STRETTA DI LONGI, ZONA SOTTO NASERA, PRIMO TRATTO
L’ultima escursione effettuata la settimana scorsa si era svolta all’interno della Stretta di Longi, nel tratto sotto Longi, oggi siamo ritornati esattamente nello stesso punto in cui ci eravamo fermati e da lì siamo ripartiti per una nuova escursione che si è svolta in corrispondenza di Nasera, località del comune di Galati Mamertino. L’escursione per la vastità e il grande interesse che ha suscitato in noi è stata divisa in due parti. |
Oggi abbiamo esplorato il primo tratto, quello più a monte e in linea d’aria più vicino a Longi. Per raggiungere il letto del fiume, dalla Strada Provinciale di collegamento tra Galati Mamertino e Longi abbiamo imboccato il bivio per Nasera, mantenendoci sulla sinistra abbiamo percorso una pista sterrata privata a servizio dei locali fondi agricoli e, con il permesso dei proprietari, attraversando diversi uliveti e boschi, siamo arrivati nel fiume. Nel tratto iniziale dell’escursione il fiume è nuovamente imbrigliato, con muri alti oltre i due metri. Una fitta vegetazione arborea fluviale formata da essenze miste, tra cui primeggiano il pioppo, il salice, l’ontano, il tamerice e l’oleandro, ricopre tutto il greto del fiume, estendendosi anche oltre gli argini laterali per formare in tutto il fondovalle un vero e proprio bosco. Noi ci muoviamo all’interno e all’ombra di questo verde intensissimo, costeggiando sempre il fiume e in alcuni punti guadandolo a piedi. Le briglie, come nel tratto di Milè, creano un interessantissimo ambiente naturale in cui lunghi tratti pianeggianti si alternano ad alte cascate e a profonde piscine. I muri delle briglie, realizzati una ventina di anni fa, sono già in parte fortemente destabilizzati dall’azione erosiva delle abbondanti acque invernali. Da essi, con salti alti anche tre metri, suggestive cascate artificiali si alternano ad ampie piscine, in cui l’acqua, fermando la sua corsa, si raccoglie in vasche rettangolari aventi dimensioni approssimative di venti metri di lunghezza per dieci metri di larghezza, per poi ripartire nuovamente verso la successiva briglia. Spesso accanto alle briglie si trovano grandi massi emergenti dal fondale del fiume, che contribuiscono validamente a ristabilire l’antico splendore selvaggio e naturale del corso d’acqua. Tra una briglia e l’altra le acque del fiume scorrono lentamente, dando l’errata impressione di essere addirittura ferme. Il loro lentissimo scorrere a valle è talmente lento da permettere allo specchio d’acqua di mantenersi estremamente limpido e trasparente con bellissimi effetti in profondità e in superficie. Laddove, in questi punti particolarmente tranquilli, i raggi solari riescono a penetrare la fitta volta verde del soprastante bosco e a raggiungere il fiume, si creano dei bellissimi effetti di luce riflessa e rifratta, con la formazione di immagini a specchio sulla superficie delle acque e con la contemporanea illuminazione del fondale fluviale. Le tonalità del fiume virano dal giallo oro al verde smeraldo, assumendo tutti i toni intermedi dovuti in parte alla colorazione muschiata dei fondali, in parte al verde intenso delle fronde soprastanti e in parte ai toni azzurri degli scorci di cielo che filtrano tra i rami degli alberi. Lungo le sponde del fiume e precisamente in corrispondenza delle sue rive le finissime e fitte radici capillari dei pioppi e dei salici si intrecciano tra di loro formando delle soffici formazioni spugnose con gradevolissimi effetti colorati, dovuti all’intensa colorazione rosso rubino delle tenere punte aeree. Queste radici filiformi e rosse spezzano con i toni muschiati del fiume, assumendo a volte tinte talmente accese da sembrare artificiali. Come vene fortemente irrorate di sangue, trasformano in preziosa linfa l’acqua succhiata dal fiume e la immettono nel ciclo metabolico degli alberi che, senza interruzione alcuna, costeggiano le sponde del fiume. Queste essenze arboree hanno perciò sviluppato un apparato radicale spesso molto superficiale e troppo vicino alla corrente del fiume. Durante le piene gli straripamenti impetuosi delle acque facilmente travolgono alberi altissimi provocandone il loro totale sradicamento per dilavamento ed erosione del terreno di ancoraggio. Le piene di questo fiume sono particolarmente vivaci e incredibilmente violente a causa della notevole ristrettezza del greto e alla notevole pendenza delle pareti verticali tra cui scorre il fiume. Le acque si riversano nel fiume dai versanti laterali della Stretta caricate di una forte energia cinetica che a causa delle sezione ristretta dell’intero fondovalle attribuisce al fiume una elevata impetuosità. Ecco che, allora, soventemente, lungo il greto del fiume, si incontrano altissimi esemplari di pioppi, insieme ad esemplari di essenze meno imponenti, sradicati e trasportati ovunque, come relitti di un naufragio depositati dalle onde sulle spiagge. Capita, anche frequentemente, che alcuni di questi alti esemplari, cadendo, si dispongono con il loro lunghissimo tronco trasversalmente al fiume. Se, come quasi sempre si verifica, in corrispondenza delle sponde si trovano delle alte pareti rocciose, le due estremità del tronco vanno ad incastrasi o ad appoggiarsi su di esse e questi alberi, abbattuti dalla furia dell’acqua, riescono allora a formare dei ponti di collegamento tra le due sponde. Questo fenomeno lo riscontriamo frequentemente alla fine dell’escursione, quando il fiume torna ad essere naturalmente libero di scorrere nel suo greto naturale, con una andamento a gincana tra i vari enormi massi che, come preziose strutture architettoniche e decorative, impreziosiscono tutto l’ambiente. Muoversi in questo nuovo assetto, caratterizzato dalla presenza di tanti elementi particolari che ostacolano e rallentano l’andamento dell’escursione, diventa più difficile e richiede più tempo, per cui decidiamo di dedicare la seconda parte del tratto da esplorare al successivo reportage.Siamo veramente soddisfatti del cammino compiuto in questa giornata e non vediamo l’ora di potere tornare nel fiume per visitare il tratto a valle, sicuri di emozionarci ancora per la scoperta di nuovi e straordinari aspetti di questo incantevole corso d’acqua.
Ringraziamo Dio per averci donato questo bellissimo giorno, per averci ricondotto all’interno di questo paradiso terrestre e per averci fatto sperimentare nuovamente la gioia di sentirci cercati e amati da Lui.
Capo d’Orlando, 04/08/2012
Dario Sirna