MARCO 9, 41-50
Buongiorno a tutti,
il cammino di oggi ci invita a seguire i sentieri tracciati dai seguenti versi del Vangelo di Marco:
“41Chiunque infatti vi darà da bere un bicchiere d’acqua nel mio nome perché siete di Cristo, in verità io vi dico, non perderà la sua ricompensa.42 Chi scandalizzerà uno solo di questi piccoli che credono in me, è molto meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare. 43Se la tua mano ti è motivo di scandalo, tagliala: è meglio per te entrare nella vita con una mano sola, anziché con le due mani andare nella Geènna, nel fuoco inestinguibile. [ 44] 45E se il tuo piede ti è motivo di scandalo, taglialo: è meglio per te entrare nella vita con un piede solo, anziché con i due piedi essere gettato nella Geènna. [ 46] 47E se il tuo occhio ti è motivo di scandalo, gettalo via: è meglio per te entrare nel regno di Dio con un occhio solo, anziché con due occhi essere gettato nella Geènna, 48doveil loro verme non muore e il fuoco non si estingue. 49Ognuno infatti sarà salato con il fuoco. 50Buona cosa è il sale; ma se il sale diventa insipido, con che cosa gli darete sapore? Abbiate sale in voi stessi e siate in pace gli uni con gli altri».”
Il Vangelo di oggi ci invita a dare importanza alla presenza di Cristo nella vita dei nostri fratelli. Mettere Cristo al centro delle nostre relazioni sociali significa accogliere la presenza di Dio nei fratelli che ci stanno accanto. Esattamente il Vangelo ci mostra come l’essere di Cristo, l’appartenere a Cristo, sia per Dio un valore importante del cui rispetto sarà chiesto conto a ciascuno di noi. Attenzione che il Vangelo non si limita a prendere in esame solo le relazioni con i terzi, ma prende in considerazione anche le relazioni con noi stessi. Chi riconosce in noi la presenza del Signore e per rendere omaggio a tale presenza offre a noi stessi le attenzioni della sua carità verrà premiato dal Signore, analogamente chi invece sapendoci di Cristo, offenderà noi, avrà offeso Cristo e verrà perciò punito. L’invito del Signore è dunque a riconoscere in ogni uomo la sua immagine e, in virtù di essa, a rispettare ogni fratello attraverso la carità, l’amore, il bene, la comunione di vita. Amare i fratelli significa amare Dio, far loro del male significa offendere Dio. L’amore per Dio non è infatti qualcosa di astratto, non è sentimentalismo, non è devozione, non è misticismo, ma è qualcosa di molto pratico che si concretizza nelle nostre relazioni con gli altri. La relazione con un “tu” è la sede principale in cui ci viene richiesto di manifestare e vivere la nostra fede, di darle adempimento, di farla crescere, di farla sbocciare e maturare. Se questo non avviene la fede rimane pura teoria o nel migliore dei casi sentimentalismo, intimità senza frutto, doppiezza di vita, sdoppiamento di personalità. Nella relazione con un “tu” abbiamo invece la possibilità di sperimentare direttamente cosa significa amare Dio, cosa significa fare comunione, cosa significa essere di Cristo, cosa significa mettere Cristo al centro della nostra vita e renderlo nostro Signore, nostro Sovrano, nostro Sposo. La stessa cosa vale nel nostro rapporto con il nostro essere. Nel Vangelo si parla di organi vitali del corpo, ma è ovvio che una mano, o un piede, o un occhio etc di per sé non è motivo di scandalo. Motivo di scandalo è invece quella parte di noi stessi che rende questi organi strumento del peccato, quella parte del nostro cuore che abusa del nostro corpo per compiere il male e offendere tramite esso l’amore di Dio. Il corpo umano è tempio del Signore, esso va dunque tenuto sempre candido e splendente. Perché ciò possa verificarsi è necessario liberasi dello spirito che induce il nostro cuore a sporcare il nostro corpo. Liberarsi di tali membra qui significa liberarsi delle cause che li rendono impure. Nel nostro cuore non possiamo pensare di servire Dio e contemporaneamente di servire anche il demonio. Cristo non può condividere la nostra persona con il peccato, dobbiamo perciò permettere a Cristo di trovare in noi accoglienza totale, assenza di compromesso, pienezza di amore. Anche in questo caso ogni gesto fatto in noi per crescere nella carità sarà un gesto d’amore fatto a Cristo, ogni sforzo compiuto per mantenere puro il nostro cuore e per difenderlo dagli attacchi del male e dalla contaminazione con il peccato sarà un atto di amore verso Dio. Essere dunque in pace “gli uni con gli altri” e con se stessi è il segreto fondamentale per vivere la fede e per fare del nostro rapporto con Cristo un rapporto reale, un contatto vero. E’ la presenza di Cristo in noi che dà senso, gusto e sapore alla nostra esistenza. Senza tale presenza noi non possiamo conoscere la sapienza di Dio e non possiamo neanche vivere il nostro destino, restiamo creature non realizzate. E’ sempre grazie alla presenza di Cristo che il nostro cuore può diventare in noi un fuoco che brucia non per se stesso ma per il mondo intero.
Capo d’Orlando, 27/02/2014
Dario Sirna.