VENGA DA SION LA SALVEZZA DI ISDRAELE!

SALMO 13

Buongiorno a tutti,

oggi ci lasceremo illuminare dalle parole del Salmo 13, di seguito riportato:

Lo stolto pensa: «Non c’è Dio». †

Sono corrotti, fanno cose abominevoli: *

nessuno più agisce bene.

Il Signore dal cielo si china sugli uomini †

per vedere se esista un saggio: *

se c’è uno che cerchi Dio.

Tutti hanno traviato, sono tutti corrotti; *

più nessuno fa il bene, neppure uno.

Non comprendono nulla tutti i malvagi, *

che divorano il mio popolo come il pane?

Non invocano Dio: tremeranno di spavento, *

perché Dio è con la stirpe del giusto.

Volete confondere le speranze del misero, *

ma il Signore è il suo rifugio.

Venga da Sion la salvezza d’Israele! †

Quando il Signore ricondurrà il suo popolo, *

esulterà Giacobbe e gioirà Israele.

Questo Salmo ci offre un’illustrazione attenta e attuale del comportamento umano. Il Salmista prende in esame la saggezza degli uomini per verificarne la maturità e la purezza. Essa viene scandagliata non attraverso la professione di fede che l’uomo esprime a parole, ma attraverso un’analisi piuttosto dettagliata della rettitudine della condotta umana. Il Salmo inizia proprio con le parole dello stolto che per giustificare la sua condotta malvagia nei confronti del giusto e del debole si costruisce una verità tutta sua, nella quale Dio non si interessa della sorte degli uomini, anzi è del tutto indifferente al destino umano essendo totalmente impegnato a godersi la Sua gloria in cielo. L’assenza di Dio dalla vita dell’uomo è paragonata dall’empio alla sua inesistenza: “Dio non esiste”. Egli è un falso ateo, in quanto ammette a se stesso l’esistenza di Dio e con la bocca ne professa pure il credo, ma di fatto nella vita si comporta peggio di un ateo, in quanto, nella sua profonda insipienza, non abbraccia neanche la condotta morale e civile dell’ateo. Secondo la sua logica insipiente e malvagia se a Dio non interessa il comportamento degli uomini, se cioè per Dio la giustizia umana non ha valore e può essere calpestata senza che ciò accenda l’ira divina, egli può liberamente abbracciare il male, corrompersi, e concedersi a ogni sorta di abominio. Questo suo atteggiamento, che diventa un vero e proprio atto di sfida nei confronti di Dio, si basa esclusivamente sulla libertà che gli viene concessa di scegliere tra bene e male, sulla libertà di operare il male senza essere in ciò immediatamente impedito e punito. Egli, così, si vanta del suo trionfo malefico e ingiusto sul povero e sul debole, montando in superbia ed eccedendo in orgoglio. Questo atteggiamento è talmente radicato e diffuso in tutta l’umanità che non esiste uomo che non l’abbia condiviso e praticato fino in fondo: “Tutti hanno traviato, sono tutti corrotti, più nessuno fa il bene, neppure uno.” Gli uomini hanno perso la ragione e “Non comprendono nulla”. Dio, che vive in mezzo agli uomini per rendersi presente nella loro vita, per farsi loro guida e loro aiuto, vive con drammaticità la condizione in cui versa l’umanità. Si china su ciascuno di noi, si abbassa cioè al livello della nostra abominevole realtà e quasi “smarrito” e “terrorizzato” per la nostra crudele falsità non trova un’anima pura su cui poter contare, con cui poter parlare, con cui poter condividere la sua bellezza, il suo amore, la sua gloria. Ma Dio non ci ha creati per abbandonarci alle nostre scelte sbagliate, Egli vuole salvare il suo popolo dalla morte e dalla autodistruzione. Interviene, così, nella storia dell’umanità continuamente per soccorrere il misero, per mantenere sempre viva la speranza della salvezza in ciascuno di noi e nel contempo per ridestare nello stolto il desiderio di Sé, il senso del peccato, la paura delle tenebre e della morte eterna. Il suo intervento salvifico non tarda ad arrivare e si materializza in Cristo Gesù, l’unico vero uomo giusto di tutta la storia dell’umanità, l’unico uomo (uomo-Dio) con cui Dio può rendersi vicino ad ogni uomo, talmente vicino da assumerne tutta l’umanità per condurla alla salvezza. Il Salmo ha un forte sapore evangelico. Esso sembra volerci mostrare Dio proprio nel momento in cui dopo aver esaminato ogni uomo di ogni tempo e non aver trovato nessuno talmente giusto da potergli affidare la missione della salvezza del suo popolo, giunge alla determinazione di inviare il Figlio. Il messaggio di salvezza è chiaramente esplicitato nel verso finale in cui il Signore promette di ricondurre il suo popolo all’esultanza e alla gioia. La promessa, infatti, dopo tutta l’introduzione effettuata, sembra sottintendere e dare per scontato un intervento diretto di Dio, un intervento cioè, condotto da Dio in prima persona, e perciò infallibile e di sicuro successo.

Capo d’Orlando, 26/11/2012

Dario Sirna

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