STRETTA DI LONGI – II TRATTO

OLTRE LA CASCATA

Quella che stiamo per descrivervi la si può considerare una vera e propria impresa. Raggiungere il letto del fiume all’interno della Stretta di Longi nel suo percorso che si sviluppa  dalla cascata a salire è molto difficoltoso. Non ci sono vie d’accesso immediate.

Risalendo il fiume dal letto all’interno della Stretta si è costretti a fermarsi proprio davanti alla cascata, ai cui piedi, nella morsa delle due alte pareti rocciose che si innalzano tra le due sponde del fiume, una profonda piscina lunga una ventina di metri impedisce di arrivare sotto il salto. In ogni caso in prossimità del salto d’acqua non ci sono passaggi che consentono di  salire dal piano inferiore della cascata al suo piano superiore. Una alternativa potrebbe essere risalire un po’ più a valle il fianco nord della gola fino a raggiungere la reggia trazzera, quindi superare in quota il punto del salto e ridiscendere giù nel letto del fiume. Questo passaggio è molto difficoltoso in quanto le pareti da scalare in salita, prima,  e in discesa poi, sono quasi verticali, offrono pochi appigli e sono molto instabili. Inoltre, la reggia trazzera nel tratto in questione è precipitata a valle a causa di una frana per cui lo spostamento in quota implica ulteriori notevoli difficoltà. Per ovviare a questi inconvenienti abbiamo deciso di effettuare un percorso completamente diverso. Dalla Strada Provinciale che collega Longi con Frazzanò, abbiamo imboccato una strada di campagna tramite la quale ci siamo immessi nel sentiero denominato “Valanche rosse”. Successivamente abbiamo sfruttato le ultime tracce rimaste di un percorso in terra battuta scavato tra le rocce da una ruspa un decennio fa, nel tentativo di costruire una via di comunicazione tra Longi e il Paratore, passando dalla Stretta. Di questo percorso oggi è rimasto ben poco e quel che è rimasto è difficilmente percorribile a causa della presenza di numerose frane e di una macchia mediterranea fitta e infestante che ha riconquistato il terreno precedentemente perso. Il percorso è lungo e pieno di insidie a causa della fitta vegetazione spinosa all’interno della quale occorre districarsi. Si scende obbliguamente in direzione valle avendo di fronte i due costoni color arancio delle rocce che a destra e sinistra sovrastano la Stretta. Arrivati alla fine del percorso per accedere al fiume bisogna superare una ripidissima parete a pendenza quasi verticale e da qui scendere nel netto del fiume. Si arriva proprio in un punto molto particolare della Stretta, infatti, scendendo si passa al di sopra di un enorme masso alto anche più di 5 metri, che con la sua mole occupa l’intera gola appoggiandosi sulle due sponde opposte del fiume e sul letto. Al di sotto di questo macigno si ingrottano le acque del fiume in un percorso coperto dalla roccia e lungo una quindicina di metri. Questa galleria è ad altezza di uomo ma non è percorribile neanche con gli stivali alti in quanto le acque al suo interno sono profonde oltre i 2 metri. Sul macigno che forma questa bellissima galleria cresce la vegetazione spontanea del fiume e qualche piccolo albero. Sulla sponda galatese è possibile ammirare un bellissimo torrione di roccia, alto una decina di metri, rivestito di una lussureggiante verdissima edera,  completamente mimetizzato nella vegetazione esistente. Sembra una sentinella nascosta, posta a guardia dei tesori del fiume. Scendere dal macigno e raggiungere il letto del fiume è piuttosto difficoltoso, come estremamente difficoltoso è muoversi in tutto il percorso che scende a valle o che sale a monte di questa posizione. Noi decidiamo di scendere prima a valle e poi, dopo aver raggiunto la cascata di risalire a monte. Lo scenario a valle è strepitoso, la gola è dominata dalle altissime pareti verticali che si innalzano dalle due sponde del fiume, lasciando passare le acque   in tortuosi percorsi scavati in mezzo ai grandissimi massi grigi che, come monumenti, si ergono in mezzo al letto del fiume. Questi massi di dimensioni spesso superiori ai 3-4 metri nella parte che fuoriesce dal terreno, sono collocati con una armoniosa disposizione che conferisce a tutto l’ambiente un fascino architettonico di grande effetto. Rotolati giù dalla costante e millenaria azione dell’acqua, sembrano evocare leggende antiche di maghe che per fuggire dall’attacco di una banda di giganti, si sono nascoste all’interno della stretta dove  hanno formulato un sortilegio con cui hanno pietrificato e  immobilizzato per sempre nel letto del fiume i pericolosi inseguitori.  Rispetto alla gola a valle della cascata qui la stretta ha un aspetto ancora più selvaggio e primordiale. E’ un ambiente precario, in continua evoluzione, soggetto nell’assetto a notevoli mutamenti. La forza dell’acqua e l’imponenza  delle piene del fiume hanno  lasciano sulle durissime rocce evidenti segni che si possono immediatamente cogliere nelle superfici levigate e scavate del letto  roccioso su cui scorrono le acque e nei solchi scavati e levigati sulle dure pareti laterali. A volte sorprende trovare questi segni freschi ad un’altezza  dal livello del greto anche di due e più metri, proprio a sottolineare la notevole capacità di piena del fiume. Considerato che il letto è fortemente delimitato in larghezza dalle strette pareti verticali della gola, le acque delle piene non hanno possibilità di esondare lateralmente, cosicché sono costrette a far gonfiare notevolmente il fiume che, in tali condizioni scorre impetuoso ricoprendo in altezza  per diversi metri tutto il fondo della gola. Procedendo a valle occorre fare diversi attraversamenti del fiume e nei punti corrispondenti ai salti d’acqua è necessario scavalcare le pareti rocciose laterali per andare avanti. Gli stivali alti sono obbligatori, ma non sempre sono sufficienti, in certi casi, infatti, occorre bypassare il greto risalendo e ridiscendendo i grandi massi che costituiscono le spalle del fiume. Lo spettacolo è veramente unico ed è impossibile non restare incantati dalla straordinaria bellezza di tutto il contesto.

Ogni elemento sembra disposto con grazia e buon gusto per accrescere la bellezza di tutto lo scenario. Immediatamente la mente vola al grande Architetto: il Creatore.  Qui, essendo completamente assente la presenza dell’uomo, più che in ogni altro posto sembra di potere vedere ancora impresse nella roccia le Sue possenti e laboriose mani. Si respira ancora il profumo vergine della creazione, di una creazione tuttora immacolata, intatta e in continua evoluzione. Uno spazio tutto di Dio, ove, ci sentiamo ospiti onorati ma, anche, al contempo, intrusi.  Guardiamo ammirati, con stupore e grande meraviglia, ma non osiamo spostare una pietra, spezzare un ramo, calpestare un cespuglio. Avanziamo sentendoci ospiti e come tali abbiamo l’atteggiamento di chi entrando nella casa di un grande re, chiede permesso, aspetta che la servitù gli dica come comportarsi, dove sedersi, dove aspettare e cosa fare. Allo stesso tempo abbiamo la grandissima gioia di potere essere ammessi a questa stupenda corte reale, per ammirarne gli affreschi, le sculture, le architetture, i prodigi, e ogni altra meraviglia. E mentre nei palazzi reali tutte queste cose sono solo il tentativo di una imitazione della realtà, qui esse sono vere e perfette, perché realizzate direttamente da Dio.

Proseguiamo e raggiungiamo uno dei tratti più belli, quello a ridosso della cascata. Siamo al piano superiore del salto, ci collochiamo sul masso rosso che, impigliato nella morsa della stretta, restringe la sezione del fiume, creando un grosso getto a pressione, attraverso il quale tutta l’acqua del fiume si  butta giù in un unico salto, compiendo un volo di 4-5 metri. Andare oltre è impossibile per gli stessi motivi per cui non è consentito risalire la cascata. In  questo punto si gode una delle più belle viste della Stretta. A valle, sotto i nostri piedi, in un profondo e lungo canale, largo pochissimi metri, scavato in mezzo alle possenti e alte rocce laterali che costeggiano le sponde del fiume, scorre l’acqua della  cascata, in uno spettacolare e sinuoso percorso. A monte, le stesse acque, prima di gettarsi nella cascata, rimbalzano in mezzo agli altissimi macigni che occupano il letto del fiume, creando uno spettacolo unico e indescrivibile. Questo è il punto in cui decidiamo di fermarci per godere il più possibile questa grande visione di rocce, cascate, gole e strette. Dopo avere scattato le foto, ritorniamo sui nostri passi e raggiungiamo la posizione in cui ci siamo immessi nel fiume. Con una certa difficoltà,  superiamo l’ingrottamento e proseguiamo risalendo la Stretta.   Il paesaggio si mantiene immutato, alternando zone inaccessibili, strette e accidentate a zone meno disagiate. Per proseguire occorre  guadare il fiume in più punti, mentre in corrispondenza di piccole cascate e di profonde e strette piscine, occorre continuare a scavalcare le impervie, ripide e pericolose, pareti laterali. In questo scenario di impareggiabile fascino continuiamo a procedere per centinaia e centinaia di metri. Spesso nelle piscine è possibile avvistare piccoli gruppi di pesci. Andando ancora avanti, le rocce e il terreno cominciano a colorarsi di rosso intenso, dando al fiume un nuovo aspetto, ancora più affascinante. La gola pur mantenendosi molto stretta alla base, nella parte superiore si apre alla luce lasciandosi illuminare. In prossimità del fiume tutta la gola è rivestita di una lussureggiante vegetazione boschiva, che dall’alto impedisce di vedere all’interno della stessa gola, mentre dal basso sovrasta il fiume chiudendolo in una galleria di verde. Il colore rosso delle rocce è fortemente esaltato dall’effetto bagnato dovuto alle acque del fiume. Su altre pareti verticali, invece, il continuo stillare delle falde superiori permette la proliferazione di ampie zone muschiate che come vellutati tappeti ornano di murales i vari corridoi della Stretta. Risalendo ancora la Stretta, prima di arrivare all’antico mulino utilizzato per la produzione di tessuti impermeabili, sito su un piccolo altopiano della sponda di Longi, la gola  si chiude nuovamente con un forte restringimento del letto del fiume. Ovviamente siamo di nuovo di fronte ad un ennesimo salto di acqua completamente inaccessibile. Il fiume si fa nuovamente profondo e le pareti che lo racchiudono scendono a picco sulle sue sponde laterali. Si rinnova lo spettacolo di una selvaggia natura che si impone con la sua forza e la sua straordinaria bellezza. In questo caso siamo costretti a risalire la parete di Longi per trovare una via d’uscita. Con tanta difficoltà superiamo anche questo  ostacolo acquistando una posizione aerea dalla quale è possibile dominare, come in un volo, tutto lo scenario di questo ultimo stretto, impervio e suggestivo corridoio della Stretta. Dopo 5 ore di escursione ci prendiamo una pausa per goderci in totale rilassamento la magnifica  bellezza della Stretta e per lodare e ringraziare il buon Dio per il grande dono concessoci anche oggi. Quindi, vista l’ora tarda, decidiamo di risalire il costone di Longi alla ricerca della via di ritorno.

Capo d’Orlando, 12/05/2012

Dario Sirna

 

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