TINDARI – LAGO MARINELLO

LAGO MARINELLO

Siamo nella Riserva di Tindari per documentare la bellezza delle aree umide della laguna. Oggi ci soffermeremo sul primo laghetto che si incontra arrivando da Oliveri, e precisamente sul lago Marinello. Per raggiungere la zona abbiamo percorso la A20 fino allo svincolo di Falcone e da qui ci siamo diretti a Oliveri.

Una semplice e funzionale segnaletica ci ha portato direttamente alla spiaggia che consente l’accesso alla Riserva in questione. L’escursione è molto facile e non richiede nessun impegno fisico particolare. Il cammino si svolge in piano e sfrutta la rete pedonale tracciata dalle piste che si intrecciano in mezzo alla grandissima spiaggia che ospita l’intera laguna. La riserva si sviluppa tra l’alto e incantevole costone roccioso del promontorio di Tindari e il mar Tirreno. E’ un preziosissimo gioiello della natura siciliana. In esso sono mirabilmente concentrate le bellezze del mare, della roccia, dei laghi, della spiaggia, della scogliera e di un ambiente naturale veramente unico e ricco. L’area verde si compone della coesistenza di tre generi differenti di vegetazione: la vegetazione lacustre, la vegetazione della rupe e la vegetazione della spiaggia. Il regno animale si vanta della presenza di numerose specie di uccelli e di trampolieri, di cui alcuni sono tipici delle tre zone sopra citate, mentre altri sono di passaggio durante le grandi migrazioni, le cui rotte deviano proprio su questa area. Il nostro percorso pedonale parte dalla spiaggia e si sviluppa lungo un sentiero molto originale. Arrivati sul posto veniamo immediatamente catturati dalla bellezza delle pareti rocciose che con forti strapiombi precipitano dal promontorio sulla riserva, delimitandone l’accesso e assicurandone, al contempo, la protezione. L’unica via d’ingresso alla zona è quella di Oliveri, in quanto in direzione Palermo il mare bagna direttamente la scogliera, proibendo l’ingresso da Mongiove. La giacitura della riserva è piana per cui i laghetti non sono immediatamente visibili, spesso, tra l’altro, sono circondati da una fitta vegetazione spontanea che ne impedisce l’immediata individuazione. Arrivando sul luogo l’impressione iniziale è che tutta l’area sia una distesa arida di sabbia. Solo inoltrandosi al suo interno si scoprono poco alla volta tutte le meraviglie in essa contenute.   Sulla prima parete rocciosa incontrata osserviamo la presenza di una cavità in corrispondenza del piano di campagna. Ci dirigiamo verso di essa per verificarne la natura. Un sentiero battuto ci conduce direttamente ad essa e ci mostra la struttura in tutte le sue dimensioni. Si tratta di un tunnel scavato nella montagna rocciosa. Non sappiamo la funzione originaria del tunnel, ma considerato che si presenta abbastanza alto e ben tenuto decidiamo di percorrerlo fino in fondo per uscire dalla sua estremità opposta. Il tunnel è abbastanza lungo, tanto da rimpicciolire moltissimo  l’altra apertura, riducendola ad un piccolo foro di luce. Percorriamo tutto il tunnel fino a raggiungerne l’uscita. Durante il tragitto al suo interno le due aperture che ne assicurano l’accesso e l’uscita si trasformano in due bellissime cornici scure a forma di arco al cui interno brilla tutta la bellezza della luce e della riserva. L’apertura  di ingresso ritaglia sulla natura un’interessante  scorcio di verde mediterraneo, mentre l’apertura d’uscita ci proietta direttamente sulla laguna, inquadrandone il particolare dei laghetti, della spiaggia e del mare. Questo secondo scorcio esercita sul visitatore un’attrattiva più entusiasmante. Il cammino all’interno del tunnel funge da introduzione alla riserva. Entrando all’interno del tunnel usciamo da un mondo ordinario e monotono, fatto di case, di strutture e di campagne. Sbucando dall’estremità opposta della galleria entriamo, invece, nel cuore della riserva, un vero e proprio paradiso della natura, un luogo incontaminato e straordinariamente bello, ove l’azzurro del cielo, l’azzurro del mare e l’azzurro dei laghetti è predominante su tutti gli altri colori.  La natura qui diventa protagonista assoluta, oltre che nei colori, anche nelle forme, nei materiali  e nella vita. I due mondi collegati dal tunnel sono diametralmente opposti, il passaggio dall’uno all’altro contesto avviene attraverso le fitte tenebre delle oscure profondità della  terra. Questo particolare passaggio e il collegamento che esso realizza ci ricorda il cammino dell’esistenza, cammino che collega la vita terrestre alla vita celeste. Da un lato il mondo con tutti suoi affanni e tutti i suoi problemi, dall’altro lato il Paradiso con tutte le sue gioie e le sue bellezze. Alla fine del tunnel la luce azzurra dei laghetti ci avvolge accogliendoci in un ambiente naturale ricco di vegetazione e incontaminato. La vista, purificata dai segni contaminanti della civiltà che si sviluppa intorno all’area,  si apre tutta sulla Riserva, mostrandoci solo natura e fascino. Il primo laghetto che incontriamo si trova sulla destra ed è il lago di Marinello, da cui prende il nome tutta la zona. Ci muoviamo sulla pista sabbiosa che si sviluppa intorno alla costa del lago e la percorriamo quasi tutta. Ci sono tratti in cui la vegetazione lacustre è talmente fitta e alta da impedirci il suo attraversamento. In tali zone siamo costretti ad allontanarci dalle sponde. Il lago ha una forma allungata e ospita sulle sue limpide a calme acque uccelli acquatici di varia specie. Il contesto naturale in cui è immersa quest’area umida  è  incontaminato e selvaggio, tuttavia esso ha un aspetto tranquillo e visitabile. Lo spettacolo più grande è  offerto dalle superfici riflettenti del lago. La totale assenza di vento, il colore del lago e il riverbero della luce solare rendono tali acque simili a un grande e perfetto specchio d’argento. I riflessi sono talmente chiari e nitidi da riprodurre esattamente la realtà. Tra le immagini virtuali e quelle reali non c’è differenza alcuna. A specchiarsi sulla superficie del lago è il bellissimo promontorio di Tindari, incoronato dal superbo Santuario della Madonna Nera. Il lago plasma così la realtà in un affascinante mondo capovolto che, con la sua meravigliosa luce argentata, dal cielo penetra nelle profondità della terra, trasformando anche l’oscurità in fantastica luce colorata e animata.   I riflessi catturano totalmente la nostra attenzione, sollevando l’anima in un mondo contemplativo fatto di luce, immagini, colori e sensazioni davvero unici. Spostandoci lungo la riva del lago il paesaggio, pur restando invariato, assume fisionomie diverse, generate dalla differente angolazione della luce solare e dal conseguente mutare dei riflessi. E’ un gioco fantastico, ove l’immaginazione non riesce a dipingere ciò che la realtà di questo mondo virtuale imprime sulla argentea tela del lago. Le biondissime fronde dei canneti che popolano la riva opposta diventano così una corona d’oro puro che incornicia lo specchio lacustre, conferendogli bellezza, valore e importanza. Posate sul piatto d’argento esse emergono dalle acque come una scintillante cintura che protegge un grande tesoro. Con l’immagine speculare del loro candido riflesso i singoli fuscelli si immergono nelle profondità lacustri, disegnando un mondo parallelo e virtuale ove è difficile distinguere tra realtà e illusione. Nel controluce del lago lo specchio proietta sulla terra il chiarore, le forme e i colori del cielo inondando di immensità questo piccolo regno incantato. L’immagine del Santuario spicca in mezzo a tanta bellezza riflessa e ci spinge ad alzare gli occhi verso la sommità del promontorio, facendoci scorgere il tempio cristiano e riportandoci alla mente la bellezza incomparabile della Regina dei Cieli. Guardando il Santuario ci sembra quasi di incontrare tra le sue finestre lo sguardo della Madonna intenta a godersi il miracolo operato dalla luce del mattino su questo fazzoletto di terra. L’anima, esaltata dall’incontro con la Madre Celeste, viene rapita dalla gioia e indotta alla preghiera di lode e di ringraziamento. Il Fascino di Tindari è un fascino che parte dal mare e, attraverso la riserva e le scogliere del promontorio,   raggiunge il Cielo, dove  è impossibile non cedere alla seduzione di Dio.

Capo d’Orlando, 26/11/2012

Dario Sirna.

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