IL NATALE A MONTAGNAREALE
Ieri, 5 gennaio 2013, alle ore 17,00, nel centro di Montagnareale si è tenuta la seconda parte dell’edizione 2012 di “U Natali di ‘na vota”, manifestazione organizzata dall’Associazione Avventura Vita (www.avventuravita.it) con il Patrocinio del Comune di Montagnareale. La manifestazione è stata inaugurata per la prima volta nel Natale del 2011 ed ha riscosso grande successo già al primo esordio. Quest’anno essa è stata proposta nei giorni del 26 dicembre e del 5 gennaio, due appuntamenti differiti nel tempo per dare la possibilità a tutti di prendere parte al clima natalizio presente nel paese e per prolungare l’atmosfera del Natale fino all’ultimo giorno di festa. |
Sull’onda di pace e di fratellanza effusa dalla gloria celeste sulla Terra con la nascita di Gesù Bambino, Montagnareale ha accolto l’evento salvifico con un omaggio al nostro Creatore, Signore e Salvatore che ha visto il coinvolgimento di tutto il centro cittadino, di molti giovani, di tanti cittadini e di numerosi visitatori. Le vie del paese, secondo un percorso caratteristico, sviluppato all’interno dei quartieri più antichi e urbanisticamente più accoglienti, sono state allestite seguendo un principio che seppur collegato alla tradizione si è rivelato in realtà molto innovativo. Siamo soliti vedere, infatti, nel periodo Natalizio le vie dei centri storici animate sfarzosamente di luci ma, purtroppo, tristemente deserte. Montagnareale ha voluto stravolgere tale tradizione, preferendo creare presupposti diversi, che avessero il felice scopo di riempire le vie del paese di gente e di suoni, per fare scaturire un giusto clima di festa dovuto non tanto allo sfavillare delle luci, quanto alla fratellanza e all’amicizia. Le luci che hanno riempito di atmosfera festosa le vie del paese non sono state accese dalle pubbliche luminarie ma dai cuori raggianti di amore e carità dei partecipanti alla manifestazione, che con grande dedizione e calore hanno creato il vero clima natalizio, il clima del dono, il clima del darsi agli altri, il clima della condivisione, il clima della comunione, il clima del perdono, il clima della riconciliazione. Possiamo visitare mille chiese e diecimila presepi, possiamo innalzare festosi alberi di Natale, addobbare le nostre case di infinite luci e colori, ma se nel cuore non abbiamo il desiderio della carità reciproca non avremo mai vissuto il Natale. Il clima di accoglienza e di festa creato dalla manifestazione in questione ha fatto vivere a partecipanti e visitatori il vero clima del Natale. Ognuno ha ricevuto dall’accoglienza del paese un dono materializzato, non tanto in maccheroni e vino, quanto in una massiccia dose di spirito di pace e fratellanza. Tale clima, sicuramente voluto e ottenuto con successo da chi nel cuore ha sviluppato il desiderio di realizzare la manifestazione, di fatto è stato realizzato mediante un viaggio nel tempo e nello spazio che attraverso le antiche attività dell’uomo ci ha condotti alla grotta di Betlemme ad adorare il Salvatore in fasce. Il lungo percorso cittadino, snodato in mezzo a vicoli, viuzze, piazzette, porticati e scalinate, ci ha permesso di tornare indietro nel tempo agli antichi mestieri dei nostri padri. Attività artigianali e manuali che creavano una dimensione umana molto vicina al cuore della gente e basata fondamentalmente su un uso equilibrato delle forze dell’uomo e delle risorse naturali. Scoprendo gli antichi mestieri dei nostri avi, nelle enormi difficoltà e nei disagi di una vita scomoda e difficile, costellata sempre di sofferenze e fame, abbiamo riscoperto la reale misura della dimensione umana, in cui il benessere di oggi grida e ci accusa di spreco, rinfacciandoci continuamente la nostra avidità e il nostro egoismo. Oggi siamo ricolmi di comodità, ma nel cuore sentiamo il freddo di una vita che ci ricolma di vuoto, una vita ove l’egoismo e la solitudine sono i mali che affliggono le famiglie. Il ricordo degli antichi mestieri dell’uomo non è stato dunque un modo per creare inutile poesia intorno al presepe di Gesù, ma un efficace mezzo per ritornare agli antichi valori cristiani che tenevano unite e salde le famiglie intorno al focolare domestico e un modo per riscoprire il significato e il valore religioso del lavoro, concepito, non come ossessiva ricerca della ricchezza e del potere, ma come strumento attraverso il quale l’uomo collabora alla creazione di Dio. Questa è la chiave di lettura che collega la rappresentazione delle arti e dei mestieri antichi al presepe. Non dunque un modo per addobbare il presepe di cose vecchie, sporche e inutili, ma un modo efficace e altruistico per promuovere un ritorno agli antichi valori cristiani che tenevano unite le famiglie di un tempo e che oggi sono in forte crisi, destabilizzando gravemente l’unità delle coppie e la sacralità del focolare, al cui centro convergevano, un tempo, tutte le generazioni viventi, dai bambini in fasce ai nonni dei padri. Gesù Bambino, in questa cornice dipinta dagli antichi mestieri, rientra a pieno titolo come protagonista principale della vita delle generazioni passate. La sua figura, insieme alla sacra Famiglia, riempie la tela di questo quadro e ci mostra ancora una volta il senso pieno dell’esistenza terrena. Nella riscoperta degli antichi mestieri abbiamo potuto leggere questa salvifica presenza di Dio nella vita dei nostri antenati, al centro della cui esistenza c’era sempre l’amore per il Signore. E’ allora vero che “si viveva meglio quando si viveva peggio” perché se il progresso deve mettere in crisi la nostra fede e allontanarci dal nostro unico Salvatore, esso non ha niente di edificante, non essendo altro che un pericolosissimo regresso. Ringraziamo vivamente l’Associazione Avventura Vita, nella persona del presidente Salvatore Ceraolo, e il Sindaco, Ing. Anna Sidoti, per averci fornito la possibilità di compiere questo edificante cammino nel tempo e nell’anima, alla riscoperta della forza della fede nella vita dei nostri cari antenati.
Capo d’Orlando 06/01/2013
Dario Sirna