NEBRODI – STRETTA DI LONGI – ROCCHE ROSSE – II TRATTO
Nell’ultima escursione naturalistica ci siamo lasciati in mezzo alla Stretta di Longi e precisamente nella zona delle Rocche Rosse. Oggi riprendiamo il cammino verso valle continuando ad attraversare sempre la zona delle Rocche Rosse. |
Per giungere al punto di partenza in cui ci troviamo si può optare sia per il percorso in discesa, con provenienza da Nasera, che per quello in salita, con provenienza dal Paratore. I due estremi sono equidistanti e richiedono pressappoco lo stesso tempo per raggiungere la meta. L’escursione è lunga e impegnativa, richiede pazienza e attenzione, in quanto bisogna camminare per molto tempo prima di raggiungere il posto in questione e soprattutto superare molti ostacoli naturali, dovuti sia alla conformazione dei luoghi che alla selvaggia vegetazione che si incontra lungo il cammino. Conviene sempre essere in compagnia e avere a disposizione aiuti opportuni e adeguati in caso di bisogno. L’importante comunque è arrivare sul posto senza limiti di orari e con una disposizione dell’animo aperta totalmente alla contemplazione. Le Rocche Rosse sono molto affascinanti e questo tratto è uno dei più belli e interessanti. Le Rocche scendono dai versanti laterali della stretta avvicinandosi fino quasi a chiudersi e mettendo totalmente a nudo la struttura monolitica delle pareti laterali del fiume. La vegetazione si mantiene alta, esterna al letto del fiume, nel cui greto completamente roccioso c’è posto solo per l’acqua. Ne consegue che l’escursione si svolge quasi sempre sotto il sole, tranne in qualche breve tratto. Per scattare efficacemente belle fotografie conviene sempre essere sul posto nelle ore centrali del giorno, quando cioè i raggi del sole sono meno obliqui e riescono a entrare nelle gole senza proiettare ombre forti e oscuranti. Lo scenario di questo tratto di Rocche Rosse è fantastico, quasi surreale. Giungiamo sul posto senza aspettarci di essere abbagliati e stupefatti da tanta bellezza che si apre ai nostri occhi senza preavviso alcuno. E’ la stessa meraviglia che si prova quando si assiste allo sbocciare di un giglio nella luce morbida del mattino. Dal lungo e verde bocciolo improvvisamente si aprono colorati e armoniosi petali che fanno da corona ad un profumatissimo e splendente calice. Analogamente, come i petali di un bocciolo di giglio, la Stretta chiude nell’abbraccio delle sue pareti esterne un calice di bellezza, profumi e colori al cui interno scorrono le dolci acque del fiume. Al rosso delle pareti laterali si contrappone il verde smeraldo e trasparente delle acque presenti nelle piscine. Il passaggio dell’acqua da una piscina all’altra avviene tramite piccole cascate. Questi tratti sono impercorribili a piedi, nelle pareti laterali non ci sono passaggi che consentono di superare le bellissime piscine, cosicché l’unica alternativa rimane discendere il fiume a nuoto. L’esperienza è davvero esaltante e rigenerante. In prossimità delle cascate il fondale del fiume è profondo oltre i tre metri per cui è proprio necessario saper nuotare per muoversi al loro interno. In previsione di queste difficoltà ci siamo muniti di un piccolo canotto, che abbiamo gonfiato sul posto e utilizzato per traghettare gli zaini, i vestiti e le macchine fotografiche. L’occasione è stata veramente piacevole perché ci ha riservato il gusto di apprezzare il refrigerio e il ristoro delle trasparenti acque del fiume. La natura della Stretta in questi tratti si fa ancora più selvaggia e più bella proponendosi con una veste del tutto nuova e inaspettata. Il fiume scorre dentro dei veri e propri canyon modellati dalla furia dell’acqua nel corso dei secoli. La roccia delle gole, in tutto lo sviluppo verticale delle pareti laterali si presenta perfettamente levigata segno che nel corso del tempo l’acqua ha scavato il suo percorso erodendo certosinamente la roccia e costruendosi così un canale che a poco a poco è cresciuto in profondità fino a divenire una vera e propria gola. Ma le alte pareti levigate ci dicono pure che il fiume non sempre ha questo aspetto pacifico e innocuo, e che spesso durante le piene autunnali e invernali il livello dell’acqua in questi stretti canali sale repentinamente con violenza e impetuosità, traboccando forse pure all’esterno della gola. Difficile verificare di presenza questi fenomeni in quanto tutta la zona in quei periodi dell’anno è davvero molto rischiosa da raggiungere e da attraversare. Sono così i segni degli alberi sradicati ad una certa altezza dal livello del greto a testimoniare questa notevole forza del fiume. Lungo il cammino incontriamo spesso grossi fusti di alberi incastrati tra le rocce delle due sponde laterali dalla violenza delle piene. La loro alta posizione rispetto al greto del fiume è un ulteriore elemento che indica le notevoli capacità di portata di questo spettacolare corso d’acqua. Sono proprio questi eventi a lasciare i segni più grossi sulle pareti rocciose e a determinarne il loro affascinante modellamento e la loro tipica struttura a gola. Camminare all’interno del canyon, immergersi nelle verdi e trasparenti acque del fiume, lasciarsi illuminare dallo splendore dorato dei bellissimi fondali muschiati, leggere sullo specchio d’acqua fermo delle piscine i riflessi tremuli e fugaci delle sagome, delle forme, dei colori di tutto ciò che si trova in alto, dà veramente l’impressione di trovarsi in un paradiso terrestre di eccezionale bellezza e di stupefacente varietà. La parola noia, o anche il semplice ricordo di questa parola, non trova più motivo di esistere, tutta la nostra attenzione rimane, invece, catturata dallo stupore suscitato da queste meraviglie. Arrivati qui, non bisogna più continuare a scendere, occorre invece fermarsi e godersi lentamente, nella pace, nel silenzio tutto il gusto di una bellissima natura che sembra volerci mettere e mantenere in diretta relazione con Dio. Qui si recupera la fede, qui si ritrova il proprio rapporto con Dio, qui nel silenzio dell’anima stordita da tanta bellezza la voce di Dio riesce a raggiungere nuovamente il nostro cuore e a riempirlo di dolcissime parole di amore. Sarebbe opportuno prodigarsi perché il miracoloso fascino di questo posto rimanga indelebile nel tempo, mantenendo intatta e vergine la natura di questo paradiso terrestre. Turbare la bellezza e il fascino delle Rocche Rosse equivarrebbe a profanare un luogo prodigioso.
Ringraziamo ancora una volta Dio per questi esaltanti momenti di gioia con cui ha voluto deliziare la nostra anima in questo bellissimo giorno d’agosto.
Capo d’Orlando, 17/08/2012
Dario Sirna