“VERRO’ E LO GUARIRO’ “

MATTEO  8, 5-12

Buongiorno a tutti,

oggi il nostro cammino di conversione è illuminato dai seguenti versi del Vangelo di Matteo:

5Entrato in Cafàrnao, gli venne incontro un centurione che lo scongiurava e diceva:6«Signore, il mio servo è in casa, a letto, paralizzato e soffre terribilmente». 7Gli disse: «Verrò e lo guarirò». 8Ma il centurione rispose: «Signore, io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto, ma di’ soltanto una parola e il mio servo sarà guarito. 9Pur essendo anch’io un subalterno, ho dei soldati sotto di me e dico a uno: «Va’!», ed egli va; e a un altro: «Vieni!», ed egli viene; e al mio servo: «Fa’ questo!», ed egli lo fa».
10Ascoltandolo, Gesù si meravigliò e disse a quelli che lo seguivano: «In verità io vi dico, in Israele non ho trovato nessuno con una fede così grande! 11Ora io vi dico che molti verranno dall’oriente e dall’occidente e siederanno a mensa con Abramo, Isacco e Giacobbe nel regno dei cieli.”

 

Il brano del Vangelo propostoci dalla liturgia di questo giorno di Avvento mette in evidenza la necessità della fede. In particolare il Vangelo ci fa capire cosa è la fede, cosa significa avere fede, come utilizzare questo dono, come accrescerlo e come metterlo a frutto. Qui si parla della fede di un pagano, di un individuo cioè non appartenente al popolo eletto. Questo particolare evidenza l’universalità della fede. La chiamata di Dio alla vita di comunione con Lui è estesa a tutti gli uomini del mondo, in quanto dal punto di vista dell’amore tutti siamo da Dio posti sullo stesso piano. Il centurione ci mostra innanzi tutto che il dono della fede è un dono che riguarda essenzialmente  la sfera dell’amore. Nel centurione la logica della fede incontra e sposa la logica dell’amore. Fede e amore sono strettamente commessi tra di loro. In particolare la fede è un dono fatto da Dio all’uomo perché questi cresca nell’esercizio dell’amore e perché in tal modo entri in comunione con Lui. La fede è dunque uno strumento da utilizzare per far fruttare l’amore. Questi due aspetti e la loro mutua combinazione sono evidenziati dall’episodio con cui il centurione entra nella scena del Vangelo. Egli è animato dal desiderio forte e impellente di prestare aiuto al suo servo, questo suo desiderio ci rivela l’amore del centurione per il suo prossimo, il suo interesse per il bene di chi gli sta accanto. Questo amore è grande, tanto grande da spingerlo a scongiurare Gesù perché guarisca il suo servo. La motivazione del centurione è dunque l’amore. E’ importante focalizzare l’attenzione su questo passaggio, esso ci permette di comprendere meglio la funzione della fede e la chiamata di Dio.  Contemporaneamente l’atteggiamento del centurione ci rivela la profondità della sua fede. Pur essendo animato da un sentimento di carità considerevole per il suo prossimo egli comprende che in Gesù è sufficiente essere accolti nella sua volontà perché ciò che è nostro desiderio diventi suo desiderio e venga perciò realizzato. Il centurione in questo suo raffinatissimo ragionamento riesce a stupire e meravigliare persino Gesù, procurandosi non solo di essere esaudito nella richiesta, ma di essere persino elogiato per la sua fede, al punto da essere proposto a tutti come modello da seguire nella relazione con Dio. Ma cosa significa essere accolti nella volontà di Dio? Esattamente significa far viaggiare la propria volontà sulla stessa lunghezza d’onda della volontà di Dio, in modo che la nostra volontà trovi in Dio accoglienza, venga cioè riconosciuta meritevole di attenzione e di attuazione, e conseguentemente venga da Dio realizzata per noi. Chiedere un miracolo a Dio equivale a introdursi nella sua volontà con la nostra volontà, equivale cioè a trasmettere a Dio i nostri desideri perché Egli li realizzi come fossero i suoi desideri. La fede del centurione consiste proprio nell’avere capito che con Dio ci si deve relazionare in questi termini. Egli associa il suo desiderio di bene per il servo con la volontà di Dio di vederci operare il bene per i fratelli, comprende cioè che Dio è amore e che quindi tutti i suoi desideri che rientrano in tale sfera sono condivisi anche da Dio. Avere capito questo significa avere trovato l’argomento che unisce Dio agli uomini. Su tale argomento occorre costruire la propria relazione con Dio e con il prossimo. Questo però non basta per giungere al risultato del centurione, occorre infatti comprendere anche  che se il nostro desiderio di carità è condividibile  da Dio è sufficiente condividerlo con Lui perché esso possa trovare tramite Dio la sua piena attuazione e realizzazione. La fede consiste proprio nel comprendere che in Dio ogni nostra speranza di essere esauditi nella carità per il nostro prossimo è accolta e realizzata nel momento stesso in cui essa viene esplicitata a Dio stesso. Così non è necessario che Dio ci visiti personalmente nelle nostre case, né è necessario essere da Lui toccati per essere guariti, ma è sufficiente esternare a Dio le nostre necessità d’amore perché esse vengano realizzate. Avere fede significa credere   che per Dio nulla è impossibile e che per Lui di fronte all’amore non ci sono limiti o ostacoli che lo possano fermare. Il cammino della conversione non può fare a meno dell’ingrediente indispensabile della fede, perché è tramite tale virtù che l’uomo manifesta la sua fiducia in Dio e ottiene la sua condivisione. Ovviamente questo cammino deve essere effettuato nella direzione dell’amore, perché se compiuto su argomenti differenti esso non trova interesse in Dio e non richiama la sua attenzione.

Capo d’Orlando, 02/12/2013

Dario Sirna.

 

 

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