UCRIA – TORRENTE PRACI – TERZO TRATTO – LA GOLA

UCRIA – LA GOLA DEL TORRENTE PRACI

Continua il nostro viaggio all’interno del Torrente Praci di Ucria.

Nel terzo tratto di questo affascinante corso d’acqua ci immettiamo nella zona più interessante del fiume. Il vallone si restringe, la vegetazione, già rigogliosa, si infittisce ancora di più, i massi assumono dimensioni sempre più grandi, le rocce affiorano dal letto del fiume con maggiore insistenza e con imponenza, gli strapiombi laterali si innalzano e si allungano senza interruzione, le piscine diventano lunghi e profondi canali, i salti del fiume si trasformano in vere e proprie cascate, l’orizzonte perde la sua profondità infinita, lo spazio si chiude su se stesso diventando uno scrigno di rara bellezza all’interno del quale lo sguardo rimane prigioniero di un mondo incantato. Le vedute panoramiche sono impedite dalla verde e compatta volta del bosco, il cammino segue un solo orientamento, quello dello scorrere lento e continuo delle acque. Non ci sono punti di riferimento esterni, non ci sono segnali che in qualche modo ci collegano al mondo che ci circonda, non ci sono segni che indicano la nostra posizione o ci permettono di capire in quale direzione e a che distanza da noi la civiltà umana si è fermata. Il cammino segue una sola regola, procedere lungo il percorso del torrente e scoprirne le sue bellezze. Inevitabilmente si attua con il torrente una relazione intima e seducente. Esso poco alla volta, passo dopo passo, con grande timidezza e con infinita prudenza, ci comincia a mostrare le sue parti più belle, i tesori del suo regno, le perle della sua ricchezza. E’ un gioco garbato e tattico che produce i suoi frutti. Avventurarsi all’interno di questa selva, apparentemente ostile e selvaggia, può sembrare imprudente e pericoloso, mentre è solo un deterrente utilizzato dalla natura per mantenere inviolata la sua bellezza più vulnerabile. E’ un modo originalissimo ed efficace utilizzato dal Creatore per manifestare la bellezza del suo creato solo a coloro che veramente la sanno  apprezzare, la sanno stimare, la sanno rispettare e la sanno godere e vivere nella maniera più giusta. Con questo stratagemma divino la natura mantiene intatta la sua bellezza e tramite essa ha così il potere di esercitare la sua irresistibile attrazione su ogni persona.  A nessuno è vietato introdursi in questo mondo fantastico e straordinario, ognuno è libero di scegliere se avventurarsi nell’impresa di risalire il fiume fino a giungere in questi posti di rara bellezza o se rinunziarvi per non faticare, per non correre rischi, per non fidarsi della bontà e dell’amore con cui Dio ci chiama a godere delle bellezze della natura. Sì, è proprio così, in parte è anche questione di fede, bisogna credere nella volontà di Dio di manifestarsi a noi attraverso la scoperta del creato, attraverso il cammino nella natura, attraverso la conoscenza delle meraviglie donateci nel mondo. Non è una sfida contro Dio, anzi, al contrario, è proprio un rispondere alla sua chiamata di vivere il nostro rapporto con Lui anche attraverso la relazione con il creato. Siamo creature sociali, creature fatte per relazionarci tra di noi e per vivere in armonia con  i nostri simili, ma siamo anche creature collocate nel mondo, su una terra, in un giardino, anch’esso realizzato da Dio per noi. Questa condizione non è casuale, l’uomo e la Terra non sono frutto del caos, né la loro relazione ne è una conseguenza. E’ nel disegno divino esistere e relazionarsi. Vivere negando alla propria persona queste relazioni significa mortificare la propria esistenza, offendere l’amore di Dio, non credere in esso, non affidarsi ad esso, non abbandonarsi a esso. Da ciò ne consegue che la vita perde il suo gusto originario e assume aspetti negativi che stridono con l’esigenza innata di vivere tali relazioni. Nell’individuo così violentato nascono terribili contraddizioni che lo costringono a vivere nel dolore il tempo terreno.  Noi crediamo nella volontà divina di manifestarci, attraverso la bellezza del creato, l’amore di Dio, abbiamo fiducia in tale amore e sappiamo che affidandoci totalmente ad Esso saremo guidati laddove da soli non oseremmo mai andare, laddove molti si fermano per paura di restare soli, per paura di perdersi, per paura di dovere affrontare pericoli e fatiche troppo grandi per le possibilità umane. Fidarsi di Dio, invece, è sempre gratificante, produce grandi ricompense, dà immense soddisfazioni. Non ci sono fatiche e non ci sono imprese che non sono coronate dalla gioia dall’incontro con Dio attraverso la manifestazione della sua bellezza nel creato. E’ un cammino che premia e che sprona ad andare sempre più avanti, a non fermarsi mai, a donare agli altri le gioie ricevute, a condividere con il mondo le esperienze effettuate. Ciò ovviamente non significa che bisogna essere imprudenti e che si può sfidare il pericolo, ma, al contrario, che occorre rispettare tutte le regole stabilite da Dio per  essere in sintonia e in armonia con il mondo, senza volerlo sopraffare, senza volerlo dominare, ma semplicemente volendolo gustare nella sua dolcezza e nei suoi tempi. Il Torrente Praci di Ucria, in questo tratto nascosto e selvaggio ci mostra proprio tale dolcezza e ci rivela tutta la delicatezza di una natura gentile e generosa, capace di stupire e di incantare con pochi e semplici ingredienti, quali la roccia, l’acqua, il verde e il cielo. Quattro elementi opportunamente lavorati e composti tra di loro per esaltare la bellezza del creato.

Capo d’Orlando, 25/10/2013

Dario Sirna.

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