“UNANIMI E CONCORDI”

FILIPPESI 2, 1-4

Buongiorno a tutti,

il nostro  cammino oggi  è guidato dai seguenti versi della lettera di San Paolo Apostolo ai Filippesi:

“ 1 Se dunque c’è qualche consolazione in Cristo, se c’è qualche conforto, frutto della carità, se c’è qualche comunione di spirito, se ci sono sentimenti di amore e di compassione,2rendete piena la mia gioia con un medesimo sentire e con la stessa carità, rimanendo unanimi e concordi. 3Non fate nulla per rivalità o vanagloria, ma ciascuno di voi, con tutta umiltà, consideri gli altri superiori a se stesso. 4Ciascuno non cerchi l’interesse proprio, ma anche quello degli altri.”

In questo brano della lettera ai Filippesi San Paolo entra nel vivo dell’argomento insegnandoci dal punto di vista pratico ad attuare le novità della nostra fede. Il cammino cristiano che conduce all’amore  e che impegna ciascuno di noi a sperimentare la bellezza della carità, della compassione, dei sentimenti, del conforto, deve avvalersi di alcuni passaggi fondamentali.

Per apprezzare appieno i frutti dell’amore e per poterli coltivare e produrre nella propria vita è necessario un cambiamento radicale. Tale cambiamento è una vera e propria conversione che impegna tutto il nostro modo di intendere la vita e di darle compimento. I primi ad essere coinvolti in tale cambiamento sono i valori. La vanagloria, il successo, la fama, l’esaltazione di se stessi, la conquista dei primi posti, il potere, il comando, il denaro, le ricchezze, i possedimenti, il dominio, la superiorità, la bellezza estetica, etc. sono tutte realtà che devono appartenere al nostro passato in quanto esse, con le rivalità, gli antagonismi, le lotte e le guerre che generano,  sono di grande ostacolo alla crescita dell’amore e della carità.  A questi valori bisogna sostituire l’umiltà.

L’umiltà non consiste nel prendere coscienza della propria condizione di miseria, ma nell’anteporre gli altri, le loro necessità, il loro benessere, la loro felicità, a noi e alla nostra vita. Se non vogliamo schiacciare il nostro prossimo, ma lo vogliamo aiutare e sostenere nella crescita verso Cristo, dobbiamo necessariamente rinunciare alla edificazione del nostro io e dedicarci al bene di tutti. Se restiamo fissati su noi stessi “uccidiamo” tutti coloro che ci stanno accanto, se invece spostiamo la nostra attenzione dal nostro interesse individuale ed egoistico all’interesse di tutti, non solo non mortifichiamo gli altri, ma guadagniamo un passo in più verso Cristo. Quando un corpo si sposta lo fa per intero, non manda le varie membra ad una ad una, ma tenendole unite tra di loro le fa avanzare insieme. Il nostro modo di intendere la vita deve portarci a considerare la nostra persona membro di un solo ed unico corpo. In tal senso si finisce di pensare per se stessi e si comincia a pensare per tutti indistintamente. Tutto ciò che si fa non lo si fa per la conquista di un interesse personale, ma per il godimento di un bene collettivo. Nel corpo umano ogni organo è al servizio degli altri e lavora perché gli altri organi possano compiere le loro attività. Analogamente nel corpo della Chiesa nessun organo può fare da solo quello che fanno insieme nel corpo tutti gli altri organi ed è perciò chiamato a sentirsi parte degli altri e a sentire gli altri parte di se stesso.

Capo d’Orlando, 03/11/2014

Dario Sirna.

Sentiero naturalistico Calavà (9)

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