MARCO 6, 14-29
Buongiorno a tutti,
il nostro cammino oggi è illuminato dai seguenti versi del Vangelo di Marco:
“14Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, 15e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo».
16Passando lungo il mare di Galilea, vide Simone e Andrea, fratello di Simone, mentre gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. 17Gesù disse loro: «Venite dietro a me, vi farò diventare pescatori di uomini». 18E subito lasciarono le reti e lo seguirono. 19Andando un poco oltre, vide Giacomo, figlio di Zebedeo, e Giovanni suo fratello, mentre anch’essi nella barca riparavano le reti. 20E subito li chiamò. Ed essi lasciarono il loro padre Zebedeo nella barca con i garzoni e andarono dietro a lui.
21Giunsero a Cafàrnao e subito Gesù, entrato di sabato nella sinagoga, insegnava.22Ed erano stupiti del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità, e non come gli scribi. 23Ed ecco, nella loro sinagoga vi era un uomo posseduto da uno spirito impuro e cominciò a gridare, 24dicendo: «Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!». 25E Gesù gli ordinò severamente: «Taci! Esci da lui!». 26E lo spirito impuro, straziandolo e gridando forte, uscì da lui. 27Tutti furono presi da timore, tanto che si chiedevano a vicenda: «Che è mai questo? Un insegnamento nuovo, dato con autorità. Comanda persino agli spiriti impuri e gli obbediscono!». 28La sua fama si diffuse subito dovunque, in tutta la regione della Galilea.
E subito, usciti dalla sinagoga, andarono nella casa di Simone e Andrea, in compagnia di Giacomo e Giovanni.”
Il Vangelo di oggi ci racconta la storia del martirio di San Giovanni Battista. Vengono narrati tanti particolari che riferiti a ciascuno dei personaggi che prendono parte alla triste vicenda ci permettono di riflettere sulla decadenza morale della condizione terrena e sulla funzione salvifica della missione di Cristo. L’episodio del martirio di San Giovanni Battista mette in evidenza alcuni degli aspetti più negativi della vita dell’uomo e ci interroga su di essi ponendoli nella nostra vicenda terrena come questioni che ci interessano personalmente e che ancora oggi purtroppo rimangono irrisolte. La questione di fondo è il tema della verità. Se la verità non toccasse la nostra coscienza e non interessasse il nostro cuore nessuno di noi sentirebbe soggezione per essa. Ma la verità, fortunatamente, ha la sua abitazione nella nostra coscienza e non può fare a meno di bussare alla sua porta per chiedere ospitalità. Quando ciò accade, se la coscienza non ha nulla da nascondere la verità prende facilmente dimora in noi, viene accolta e non entra in conflitto con la nostra vita. Contrariamente, se la nostra coscienza è sporca in quanto si è macchiata di gravi delitti, la verità diventa una realtà scomoda, che mette in discussione le nostre opere, i nostri sentimenti e i nostri interessi. Nasce in questo caso un forte conflitto tra noi e la verità, questo conflitto a livello interiore turba fortemente l’animo, causando angoscia e malessere interiore. Nel migliore dei casi si ha un’eterna sensazione di vuoto e di insoddisfazione che porta l’individuo a cercare di colmare il deficit con ulteriori azioni negative, nella convinzione che tale malessere deriva dalla necessità di soddisfare lo stato di schiavitù in cui il male assoggetta l’anima. Il male infatti schiavizza l’essere umano e lo rende succube di esso, allo stesso tempo lo allontana sempre di più dal bene, mettendolo così in una condizione di sofferenza sempre più grave. In questo conflitto tra bene e male la verità è l’arbitro che detiene il giudizio e che stabilisce la ragione. E’ ovvio che una coscienza sporca di male non può che detestare la verità, in quanto si sente da essa accusata, svergognata e condannata. Quando la verità si incarna in una persona che si rende sua portavoce e suo strumento il conflitto dalla coscienza si trasferisce ai soggetti. E’ quello che accade a San Giovanni Battista, egli predicava la conversione e la penitenza facendosi forte della verità, con la quale stimolava la gente a confrontarsi nella coscienza per prendere atto della condizione di malessere in cui essa versava e per accogliere così l’invito alla conversione. La verità annunciata dal Battista non è pura astrazione, essa è una persona ed esattamente è Gesù Cristo. Il Battista è un precursore del Cristo, egli cioè ha la funzione di preparare il popolo al suo incontro con la Verità personificata. Cristo è un pettine che si avvicina in maniera strepitosa verso tutti i nodi della nostra vita. Pettine e nodi entrano in contrasto in quanto non compatibili. Il pettine ha sempre la meglio sui nodi in quanto è in grado di scioglierli, ma non senza causare dolore. Conviene sciogliere prima i nodi perché il pettine passi liscio tra i capelli e formi la piega. Battista era venuto per aiutare il popolo di Dio a liberarsi di tutti i suoi malefici nodi. Per questo motivo egli aveva la capacità e il dono di servirsi della verità per illuminare la vita della gente e per far emergere tutte le questioni gravi che la interessavano. Ma il conflitto tra la coscienza e la verità quando si trasferisce a livello personale diventa conflitto tra individui, conflitto che proietta concretamente nel rapporto tra le persone quello che a livello interiore succede nella coscienza. Ciò significa che se la coscienza ha ucciso la verità, se essa cioè l’ha esclusa per sempre dalla sua dimensione e ha deciso di farne a meno mettendola a tacere, analogamente la verità rinfacciata da un individuo viene fatta tacere zittendo per sempre tale individuo. Il Battista è stato ucciso per mettere a tacere quella verità che accusava la coscienza dell’uomo malvagio e peccatore. La vita di chi lo ha ucciso diventa così un nodo che non passa tra i denti del pettine di Cristo, ma che in essi trova un inciampo insuperabile. Ognuno di noi è interpellato nella coscienza dalla verità, non per essere giudicato o condannato, ma per essere guidato sulla via del bene, sulla via dell’amore, sulla via della giustizia e della pace. Anche noi spesso reputiamo più conveniente uccidere la voce del Battista che ci invita alla conversione e alla penitenza, anziché dedicarci alla relazione con Cristo. Anche noi quando perseveriamo con volontà e con convinzione nella via del male siamo assassini della verità nella nostra coscienza e diventiamo capaci di operare analoghi crimini nei rapporti con le persone. La verità che giunge alla nostra coscienza, in qualsiasi modo essa giunga e di qualsiasi strumento essa si serva per avvicinarci è in realtà un dono inviatoci da Dio per consentirci di vivere la nostra esistenza terrena nella direzione della massima soddisfazione. Una vita vissuta nel terrore di una coscienza sporca, o una vita vissuta senza il timore di una coscienza, è una vita già morta, una vita persa e sprecata, una vita non realizzata, ma abbandonata nella disperazione più totale. Il Battista ci insegna allora a non scoraggiarci di fronte all’esame di coscienza e a permettere alla verità di farsi strada in esso per guidarci verso l’amore, la gioia, l’eternità, e la comunione con Dio.
Capo d’Orlando, 06/02/2015
Dario Sirna.