TORRENOVA – CASCATA PLATANI

FIUME PLATANI: LA CASCATA

Dopo l’escursione effettuata il 24 settembre dello scorso anno nel Canyon del fiume Platani, siamo tornati sul posto per documentare la bellezza della cascata. Durante l’escursione precedente, infatti, il fiume, a  causa di un lunghissimo periodo siccità, si presentava completamente asciutto e quindi privo del fascino collegato alla presenza dell’acqua. La voglia di tornare era veramente molto grande perché il canyon già in condizioni di siccità si presentava estremamente interessante e lasciava intuire  una veste invernale molto più accattivante di quella estiva.

Le indicazioni necessarie per raggiungere il posto sono le medesime di quelle già fornite nell’articolo del 24 settembre 2012, cui aggiungiamo qualche ulteriore raccomandazione relativa alla prudenza da utilizzare durante il cammino, continuamente costellato di difficoltà. La presenza dell’acqua nel greto del fiume costringe il visitatore a munirsi di stivali alti per superare i punti stretti del canyon, ove l’acqua del torrente si estende da sponda a sponda e obbliga l’escursionista a passare attraverso essa. Spesso le piscine sono profonde, per cui si raccomanda l’uso di stivali alti il più possibile. Si raccomanda anche di essere molto prudenti nel passaggio sulle rocce bagnate, che a causa della loro particolare conformazione e alla concomitante presenza di muschi, sono particolarmente scivolose. Anche nei tratti all’asciutto il cammino si svolge sempre in mezzo ad un percorso sassoso e quindi molto insidioso. La direzione obliqua dei raggi solari in questo periodo invernale impedisce al sole di innalzarsi verticalmente sopra il canyon e di illuminarlo direttamente. Le due pareti opposte dello stretto vallone proiettano le loro ombre all’interno del canyon peggiorando ulteriormente le condizioni di luce, tanto da rendere difficile in molti casi lo scatto di fotografie fedeli ai colori e alle forme ivi esistenti. A causa del notevole prolungamento dell’attuale tendenza siccitosa del clima, il fiume in questi giorni ha una portata molto ridotta, con notevoli ripercussioni sull’effetto scenografico dei giochi d’acqua. Nonostante ciò abbiamo comunque potuto apprezzare lungo il percorso che porta alla cascata la presenza di diversi scorci naturalistici di grande rilievo e interesse. Il fascino principale del fiume è determinato da diversi fattori tra cui i più rilevanti sono direttamente collegati alla presenza del grande canyon che ospita il fiume, alla presenza di gruppi consistenti di grandi macigni che si oppongono al veloce fluire dell’acqua, ai numerosi piccoli salti che frantumano il flusso principale in una moltitudine infinita di piccole gocce, veloci come schegge. Lo spettacolo più grande è comunque fornito dalla cascata principale. Essa si trova sotto la cava del  Serro Coniglio ed è dominata a est dalle bellissime guglie di tale particolare formazione rocciosa. La cascata scende da uno strettissimo corridoio roccioso il cui piano improvvisamente  precipita nel vuoto per circa dieci metri prima di allargarsi a valle nel piano inferiore del canyon. In prossimità del salto le rocce del vallone si fanno molto interessanti. Improvvisamente si colorano di tinte calde e forti che sfumano dal rosso cupo al giallo intenso. La roccia sul versante ovest è levigata dal  passaggio dell’acqua e perciò si presenta nuda e colorata. Le sue strette e orizzontali stratificazioni parallele emergono dall’ossatura portante in tutta la loro bellezza, accrescendo il fascino del canyon. Ad esse si contrappongono le rocce scure e rosse del tratto immediatamente  a valle, con cui non sembrano avere punti in comune. Di fronte a questa parete del canyon il versante est offre uno spettacolo completamente diverso, ove a dominare il paesaggio è sempre la roccia, ma in formazioni e aspetti completamente differenti. In corrispondenza della cascata, infatti, sotto la grande cava di pietra del Serro Coniglio,  il versante roccioso è sgretolato in una cascata infinita di massi completamente grigi, aventi  tutte le dimensioni. A valle, sul letto del fiume,  si trovano i macigni più grandi, a monte, invece, salendo verso la sommità del Serro, la pietraia si compone di elementi di dimensioni sempre più piccole. Questo pendio, completamente ricoperto dalla pietraia, rompe l’armonia naturale del canyon e si inserisce in esso con un forte impatto. Seguendo in risalita il percorso delle acque del torrente, ci accorgiamo che queste improvvisamente scompaiono in mezzo alle rocce del versante ovest. Guardando non maggiore attenzione scopriamo l’esistenza di una seconda cascata, posta a valle della cascata principale e completamente occultata dalle rocce del canyon e dai macigni. Il letto di questa cascata è scavato nella roccia della parete ovest, ma ad esso si sovrappone un enorme macigno roccioso che ne nasconde completamente la visuale. Si tratta di un salto di circa cinque metri, particolare per la sua inusuale collocazione nascosta. Nel momento in cui la piena del fiume sarà in grado di stravolgere l’attuale assetto dei massi che ne impediscono la vista, la stessa tornerà ad essere nuovamente visibile,  creando con il più grande salto retrostante, da cui è poco distante, un unico straordinario scenario. La cascata principale, con tutta la sua straordinaria bellezza, si impone su tutta valle dominandola dall’alto come elemento di maggiore pregio. La bellezza della cascata è ulteriormente arricchita dal contesto roccioso da cui la stessa scaturisce. Le alte pareti rocciose che la circondano, con il loro acceso colore dorato, conferiscono a tutto il contesto un notevole pregio e realizzano un perfetto quadro di bellezza, all’interno del quale è collocato il salto d’acqua. Il dipinto di questo straordinario e incantevole quadro nebroideo è ulteriormente valorizzato dalla ricchissima ed elaborata cornice esterna, importante non meno della tela racchiusa al suo interno. Dopo aver ammirato da varie angolazioni e da diversi punti di osservazioni tutte le possibili prospettive della cascata, concludiamo l’escursione portandoci al suo piano superiore, nel punto in cui le acque, non trovando più un sostegno su cui scorrere, precipitano nel vuoto, compiendo uno spettacolare volo di oltre dieci metri.  Durante questo breve viaggio all’interno di una natura intatta e selvaggia, geograficamente  vicina alla civiltà, ma allo stesso tempo totalmente isolata da essa,  proviamo le stesse identiche sensazioni sentite durante la precedente escursione e in particolare sperimentiamo un forte contatto con Dio. Nel silenzio di una civiltà assente e lontana  le uniche voci che si odono all’interno della valle sono le voci della natura innalzate verso il Cielo in un melodioso e angelico  canto che, come un’eco, rimbalza da una parete all’altra del canyon, per proclamare la bellezza del Signore e il suo infinito amore per l’uomo. Ci uniamo a tale canto con la lode sprigionata  dal  nostro cuore in un moto incontenibile.

Capo d’Orlando, 02/01/2013

Dario Sirna


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