ONDE TEMPESTOSE SUL LITORALE DI CAPO D’ORLANDO
Dopo i tepori delle prime decadi della primavera la Sicilia è stata colpita, insieme a tutta la penisola italiana, da un intenso vortice ciclonico i cui maggiori effetti si sono manifestati con venti impetuosi e mareggiate lungo le coste sopravvento. |
Dopo i tepori delle prime decadi della primavera la Sicilia è stata colpita, insieme a tutta la penisola italiana, da un intenso vortice ciclonico i cui maggiori effetti si sono manifestati con venti impetuosi e mareggiate lungo le coste sopravvento. Tra i litorali più colpiti figura la riviera tirrenica su cui si affaccia la catena dei Nebrodi e in particolare il promontorio di Capo d’Orlando. La singolare configurazione geografica di questo promontorio lo espone fortemente alle mareggiate provenienti dai quadranti occidentali e quindi al Maestrale. Nella mattinata del 14, dopo brevi e intensi acquazzoni, le raffiche di Maestrale si intensificano fino a strappare e a disperdere nel cielo la coltre nuvolosa che poco prima aveva dato luogo a piogge battenti. Sotto le potenti raffiche di vento anche il Tirreno si sconvolge e comincia a sollevare il suo moto ondoso. Passano poche ore e tutto il litorale si ritrova in tempesta. Le onde si fanno sempre più minacciose innalzando le loro creste verso il cielo e abbassando le loro valli sull’abisso. Si inseguono a gruppi di 5, 6 fino ad infrangersi sulla costa, ove terminano la loro lunga corsa in un fantastico gioco di spumeggianti, bianchi e altissimi schizzi. Le onde rapidamente raggiungono la vicina sede stradale del lungomare trasportando con se sabbia, ciottoli e detriti. L’aria si riempie di un intenso profumo di salsedine, mentre il vento solleva folate di sabbia che impastate alla brezza delle onde giungono sul viso con un forte effetto graffiante. Più il vento cresce, più le onde si innalzano e avanzano verso il paese. La barriera muraria di sostegno della carreggiata, alta 4 metri e più, non basta a contenere la furia delle onde che sempre più frequentemente si riversano sul lungomare. Né le barriere frangiflutti poste in prossimità della battigia riescono a smorzare completamente la furia tempestosa della mareggiata. Gli edifici realizzati sul lungomare guardano con grande timore verso le onde. In passato infatti non poche volte la violenza del vento e delle mareggiate ha lasciato brutti ricordi di notti da incubo, col mare che con grande forza e invadenza riusciva a sfondare portoni e saracinesche e accompagnato da forti urli si faceva strada sin sulle scale. Il punto più critico è proprio il Capo contro il quale gli alti frangenti si infrangono in mille spruzzi che talvolta riescono e superare anche i 10 m di altezza. Colonne di spumeggiante acqua marina, bianche come neve, si innalzano in cielo per scaraventarsi sopra la scogliera di levante. In paese, anche se le onde si fermano sull’asfalto stradale del lungomare, la mareggiata con il suo cupo e spaventoso suono di onde distruttive penetra in tutto il centro, in un’atmosfera di bianca e fitta salsedine che impregna ogni cosa. Ad est sull’alto molo del porto montagne di tetrapodi lottano contro le altissime onde a difesa del muro di protezione. Dietro, le barche ormeggiate ai pontili sembrano tremare di paura di fronte alle onde che sovente riescono a scavalcare l’altissima muraglia.
La tempesta percuote mare, spiaggia, case e terra. Tutta la natura è fortemente sconvolta e come in un naufragio in alto mare lotta per la sopravvivenza estrema.
Questo è lo spettacolo della natura quando decide di utilizzare come armi per le sue cruente battaglie elementi semplici, apparentemente pacifici e innocui, come l’aria e l’acqua.
Capo d’Orlando 14/04/2012
Dario Sirna