto che il nostro  cammino di conversione personale deve coinvolgere anche i nostri fratelli per diventare un cammino comunitario, un cammino cioè che rispetti il principio dell’unità. Le parole di Isaia che la liturgia della Parola di oggi ci propone sviluppano e approfondiscono meglio questo argomento, facendoci comprendere fino in fondo cosa significa effettivamente compier un  cammino di conversione e come realizzarlo. Il Signore ci indica questa strada e ce la pone davanti per farcela percorre  senza equivoci. Ci viene indicato di eliminare “l’oppressione”, di desistere dal “puntare il dito” e di utilizzare un linguaggio di pace. Queste tre distinte azioni che si riferiscono a tre modi differenti di rendersi operatori del male ci suggeriscono che una delle prime cose da fare nel cammino della conversione è adoperarsi per ristabilire l’unità con gli altri fratelli, adoperasi per eliminare il male nelle  reciproche relazioni, adoperasi innanzitutto per vivere con tutti i nostri fratelli un rapporto basato solo ed esclusivamente sull’amore, un rapporto in cui l’interesse del singolo non deve essere motivo di male per la collettività. Dunque, risanare tutti i rapporti personali che intessiamo con ogni singola persona centrandoli non sul nostro tornaconto, ma sull’amore di Dio. Ciò significa che non ci è consentito continuare a soggiogare le persone più deboli, né ci è consentito di continuare ad accusarle ingiustamente, né ci è consentito  sparlarle, né ci è consentito trattarle con inferiorità, senza rispetto, senza considerazione per la loro libertà, per la loro persona, per la presenza che essi portano in se stessi di Dio, per la l’amore che Dio ha per loro. Nel cammino quaresimale dobbiamo fermarci ed esaminare con attenzione tutte le relazioni che intessiamo con le persone con cui abbiamo a che fare ogni giorno, siano esse familiari siano esse estranee, per comprendere cosa c’è di sbagliato in esse e come dobbiamo cambiare il nostro comportamento per evitare di continuare a muoverci nella vita operando il male. La quaresima non è fine a se stessa ma è un periodo dell’anno in cui il Signore ci riporta a contatto con la verità del nostro essere e ci chiede di accoglierlo nella nostra vita per aiutarci a viverla secondo le motivazioni per cui essa ci è stata donata. Dunque la conversione del cuore deve intaccare tutto il nostro mondo e deve modificarlo di sana pianta, con refluenze che devono spaziare nel tempo. Il Signore, nel testo del Profeta Isaia, ci invita a continuare il cammino di conversione andando ben oltre la purificazione delle relazioni e la scrematura dalle stesse  di tutto ciò che divide dal di dentro una comunità per giungere alla meta della vera carità fraterna. Non basta convertirsi al bene e porre fine a tutto ciò che inficia i nostri rapporti con gli altri facendoli precipitare verso la discordia, l’attrito, la vendetta e la separazione, occorre compiere l’importante passo dell’amore che consiste nel proiettare tutte le nostre attenzioni sulle parti più deboli e bisognose del corpo mistico. Amare la nostra comunità esattamente come amiamo il nostro corpo non significa solo rispettare le membra del corpo e tenerle sempre unite ad esso, ma significa anche amarle e prendersi cura di ognuna di esse e in particolare di quelle membra che maggiormente soffrono e che maggiormente sono bisognose di aiuto, protezione e amore. Il cammino quaresimale implica dunque, oltre alla rinuncia al male e a se stessi, la totale dedizione per i nostri fratelli bisognosi nel corpo e nello spirito, bisognosi di attenzioni materiali e spirituali, secondo un criterio che obbedisce solo ed esclusivamente alla chiamata dell’amore. Dobbiamo abbandonare le vie del male e sentire il bisogno forte di compattare il popolo di Dio in un solo corpo unito e sano fisicamente,  nel cuore, nello spirito, nella mente e nella fede. Come unica è la nostra persona, sebbene fatta di corpo, spirito, cuore, anima e mente, altrettanto unico e formato da corpo, anima, mente, spirito e cuore  è il popolo di Dio. Anche questo corpo deve essere curato in tutte le sue membra e in tutte le sue parti e tale cura deve spettare a noi, al nostro desiderio di amore e di bene reciproco. Non c’è niente di più bello e di più edificante della comunione fraterna. L’amore per i fratelli deve sbocciare spontaneamente dal nostro cuore con un impeto irrefrenabile, mosso dal desiderio di amare tutti, di volere il bene di tutti, di vedere Dio nella vita di tutti, di essere in pace con tutti, di volere la gioia di tutti, di essere solidali con tutti. Essere solidali è l’espressione più bella e più alta della comunione fraterna. La solidarietà consiste nel dividere ogni nostro bene materiale e spirituale con i nostri fratelli, nel mettere tutto insieme e nel considerare nostri i problemi degli altri. E’ un cammino molto impegnativo e difficile che può scoraggiare tanto in quanto al suo orizzonte ci mostra quella croce indistruttibile sulla quale siamo chiamati a salire ogni giorno per morire a noi stessi. E’ un cammino di dolore? Apparentemente si, ma di fatto, se compiuto con la sincera motivazione dell’amore, e quindi della piena approvazione Divina, è un cammino di sole gioie. Gioie che consistono nello stare costantemente attaccati a Cristo proprio per mezzo della totale donazione di se stessi all’altro. E’ possibile compiere questo cammino da soli? La risposta è no, assolutamente no. Questo cammino può essere effettuato solo con l’aiuto di Dio, riconoscendoci ogni giorno di fronte a Lui incapaci di amare e bisognosi del suo intervento. Umiliandoci di fronte al Signore permetteremo alla nostra anima di farsi sorreggere da Cristo e di ottenere da Lui tutte quelle forze che sono necessarie per andare avanti spediti. Dunque non sentiamoci mai giusti e in salvo, ma viviamo nella consapevolezza che nella nostra vita Dio è presente per aiutarci, per salvarci e per garantirci con il suo essere la gioia vera. Rinunciamo al desiderio della gloria personale, consideriamo la nostra anima totale proprietà di Dio, affidiamola in dono a Lui e godiamo in cambio la partecipazione alla Sua gloria eterna. Nel cammino di ogni giorno lo stress di una vita troppo frenetica ci allontana da Dio e inaridisce la nostra anima, procediamo quindi nel nostro cammino di conversione allontanandoci da tale nervosismo e rifugiandoci nel silenzio, nella serenità, nella pace, nella preghiera, nella contemplazione di Dio, nella cura delle nostre relazioni di amicizia e nella continua ricerca di un incontro di fraternità con gli altri. Il Signore nel testo del Profeta Isaia ci chiede di non violare mai il Sabato, di non rinunciare cioè alla nostra intimità con Lui, di dedicare a Lui tutto il tempo del giorno del Signore in modo da distaccarci completamente da tutte quelle faccende materiali che ci impediscono di vivere in serenità la fede e l’amore, in cambio ci promette di deliziare le nostre anime con le meraviglie del suo cuore.

Capo d’Orlando, 16/02/2013

Dario Sirna.

 

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