FILIPPESI 3, 17 – 4,1
Buongiorno a tutti,
il nostro cammino oggi segue la direzione tracciata dai seguenti versi della lettera di San Paolo Apostolo ai Filippesi:
“ 17Fratelli, fatevi insieme miei imitatori e guardate quelli che si comportano secondo l’esempio che avete in noi. 18Perché molti – ve l’ho già detto più volte e ora, con le lacrime agli occhi, ve lo ripeto – si comportano da nemici della croce di Cristo. 19La loro sorte finale sarà la perdizione, il ventre è il loro dio. Si vantano di ciò di cui dovrebbero vergognarsi e non pensano che alle cose della terra. 20La nostra cittadinanza infatti è nei cieli e di là aspettiamo come salvatore il Signore Gesù Cristo, 21il quale trasfigurerà il nostro misero corpo per conformarlo al suo corpo glorioso, in virtù del potere che egli ha di sottomettere a sé tutte le cose.
1 Perciò, fratelli miei carissimi e tanto desiderati, mia gioia e mia corona, rimanete in questo modo saldi nel Signore, carissimi! ”
Cosa significa essere nemici della croce di Cristo?
Significa essere nemici dell’amore vero, di quell’amore che non si esaurisce nell’attrazione fisica dei soggetti ma che va ben oltre per coinvolgere le anime e la persona nel suo completo universo. Sulla croce è stato crocifisso il corpo di Cristo, ma non il suo amore, quest’ultimo al contrario è stato innalzato, esaltato, accresciuto al punto da trovare proprio su tale patibolo la sua massima espressione di donazione e, quindi, anche la sua piena attuazione e vittoria.
Tutti nel mondo amiamo, ma bisogna vedere cosa amiamo e come amiamo. Non tutte le passioni sono amore, la maggior parte di esse sono solo idolatria, ossia smoderata ossessione per un’illusione, per qualcosa che al nostro cuore appare reale, mentre nella verità non esiste. Tutti abbiamo la tendenza umana e terrena a idealizzare ciò che ci piace e ad adularlo e coltivarlo esattamente come un Dio. Questo succede in genere con tutto ciò che dà massimo appagamento al nostro io, e quindi alla nostra carne e alla nostra personale convenienza. La croce solleva dalla terra, e quindi dal mondo, Colui che ha lasciato crocifiggere e morire sul suo legno la sua persona per trarre da tale sacrificio la vita per tutti. L’amore concretizzatosi sulla croce ci rivela che il suo mistero risiede nell’obbedienza piena alla volontà del Padre, nella condivisione e accoglienza di tale volontà, e nell’atto amoroso di rinunzia totale a se stessi per dare compimento al progetto divino. Arriva così nel mondo il nuovo concetto di amore, quello in base al quale amare significa dare la vita per gli amici. Amici non sono coloro con i quali abbiamo stretto personalmente e direttamente una relazione, ma tutti coloro che sono amati dal Padre. Ecco allora che alla luce di questi nuovi concetti la croce ci insegna la via nuova dell’amore, quella via in cui ogni relazione interpersonale non è mai vista senza Cristo, anzi è fondata proprio su Cristo, ha Cristo come suo punto stabile, come unione solida, come partenza e come meta, come asse attorno al quale essa deve svilupparsi e avvolgersi per crescere nella direzione del Paradiso e giungere alla vita eterna. L’amore rivelatoci e consegnatoci da Cristo sulla Croce, a noi donato e pervenuto per mezzo dello Spirito Santo, è lo scopo di ogni nostra relazione interpersonale ed ha come obiettivo l’eternità. La croce ci insegna che dobbiamo amare i nostri fratelli con l’intenzione di realizzare con essi un legame che non muoia, mai, che resti sempre vivo in noi e che possa avere il suo pieno compimento proprio nel Paradiso.
Tutto quello che differisce da ciò non è amore vero ma un surrogato dell’amore che illude il cuore e lo conduce lontano da Dio.
Capo d’Orlando, 07/11/2014
Dario Sirna.