SORGENTI

NEBRODI – SORGENTE NOCERA

Durante l’escursione al Lago Tre Arie, lungo il cammino effettuato sulla dorsale dei Nebrodi avevamo notato, sul versante esterno delle montagne che a Nord racchiudono il catino di questa area umida, delle strane strutture in muratura di pietra, molto simili a dei grandissimi recinti.

L’aspetto antico e inusuale di queste strutture chiuse sui quattro lati e senza tetto,  ha attirato tanto la nostra attenzione da convincerci ad effettuare un’escursione proprio su queste montagne. Nella stessa zona, a pochissimi metri di distanza dalle suddette strutture, avevamo notato, sempre da lontano, la presenza di un forte fenomeno di erosione della fiancata centrale della montagna. Le alte pareti color antracite, profondamente scavate dalle acque meteoriche, mettevano completamente a nudo la struttura della montagna. L’escursione di oggi si svolge proprio in questo particolare luogo. Per arrivare sul posto abbiamo percorso la trazzera che si sviluppa sulla dorsale dei Nebrodi e raggiunto il bivio per Tortorici ci siamo immessi in una bretella laterale  diretta  a Sud, mantenendoci alle falde del Monte del Moro e camminando parallelamente all’impluvio che dalla dorsale scende verso il grande Fiume Alcantara. Dopo circa 500 metri di strada in discesa, sulla destra abbiamo incontrato un secondo impluvio avente asse parallelo alla dorsale e trasversale all’asse del  corso d’acqua che stavamo discendendo. Proprio in corrispondenza del punto di convergenza dei due torrenti abbiamo cambiato direzione di cammino, inoltrandoci, in salita, verso la Portella del Lago Tre Arie. La trazzera che congiunge questi due punti passa attraverso le aree che abbiamo deciso di visitare. Tutta la zona, a parte la faggeta che ricopre le sommità del catino del Tre Arie, è completamente spoglia. Salendo, sulla destra, i pendii dell’impluvio sono in parte coltivati a grano e in parte abbandonati a pascolo. Nelle poche aree coltivate la messe comincia a biondeggiare conferendo al paesaggio un delicatissimo tono che sfuma nell’oro. Sulla sinistra, invece, si cominciano a vedere, sempre più vicine e grandi, le strutture murarie in pietra verso cui siamo diretti. I recinti hanno forma quadrangolare e sul perimetro esterno sono circondati da muri in pietra alti oltre  3 metri. Tutte le strutture hanno una sola porta d’accesso, installata sul lato che prospetta a Nord, il più vicino alla strada che passa nella zona. All’interno  e al centro di queste strutture è presente una seconda struttura in pietra, in parte interrata, avente anch’essa una porta. Da lontano sembrano recinti realizzati per chiudere le mandrie e per esercitare al sicuro tutte quelle attività che fanno parte della pastorizia. Finalmente raggiungiamo uno di questi recinti e scopriamo che in realtà sono opere di protezione dell’area di salvaguardia di sorgenti idriche destinate ad acquedotti. La conferma viene dall’iscrizione incisa sull’architrave di una di esse: Sorgente Nocera. Le aree così delimitate, con gallerie sotterranee di emungimento, bottini di raccolta, serbatoi di accumulo, sono almeno 5. Tutte attingono alla falda della stessa montagna, ad una quota che, ad occhio, sembra corrispondere alla quota del lago Tre Arie, e in effetti questo Lago si trova proprio alle spalle della falda in questione. Le strutture sono molto particolari per le loro geometrie e per le loro posizioni, e con i loro muri di recinzione in pietra, molto simili a fortificazioni medievali, destano  un grande fascino. All’interno proteggono un tesoro preziosissimo per la vita:  l’acqua. Avvicinandoci ulteriormente ai recinti sentiamo il rumore di abbondanti acque in caduta provenire proprio dall’interno delle strutture.  Assaggiamo l’acqua della fontana esterna e dal suo dolce sapore e dalla sua bassa temperatura riusciamo ad apprezzare e a capire il perché di quelle laboriose opere in pietra.

Esse custodiscono al loro interno un vero e proprio tesoro, che il buon Dio ci ha donato per farne un sapiente uso. Ci sono elementi, come l’acqua, il sole, il giorno, la notte, etc., che noi tutti diamo per scontati e dovuti. Sarebbe meglio, invece, vista la loro preziosa ed indispensabile utilità, considerarli dei doni al pari di molti altri doni che valutiamo più importanti. La loro quantità e la loro disponibilità continua sono condizioni indispensabili per la vita sulla Terra. La circostanza che ce li fa vedere e avere continuamente disponibili non deve assolutamente farci sottovalutare la loro fondamentale importanza nella vita del genere umano. Ringraziamo e lodiamo Dio per la grazia di questi indispensabili e meravigliosi elementi, che oltre a garantirci la vita, ci regalano anche lo gioia della loro bellezza.

Siamo anche nelle immediate vicinanze della zona fortemente erosa, decidiamo perciò di fare un’escursione al suo interno. Ci avviamo verso di essa e notiamo subito come l’erosione fortemente accentuata abbia scavato in profondità una strettissima valle a V, le cui pareti alte circa 20 metri sono di un materiale dal colore grigio scuro e lucente che  non ha né la consistenza sciolta della terra  né la consistenza solida della roccia. Ci arrampichiamo, cercando di seguire il percorso del torrente  che all’interno del corpo eroso scava  il suo letto. Più ci addentriamo e più la struttura assume una architettura particolare che contrasta fortemente con le dolci linee delle colline soprastanti e fronteggianti. Il tutto sembra una profonda  ferita nel fianco della montagna, scavata nel tempo da un violento ruscellamento di acque meteoriche, oltre che dall’azione fortemente erosiva del grande gelo invernale e della neve. I fianchi laterali sono inoltre soggetti ad un evidente movimento franoso che acuisce l’erosione, favorendo ulteriormente il cedimento degli stessi. Sul posto sono presenti i segni di interventi di risanamento conclusisi con un totale fallimento. Sulla parte alta di questo piccolo impluvio la gola si stringe fortemente fino a diventare un corridoio impraticabile. Lo aggiriamo, risalendolo dai versanti meno ripidi e raggiungiamo il punto più alto, sotto i rami dei primi esemplari della soprastante faggeta. Successivamente, scendendo all’esterno dell’area erosa, attraversiamo nuovamente la zona in cui ricadono i recinti in pietra delle sorgenti e soddisfatti per l’interessante escursione  riprendiamo la via del ritorno.

Capo d’Orlando, 01/07/2012

Dario Sirna

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