LUCA 9, 7-9
Buongiorno a tutti,
i seguenti versi del Vangelo di Luca, proposti dalla liturgia odierna, sono lampada per il nostro cammino di oggi:
“18Un giorno Gesù si trovava in un luogo solitario a pregare. I discepoli erano con lui ed egli pose loro questa domanda: «Le folle, chi dicono che io sia?». 19Essi risposero: «Giovanni il Battista; altri dicono Elia; altri uno degli antichi profeti che è risorto». 20Allora domandò loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Pietro rispose: «Il Cristo di Dio».”
Nel Vangelo di ieri abbiamo visto che la Parola è una presenza sempre viva nella nostra vita, una presenza che movimenta le nostre giornate interrogandoci sulle nostre azioni e sui nostri sentimenti. Nel Vangelo di oggi è Gesù stesso che ci interroga e lo fa su un tema importantissimo, il tema della fede. Gesù ci chiede: “chi dite che io sia?” Questa domanda contiene un numero indefinito di domande. Rispondere su Gesù significa rispondere su tutta la nostra fede. Ma l’interrogativo posto dal Signore non è di tipo teologico. Conoscere la teologia cristiana non significa nulla, conoscere la fede della nostra religione è infatti solo cultura. Il Signore ci pone un interrogativo strettamente personale ed individuale, interrogativo che esige non una risposta di catechismo, ma una risposta che pronunziata dal nostro cuore e dalla nostra coscienza. La domanda, infatti, non ricade esattamente sulla persona di Gesù, ma coinvolge nel suo contesto anche la nostra relazione personale con Lui, ecco perché la risposta ad essa non è una risposta uguale per tutti, né può essere data da un soggetto per un altro. Essa esige una risposta che rispecchi in tutto non solo le nostre conoscenze su Gesù, ma soprattutto il nostro rapporto con Lui, la nostra capacità di vivere e approfondire la fede, il nostro amore per il Signore, la nostra fedeltà a Lui, il nostro rapporto con il peccato, la nostra fiducia nella sua misericordia, la nostra percezione del bene, dell’affetto e dell’amore che sentiamo provenire da Dio e riversarsi su da noi, le nostre intenzioni, il nostro impegno nel vivere con intensità tale relazione, la nostra appartenenza a Lui, il nostra risposta alla sua richiesta di abbandono in Lui e di comunione con Lui e con i fratelli. Tutte queste domande e molte altre ancora sono riassunte nell’unica domanda che Gesù rivolge nel Vangelo di oggi ai discepoli. Le risposte ad esse non possono essere date che personalmente da ciascuno di noi. Affinché questo brano del Vangelo non passi da noi senza produrre i suoi effetti è giusto dunque che la riflessione odierna trovi la sua naturale prosecuzione nella risposta da dare personalmente alla domanda di Cristo, relativa al ruolo che noi gli diamo nella nostra vita. E’ ovvio che tale domanda non è fine a se stessa, ma è un modo per iniziare un cammino nuovo di conversione, un modo per approfondire il nostro rapporto con Dio, per correggere i nostri errori, per accrescere la nostra rapidità di cammino e per guadagnare posizioni sempre più preziose.
Capo d’Orlando, 27/09/2013
Dario Sirna.