L A STRETTA DEL PARATORE NELLA LUCE DELL’ESTATE
Dopo avere ridisceso tutta la Fiumara Galati nel suo percorso compreso tra Milè e la cascata del Paratore siamo giunti nella parte più caratteristica della Stretta, quella da cui prende il nome l’intera vallata. Precisiamo che in realtà tutto il percorso esaminato è una gola che in alcuni punti si restringe molto e in altri si allarga leggermente. Il versante nord di questa gola ricade in piccola parte nel comune di Frazzanò e per la maggior parte nel comune di Longi, il versante opposto, invece, ricade interamente nel comune di Galati Mammertino, a cui appartiene la contrada Paratore. |
Rispetto ai tratti precedenti questa parte del fiume presenta caratteristiche differenti, comunque sempre molto interessanti. Pur restando sempre all’interno della stessa struttura naturale ci troviamo in presenza di una architettura completamente differente, ma sempre molto suggestiva. A cambiare non sono solo i colori e l’arredo interno della scenografia naturale, ma sono proprio le dimensioni, lo stile e la struttura stessa dell’ambiente, che si trasforma per offrirci nuove e più esaltanti emozioni, in un crescendo di bellezza e di meraviglia. Questo articolo integra la prima pubblicazione sulla Stretta del Paratore, effettuata in occasione di un’escursione svoltasi nel periodo primaverile, quando il livello dell’acqua nel fiume era notevolmente più alto e la corrente molto più forte e pericolosa. Per una descrizione più dettagliata sul posto rinviamo all’articolo scritto in quella occasione. Con l’escursione di oggi vogliamo mostrare la veste estiva di questo meraviglioso e selvaggio angolo della natura siciliana. Il posto è facilmente raggiungibile dalla strada a scorrimento veloce che collega Galati Mamertino con la costa tirrenica siciliana. Lasciata la macchina all’inizio della prima salita, si attraversa il fiume a piedi e raggiunta la sponda di Frazzanò si prosegue per circa 700 metri, risalendo il corso d’acqua. In poco meno di 20 minuti si raggiunge l’ingresso della Stretta. La vegetazione nel fiume è molto fitta e intricata, costituita da una boscaglia di varie essenze tra cui primeggiano il pioppo, il tamerice, l’oleandro, il salice, l’ontano e altre specie fluviali. L’unico passaggio percorribile è lo stretto canale in cui scorrono le acque del fiume, è necessario, perciò, muoversi all’interno del canale o nelle sue strette adiacenze. Quando giungiamo all’ingresso della Stretta improvvisamente l’ambiente naturale si trasforma notevolmente, divenendo selvaggio e incredibilmente bello ed interessante. L’estate con la sua prolungata siccità ha notevolmente ridotto la portata del fiume, abbassandone il livello dell’acqua e conferendogli una meravigliosa, lucente e trasparente veste dorata. Le acque scorrono lentamente e pacifiche, senza incutere paura alcuna. Il loro placido scorrere, lento quasi come un fermo ristagnare, sotto i forti raggi estivi d’agosto esalta la trasparenza dei bassi fondali muschiati e, nel contempo, trasforma le superfici riflettenti in meravigliosi specchi luccicanti. Le imponenti pareti rocciose della Stretta si innalzano, sfidandosi a vicenda, alla conquista della quota più alta, cosicché il primato è detenuto ora dal versante di Galati, ora dal versante di Longi. Gli strapiombi sono bellissimi, colorati, lisci, suggestivi. Su di essi si alternano tratti con fitta vegetazione arborea, in bilico nel cielo contro ogni principio di gravità, a tratti completamente nudi, vigorosi, imponenti, arditi e irraggiungibili per chiunque. Anche i raggi solari faticano molto per riuscire a penetrare all’interno degli stretti corridoi che si susseguono nella gola. Il cammino interno è invece molto più semplice per le ombre che rimbalzano da un versante all’altro, restando imprigionate tra le alte torri, come bellissime principesse chiuse in un castello. Ma è estate e il limpido cielo di Sicilia è particolarmente ricco di luce e calore, cosicché nelle ore centrali del giorno una festosa luce entra nella Stretta, penetrando dall’alto verso il basso attraverso i robusti raggi solari delle ore più calde. Questi, scendendo perpendicolarmente alla terra, sfiorano e accarezzano gli altissimi strapiombi senza interferire con essi, giungendo, così, fino alle morbide acque del fiume, ove danno luogo ad uno spettacolare cambio di scenografia. Nella luce diretta le ombre accorciano il passo, abbassano l’altezza e si tirano indietro, nascondendosi nelle loro umide tane. La Stretta illuminata dal sole diventa un grande dipinto pieno di colori forti e di intense sfumature che contrastano tra loro per esaltarsi a vicenda. Da questo dipinto, come esseri in movimento, emergono le forme degli elementi che occupano lo spettacolare contesto scenico. Tutto acquista spessore, il campo visivo si impreziosisce dell’importante dimensione della profondità, che valorizza ed evidenzia la difficile e suggestiva architettura naturale della gola. La lotta tra le ombre e la luce fa emergere dalle viscere interne della montagna uno strabiliante tesoro fatto di acqua, roccia e luce, custodito gelosamente dal Creatore con la stessa premura e cura usata da un padre nei confronti di una figlia vergine. Camminare da soli all’interno di questo scenario equivale a compiere un viaggio spirituale e interiore. La Stretta è un luogo privilegiato ove tutto parla e annuncia Dio, la sua grandezza, il suo amore, la sua bellezza. Nel silenzio della Stretta, il nostro io con tutti i suoi innumerevoli problemi e difetti scompare, si annulla, si umilia, si abbassa al punto da consentire alla voce di Dio di entrare limpida nel nostro cuore e di trovarvi grande accoglienza. Ogni angolo di questo straordinario palcoscenico naturale ci mette in diretto contatto con Dio, la cui voce sembra trionfare nel canto maestoso di questa spettacolare valle. Ci rendiamo conto di essere entrati all’interno di un luogo speciale, ove la nostra presenza potrebbe turbare un equilibrio che si mantiene intatto da varie epoche, perciò avanziamo inserendoci in questo contesto dal sapore eterno con riverenza e rispetto. Più avanziamo all’interno dei vari corridoi e più restiamo stupiti dalla sequenza ininterrotta di scenari sempre più incantevoli. Lo spettacolo raggiunge il suo massimo splendore proprio in corrispondenza del tratto finale. Qui le due pareti rocciose laterali, innalzandosi verticalmente per varie centinaia di metri verso il cielo, si avvicinano fino quasi a toccarsi, lasciando al fiume uno stretto passaggio, largo non più di tre metri, ove le acque scorrono formando un meraviglioso canale. La cascata del Paratore, precipitando da uno strapiombo di circa 5 metri, si inserisce perfettamente al centro della Stretta, mostrandosi ora in tutta la sua bellezza. Ci fermiamo in contemplazione per ammirare lo spettacolo eccezionale offertoci dal Creatore e per ringraziarlo con la lode per il dono di questa bellissima giornata.
Capo d’Orlando, 03/09/2012
Dario Sirna