SALMO 65
Buongiorno a tutti,
il cammino di oggi è guidato dalle parole del Salmo 65, di seguito riportato:
Acclamate Dio, voi tutti della terra,
cantate la gloria del suo nome,
dategli gloria con la lode.
Dite a Dio: «Terribili sono le tue opere!
Per la grandezza della tua potenza
ti lusingano i tuoi nemici.
A te si prostri tutta la terra,
a te canti inni, canti al tuo nome».
Venite e vedete le opere di Dio,
terribile nel suo agire sugli uomini.
Egli cambiò il mare in terraferma;
passarono a piedi il fiume:
per questo in lui esultiamo di gioia.
Con la sua forza domina in eterno,
il suo occhio scruta le genti;
contro di lui non si sollevino i ribelli.
Popoli, benedite il nostro Dio,
fate risuonare la voce della sua lode;
è lui che ci mantiene fra i viventi
e non ha lasciato vacillare i nostri piedi.
O Dio, tu ci hai messi alla prova;
ci hai purificati come si purifica l’argento.
Ci hai fatto cadere in un agguato,
hai stretto i nostri fianchi in una morsa.
Hai fatto cavalcare uomini sopra le nostre teste;
siamo passati per il fuoco e per l’acqua,
poi ci hai fatto uscire verso l’abbondanza.
Entrerò nella tua casa con olocausti,
a te scioglierò i miei voti,
pronunciati dalle mie labbra,
promessi dalla mia bocca
nel momento dell’angoscia.
Ti offrirò grassi animali in olocausto
con il fumo odoroso di arieti,
ti immolerò tori e capri.
Venite, ascoltate, voi tutti che temete Dio,
e narrerò quanto per me ha fatto.
A lui gridai con la mia bocca,
lo esaltai con la mia lingua.
Se nel mio cuore avessi cercato il male,
il Signore non mi avrebbe ascoltato.
Ma Dio ha ascoltato,
si è fatto attento alla voce della mia preghiera.
Sia benedetto Dio,
che non ha respinto la mia preghiera,
non mi ha negato la sua misericordia.
Il Salmo in questione è un Salmo di ringraziamento con cui l’Orante invita tutti i fedeli a lodare il Signore per i grandi benefici che Egli ha concesso al suo popolo e che continua a concedere. Vengono evocati gli eventi prodigiosi dell’esodo, della liberazione dalla schiavitù e della conquista della Terra promessa. Un cammino guidato da Dio e che si sviluppa a partire dalla condizione di oppressione causata dal Faraone di Egitto per giungere alla libertà di una terra santa, assegnata da Dio steso al suo popolo. Un cammino molto difficile, pieno di grandissime prove aventi come scopo la crescita nella fede. Il popolo rammenta la benevolenza con cui Dio lo ha scelto, lo ha guidato, lo ha nutrito, lo ha protetto, lo ha condotto e salvato di fronte a una sequenza senza fine di grandi ostilità e di pericoli imminenti. L’esodo fa parte della storia della salvezza di tutta l’umanità, è l’inizio di un cammino che culmina con Cristo nella conquista del Paradiso, nella vittoria definitiva sul peccato, nella sconfitta della morte e nella piena comunione con Dio. Ogni intervento divino nella nostra vita ci richiama alla mente le fasi fondamentali della storia della salvezza, inducendoci così a rinnovare la nostra gratitudine a Dio per l’infinito amore con cui si prende cura del nostro avvenire, provvedendo a tutte le nostre necessità da quelle più semplici e banali a quelle più complesse ed essenziali. La nostra vita è nel cuore di Dio per cui il suo interesse per noi è costante, continuo e perpetuo. Egli si prende cura di tutte le nostre necessità e non smette mai di assicuraci l’amore e il bene in ogni singolo istante della nostra esistenza. Il Salmo ci permette di approfondire delle ulteriori riflessioni connesse alla preghiera e alle aspettative che essa suscita in noi. Il nostro rapporto personale con Dio è basato quasi esclusivamente sulla preghiera e sulla lode. Dal nostro cuore salgono a Dio varie richieste che spesso non vengono accolte, generando scompiglio nella nostra vita di fede, con grave ripercussioni sul rapporto con il Signore. Al riguardo evidenziamo l’importanza del seguente verso del Salmo 65: “Se nel mio cuore avessi cercato il male il Signore non mi avrebbe ascoltato”. Questo verso è la risposta a tanti nostri perché, è la chiave che ci permette di capire il motivo del mancato accoglimento delle nostre preghiere e delle nostre suppliche. In Dio dimora solo l’amore, il male è completamente sconosciuto a Dio. La potenza di Dio è dovuta alla potenza dell’amore, la quale è potenza invincibile che se accolta nella vita la libera da ogni male. La nostra condizione umana ci porta, però, ad allontanarci continuamente dalla comunione con Dio, facendoci così sperimentare la convivenza con il maligno. Tale convivenza è subdola in quanto nasconde la sua natura contraria all’amore sotto un’apparente veste di bene. Essa produce in noi forti bisogni dovuti proprio alla sua azione malefica e procura spesso grandi difficoltà e sofferenze. In mezzo a tali tribolazioni, sentite dall’anima come prove, nasce spontaneo nel cuore un desiderio di liberazione che spesso si trasforma in preghiera personale innalzata a Dio con la forza di una supplica. Tale preghiera provenendo da un cuore difficilmente puro e mai esente dall’influenza del male quasi sempre osa chiedere a Dio soluzioni all’interno delle quali non risiede né l’amore per noi, né l’amore per Dio, né l’amore per gli altri. Le nostre preghiere sono infatti, fortemente condizionate dalla nostra natura umana e, come tali, hanno quasi sempre carattere fortemente egoistico ed individualistico. Esse non sono formulate nella piena comunione d’amore con Dio e perciò non riflettono le necessità proprie dell’Amore, ma le necessità personali del singolo, dietro le quali, quasi sempre si nasconde un interesse che salva noi stessi e danneggia gli altri. Esse mancano principalmente del sentimento della Carità, mentre sono ricche di sentimenti umani, anche altruistici, ma non necessariamente caritatevoli. Nella necessità l’anima dell’uomo si abbassa a Dio, cercando in Lui ogni possibile aiuto per le sue convenienze strettamente personali, convenienze che a volte sono in contrasto non solo con il nostro vero bene, ma direttamente con l’Amore. E’ proprio vero che a causa della nostra dissociazione da Dio non sappiamo neanche cosa sia conveniente chiedere a Lui per noi. Le parole del Salmo ci indicano infatti chiaramente che le nostre parole vengono ascoltate e quindi accolte da Dio solo se esse cercano il bene e l’amore. Ciò è possibile solo se si vive in piena comunione con Dio, ossia se il nostro vivere non è altro che un continuo risiedere nella volontà di Dio. Gesù stesso nel Getsemani, in preda all’agonia della passione, a causa della forza della natura umana, eleva una preghiera di liberazione a Dio. Unica preghiera che il Padre non gli accorda, unica preghiera che non viene esaudita dal Padre. Questa testimonianza fornitaci da Cristo Gesù è eloquente quanto nessuna altra testimonianza o parola possiamo aggiungere in merito a tale problematica. Qual è, allora la soluzione? La risposta la troviamo ritornando all’orto degli ulivi, nel podere del Getsemani. Gesù, all’agonia generata dalla ribellione dell’umana natura al sacrificio dell’Amore, risponde con la forza della totale e piena comunione al Padre, forza espressa e sintetizzata nelle seguenti parole: “non la mia ma la tua volontà”. Unico modo per vincere la debolezza della carne è rimettersi sempre alla volontà di Dio, ricercarla e accettarla anche quando non avendola trovata essa si impone nella nostra vita con risultati del tutto contrari alle nostre aspettative. E’ un processo duro, lungo e doloroso, il cui frutto è l’Amore. Un cammino difficile e contrario al naturale istinto di conservazione insito nell’uomo. Un cammino che può essere effettuato solo mettendosi alla sequela di Cristo, accogliendolo nella vita con una fede smisurata per imitarlo in tutto. Il sentimento che ci unisce a Dio si trasforma in Amore solo nel momento in cui noi entriamo in perfetta comunione con Lui e ciò avviene se accogliamo la sua volontà nella nostra vita. Nella preghiera che avanziamo al Signore dobbiamo lasciare sempre nel nostro cuore il dubbio di non avere chiesto a Dio di realizzare nella nostra vita tale comunione e, nel contempo, dobbiamo permettere a Dio di accogliere quella parte finale della nostra preghiera in cui ci abbandoniamo totalmente alla sua volontà. Ciò non significa che l’amore è una passiva sottomissione ad una volontà a noi sconosciuta e contraria ai nostri desideri, una violenza alla nostra volontà e al nostro cuore, ma che l’Amore deve essere libero in noi stessi di agire e di produrre i suoi frutti. Senza tale libertà, Dio non può operare nella nostra vita, non può realizzare in essa il bene e non può accogliere le nostre preghiere. E’ una scelta che comporta una continua rinuncia di se stessi in favore di qualcosa che è molto più prezioso, e cioè in favore dell’Amore di Dio, unico vero Amore.
Capo d’Orlando 11/01/2013
Dario Sirna