SALMO 59
Buongiorno a tutti,
i passi del nostro cammino di oggi sono indirizzati verso le parole del Salmo 59, di seguito riportato:
Dio, tu ci hai respinti, ci hai messi in rotta,
ti sei sdegnato: ritorna a noi.
Hai fatto tremare la terra, l’hai squarciata:
risana le sue crepe, perché essa vacilla.
Hai messo a dura prova il tuo popolo,
ci hai fatto bere vino che stordisce.
Hai dato un segnale a quelli che ti temono,
perché fuggano lontano dagli archi.
Perché siano liberati i tuoi amici,
salvaci con la tua destra e rispondici!
Dio ha parlato nel suo santuario:
»Esulto e divido Sichem,
spartisco la valle di Succot.
Mio è Gàlaad, mio è Manasse,
Èfraim è l’elmo del mio capo,
Giuda lo scettro del mio comando.
Moab è il catino per lavarmi,
su Edom getterò i miei sandali,
il mio grido di vittoria sulla Filistea!».
Chi mi condurrà alla città fortificata,
chi potrà guidarmi fino al paese di Edom,
se non tu, o Dio, che ci hai respinti
e più non esci, o Dio, con le nostre schiere?
Nell’oppressione vieni in nostro aiuto,
perché vana è la salvezza dell’uomo.
Con Dio noi faremo prodezze,
egli calpesterà i nostri nemici.
Questa lamentazione contiene in sé numerose accuse rivolte dal popolo a Dio per una serie di difficoltà militari che vengono attribuite all’allontanamento del Signore dalle schiere di Isdraele. Le sconfitte subite da Isdraele assumono un significato molto più grande del loro senso effettivo. In esse il popolo di Dio vede l’abbandono del Signore, il Suo rifiuto di continuare a proteggerlo, il Suo sdegno per l’infedeltà dei suoi figli, la Sua volontà di distruggerlo disperdendolo con una disgregazione che ne elimina l’identità. Per Isdraele lo sdegno del Signore è la fine, il crollo e distruzione della terra. Il lamento raggiunge quasi i toni della disperazione perché la fine sembra incombente e la lontananza di Dio è insopportabile. Il pericolo è talmente grande che il popolo non può fare a meno di supplicare il Signore di ritornare a lui. Il lamento del popolo di Isdraele contenuto in questo Salmo spesso è il lamento dell’uomo di oggi, e le accuse di sdegno, di abbandono, di distruzione elevate da Isdraele contro Dio, sono le stesse accuse che noi oggi continuiamo ad elevare contro Dio. L’uomo si pone così di fronte a Dio con un atteggiamento di vittima del suo umore e dei suoi capricci, come se l’interesse di Dio per l’uomo non fosse mosso solo ed esclusivamente dall’amore, ma fosse mosso da un desiderio di gioco e di divertimento. Succede quindi che quando Dio non viene accusato di menefreghismo, viene accusato di cattiveria. La nostra natura umana, sinteticamente rappresentata nella Genesi dalla risposta con cui Adamo ed Eva scaricano le loro responsabilità sul serpente tentatore, continua a manifestarsi per quello che è, attribuendo il male della nostra vita a terzi e in primo luogo a Dio stesso. Così se le attese della nostra vita non si realizzano la colpa è di Dio che si è sdegnato di noi, che non ci ama più, che dorme, che si fa i fatti suoi, che non ha alcun interesse per la vita dell’uomo. E’ facile per l’uomo giungere a tale cattiva conclusione e trasformare l’amore di Dio in indifferenza e punizione. Le cose non stanno affatto così e, fortunatamente per noi, Dio conosce i nostri limiti e ci ama veramente tantissimo, tanto da non dare peso alle nostre offese, tanto da non farsi condizionare da esse al punto da smettere di volerci bene. Ciò non significa ovviamente che le nostre accuse non spiacciono il Signore o che non gli procurano dolore, ma che esse non ledono il suo interesse per noi, non scalfiscono l’amore e il bene che Egli ci vuole. Con questo non siamo affatto autorizzati ad offendere l’Amore di Dio, al contrario, dobbiamo accoglierlo e ricambiarlo con la totale donazione di noi stessi. La strofa finale del Salmo ci fornisce la chiave di lettura di questa lamentazione e ci consegna il messaggio più importante. Il Salmo, infatti, non si prefigge l’obiettivo di rappresentare il la piccolezza e i limiti umani attraverso le vicende negative della vita dell’uomo, ma di insegnarci a comprendere il motivo principale del loro verificarsi, fornendoci nel contempo la soluzione giusta per affrontare tali difficoltà di cammino. Il cammino dell’uomo verso Dio non può e non deve mai ritorcersi contro il Signore, né deve arrestarsi o regredire. Esso di fronte alle difficoltà incontrate deve irrobustire l’uomo per farlo crescere e maturare nell’amore e nella conoscenza del Signore. Conoscere Dio è il nostro unico obiettivo, amarlo è lo scopo principale della nostra vita, ma per fare questo dobbiamo sempre tenere gli occhi puntati su di Lui, e cercare nelle testimonianze e nei doni lasciatici da Cristo, la soluzione di tutte le difficoltà che inibiscono la crescita dell’Amore. Il Salmista alla fine del Salmo riconosce che solo in Dio è la salvezza dell’uomo, che solo con Dio l’uomo può compiere prodigi e che solo nella volontà del Signore è il nostro bene. Tutto il resto, ossia tutti gli sforzi da noi compiuti per costruirci un destino e un avvenire, sono solo pura ed inutile vanità. Dio ha costruito per noi il nostro destino, Dio ha realizzato per noi il nostro futuro, Egli ci ha donato la vita eterna, Egli ha sconfitto per noi la morte, Egli ci ha liberato da ogni schiavitù, Egli vuole entrare in stretta comunione con noi, Egli ci ha preparato un posto accanto a Lui nel Paradiso. Tutto questo il Signore ha fatto per noi tramite Cristo Gesù, all’uomo resta l’unico impegno di accogliere nella vita il Figlio di Dio, aderendo con pienezza al Suo amore e testimoniandolo nel mondo per il bene di tutti. L’uomo non ha nessun diritto di rimproverare Dio o di richiamarlo al suo dovere di bene e di amore, perché, quando in noi abbiamo tale percezione è perché siamo noi che siamo lontani dalla verità sulla nostra esistenza. Non conoscere la “nostra” verità, ossia la verità che Dio ha realizzato per la nostra vita, o rifiutarla ci conduce nell’errore, ci porta alla disperazione, peggiora la nostra condizione, ci allontana da Dio e ci mette contro di Lui, causandoci la rovina e provocando offese a Dio.
Capo d’Orlando 07/01/2013
Dario Sirna