“TUTTO E’ VANITA’ “

QOELET 1, 2-11

 

Buongiorno a tutti,

il nostro  cammino oggi trae le energie necessarie al suo compimento dai seguenti versi del libro di Qoelet:

“ 2Vanità delle vanità, dice Qoèlet,
vanità delle vanità: tutto è vanità.
3Quale guadagno viene all’uomo
per tutta la fatica con cui si affanna sotto il sole?
4Una generazione se ne va e un’altra arriva,
ma la terra resta sempre la stessa.
5Il sole sorge, il sole tramonta
e si affretta a tornare là dove rinasce.
6Il vento va verso sud e piega verso nord.
Gira e va e sui suoi giri ritorna il vento.
7Tutti i fiumi scorrono verso il mare,
eppure il mare non è mai pieno:
al luogo dove i fiumi scorrono,
continuano a scorrere.
8Tutte le parole si esauriscono
e nessuno è in grado di esprimersi a fondo.
Non si sazia l’occhio di guardare
né l’orecchio è mai sazio di udire.
9Quel che è stato sarà
e quel che si è fatto si rifarà;
non c’è niente di nuovo sotto il sole.
10C’è forse qualcosa di cui si possa dire:
«Ecco, questa è una novità»?
Proprio questa è già avvenuta
nei secoli che ci hanno preceduto.
11Nessun ricordo resta degli antichi,
ma neppure di coloro che saranno
si conserverà memoria
presso quelli che verranno in seguito.”

 

La grande saggezza di queste parole ci guida verso un cammino di vita fondato su realtà concrete ed eterne, realtà  inattaccabili dal tempo, dalla routine, dalla monotonia e dalla vanità, le realtà dell’amore.

Se è vero che tutto è vanità e che il mondo non ha nulla da offrirci per un appagamento eterno e una felicità che non tramonta mai, è altrettanto vero che le cose del mondo se messe a servizio dell’amore diventano strumenti attraverso le quali si può sperimentare e gustare il  vero senso della vita. L’amore è l’unica realtà esistente che non stanca mai. Esso non stanca né il corpo, né la mente, né il cuore, né l’anima, anzi ringiovanisce tutto l’essere umano rendendolo inattaccabile dal tempo, dalla stanchezza, dalla paura e dalla noia. Quando l’uomo smette di amare sente dentro sé il vuoto assoluto, diventa inquieto, non ha pace, non trova equilibrio e comincia a cercare qualcosa che gli manca, qualcosa che lo soddisfi, qualcosa che lo riporti in vita, che lo faccia nuovamente gioire. Questa fase della vita è molto delicata e richiede grande sapienza e prudenza. Il risultato delle nostre ricerche dipende infatti dall’oggetto su cui noi facciamo convergere tutte le nostre attenzioni. Qoelet in sintesi ci dice che se tali attenzioni convergono verso il mondo esse non ci consentiranno mai di arrivare alla soddisfazione delle nostre esigenze interiori. Occorre dunque fare distinzione nel mondo tra Dio e ciò che dio non è per evitare a tutti i costi di cadere nel pericolo dell’idolatria. Gli idoli sono realtà illusorie, vanità da noi idealizzate, riempite di un significato che non corrisponde alla verità, dotate di un potere che non hanno. Sprecare una vita dietro ad essi significa privare i nostri giorni della vera gioia, quella del Paradiso. Paradossalmente le realtà invisibili, come appunto il Paradiso e ancor più l’amore, sono le uniche realtà che appartengono al tempo eterno, non soggette cioè al deterioramento e alla corruzione, prive di scadenza, sempre saporite, sempre gustose, sempre allettanti e appaganti. E’ a partire da questa vita terrena che esse devono essere sperimentate e vissute!

Capo d’Orlando, 26/09/2014

Dario Sirna.

Autunno al Maulazzo (37)

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