ESODO 15, 1-4a. 8 – 13. 17-18
Buongiorno a tutti,
i nostri passi oggi si arricchiranno degli insegnamenti tratti dal canto dell’Esodo di seguito riportato:
Voglio cantare in onore del Signore: †
perché ha mirabilmente trionfato, *
ha gettato in mare cavallo e cavaliere.
Mia forza e mio canto è il Signore, *
egli mi ha salvato.
È il mio Dio e lo voglio lodare, *
è il Dio di mio padre e lo voglio esaltare!
Dio è prode in guerra, *
si chiama Signore.
I carri del faraone e il suo esercito *
li ha gettati nel mare
Al soffio della tua ira si accumularono le acque, †
si alzarono le onde come un argine, *
si rappresero gli abissi in fondo al mare.
Il nemico aveva detto: *
Inseguirò, raggiungerò, spartirò il bottino,
se ne sazierà la mia brama; *
sfodererò la spada, li conquisterà la mia mano!
Soffiasti con il tuo alito: li coprì il mare *
sprofondarono come piombo in acque profonde.
Chi è come te fra gli dèi, *
chi è come te, maestoso in santità, Signore?
Chi è come te tremendo nelle imprese, *
operatore di prodigi?
Stendesti la destra: *
li inghiottì la terra
Guidasti con il tuo favore questo popolo
che hai riscattato, *
lo conducesti con forza alla tua santa dimora.
Lo fai entrare *
e lo pianti sul monte della tua promessa,
luogo che per tua sede, Signore, hai preparato, *
santuario che le tue mani, Signore, hanno fondato.
Il Signore regna *
in eterno e per sempre!.
Il canto di ringraziamento di Mosè dopo la liberazione dalla schiavitù dell’Egitto, celebra, attraverso la rievocazione del passaggio nel mar Rosso, la distruzione delle potenze del faraone ad opera di Dio, in favore del popolo eletto. L’uomo è stato creato da Dio libero, ossia nella sua piena facoltà di godere della presenza, dei benefici e dell’amore di Dio. Tuttavia l’uomo, di sua spontanea volontà, ha rinunciato sin dall’inizio a questo suo grande privilegio, cadendo nella schiavitù del peccato e nel potere della morte. Il peccato ha la duplice azione di schiavizzare l’uomo, ossia di renderlo servo e sottomesso al male, e di procurargli, come effetto finale, la morte corporale e spirituale. In questa condizione l’uomo dapprima si allontana da Dio e dai benefici della sua grazia e poi lo rifiuta completamente, con la perdita completa del desiderio e della cognizione di libertà e di comunione con Lui. Ma Dio, che ha creato l’uomo non per assistere alla sua rovina, ma per renderlo partecipe della sua bontà e del suo immenso amore, interviene nella vita di ciascun uomo per riscattarlo e riproporgli sempre la possibilità di ritornare a Lui. Nell’esodo dall’Egitto, il popolo eletto stimolato da Dio a fuggire dalla schiavitù opprimente del Faraone e dell’idolatria, viene salvato dal Signore con lo strumento dell’acqua, la quale nell’immagine della potenza e della forza indomabile del Mar Rosso si accanisce contro il Faraone e tutte le sue potenze per travolgerlo e sconfiggerlo definitivamente, mentre, per il popolo in fuga diventa una via asciutta in mezzo alla quale camminare senza alcuna difficoltà. Dio liberà così definitivamente il popolo eletto dalla prigionia e dalla schiavitù e lo pone in una nuova condizione di libertà, in cui Egli si rende presente in mezzo al popolo. A tal fine il Signore consegna a Isdraele un luogo e una terra ove potere vivere senza costrizioni o limitazioni la sua fede. La sconfitta definitiva del male e della morte avviene, però, con Gesù Cristo, il quale, con i fiumi di acqua viva sgorgati dal suo costato trafitto, dona la piena libertà, la vera vita e la vera patria eterna ad ogni uomo del mondo. Le acque del Mar Rosso sono, infatti, figura dell’acqua e del sangue scaturiti dal costato trafitto di Gesù. L’acqua del Mare simboleggia l’acqua del costato di Cristo con cui la Chiesa nel Battesimo libera l’uomo dal peccato originale e gli conferisce, per adozione, la dignità di figlio di Dio, mentre il Rosso del Mar Rosso simboleggia il sangue sparso da Cristo per la nostra Redenzione e costantemente offerto dalla Chiesa in remissione dei nostri peccati e come bevanda di vita eterna. Ecco allora che il canto di ringraziamento di Mosè per la liberazione dall’Egitto è il canto che ciascuno di noi dovrebbe innalzare a Dio Padre per il grandissimo dono del Figlio e della salvezza che grazie a Lui abbiamo ricevuto in dono. La Chiesa con i sacramenti e lo Spirito Santo che infonde ad ogni fedele, nel donarci la vita, eleva a Dio il vero canto di Mosè, quello più gradito da Dio e pronunziato dalla bocca del Nuovo Mosè, ossia da Colui che ci libera dal potere delle tenebre e della morte, ci fa passare alla luce della vita eterna e ci guida nella Patria definitiva del Paradiso. Questo Nuovo Mosè dopo aver salvato ciascuno di noi ci donerà il privilegio di stare sempre alla Sua presenza e di godere della Sua gloria eterna. Stringiamoci dunque alla Santa Madre Chiesa, rendendoci sempre solidali alla sua attività, per elevare anche noi, insieme a Lei, il nostro grazie a Dio.
Capo d’Orlando 28/08/2012
Dario Sirna