“SIAMO STIRPE DI DIO”

ATTI DEGLI APOSTOLI  17, 22-32

Buongiorno a tutti,

la Parola che oggi ci indica il cammino da percorrere è tratta dai seguenti versi degli Atti degli Apostoli:

22Allora Paolo, in piedi in mezzo all’Areòpago, disse: «Ateniesi, vedo che, in tutto, siete molto religiosi. 23Passando infatti e osservando i vostri monumenti sacri, ho trovato anche un altare con l’iscrizione: «A un dio ignoto». Ebbene, colui che, senza conoscerlo, voi adorate, io ve lo annuncio. 24Il Dio che ha fatto il mondo e tutto ciò che contiene, che è Signore del cielo e della terra, non abita in templi costruiti da mani d’uomo 25né dalle mani dell’uomo si lascia servire come se avesse bisogno di qualche cosa: è lui che dà a tutti la vita e il respiro e ogni cosa. 26Egli creò da uno solo tutte le nazioni degli uomini, perché abitassero su tutta la faccia della terra. Per essi ha stabilito l’ordine dei tempi e i confini del loro spazio 27perché cerchino Dio, se mai, tastando qua e là come ciechi, arrivino a trovarlo, benché non sia lontano da ciascuno di noi. 28In lui infatti viviamo, ci muoviamo ed esistiamo, come hanno detto anche alcuni dei vostri poeti: «Perché di lui anche noi siamo stirpe». 29Poiché dunque siamo stirpe di Dio, non dobbiamo pensare che la divinità sia simile all’oro, all’argento e alla pietra, che porti l’impronta dell’arte e dell’ingegno umano. 30Ora Dio, passando sopra ai tempi dell’ignoranza, ordina agli uomini che tutti e dappertutto si convertano, 31perché egli ha stabilito un giorno nel quale dovrà giudicare il mondo con giustizia, per mezzo di un uomo che egli ha designato, dandone a tutti prova sicura col risuscitarlo dai morti». 32Quando sentirono parlare di risurrezione dei morti, alcuni lo deridevano, altri dicevano: «Su questo ti sentiremo un’altra volta».33Così Paolo si allontanò da loro. 34Ma alcuni si unirono a lui e divennero credenti: fra questi anche Dionigi, membro dell’Areòpago, una donna di nome Dàmaris e altri con loro.”

Questo brano degli Atti degli Apostoli proietta il passato di Atene nel nostro presente e ci fa vedere come in un film lo stato di salute della nostra fede. La situazione di Atene al tempo dell’evangelizzazione di San Paolo non differisce infatti molto dalla attuale condizione di paganesimo del mondo. Il problema non è che ci sono delle regioni del pianeta in cui la religione cristiana non è ancora arrivata e Cristo non è stato ancora annunciato, il problema più grave è che nei popoli ove tale religione ha piantato e fondato le sue radici per poi diffondersi altrove essa è gravemente minacciata da un serio ritorno al paganesimo. Ovviamente non stiamo parlando del ritorno al culto degli dei della antica Grecia, ci sono oggi altre forme di paganesimo, efficaci non meno delle pratiche dei popoli antichi nell’allontanare l’uomo dalla verità di Dio, della vita e dell’amore.  Il discorso tenuto da San Paolo nell’Areopago è un discorso quanto mai attuale e valido nell’annunzio della Salvezza procurataci da Dio. In sostanza Paolo pone l’attenzione sul credo, facendo emergere come sia molto più conveniente per l’uomo dedicarsi al culto e alla vita di fede di un Dio che non è forgiato da mani artistiche, che non è una statua di metallo prezioso, ma che è autore di tutto quanto esiste, della vita e dell’amore. La novità annunciata da San Paolo sta non tanto nel condannare il paganesimo come stupida invenzione umana che rende l’individuo schiavo del nulla e soggetto al potere del male, novità già compresa dalle menti più raffinate del tempo, quanto nell’indicare la persona di Gesù Cristo come persona vera attraverso la quale è possibile accedere alla salvezza, a Dio, alla vita eterna. Il Dio ignoto che tutti noi temiamo e che sappiamo esistere per via della sua evidente onnipotenza, con Cristo, da invisibile e sconosciuto, diventa visibile, accessibile e rivelato. Il passo è fondamentale e la novità annunciata da San Paolo è urgente anche ai nostri tempi, perché molto spesso oggi e sempre con maggiore forza, l’uomo regredisce nella sua conoscenza di Dio e nel suo rapporto con Lui, rifugiandosi in un individualismo religioso molto preoccupante e pericoloso. Un individualismo che è pura eresia, in quanto vede il sorgere di tanti credi religiosi quante sono le menti e i cuori che attratti dalla necessità e dal desiderio di cercare Dio, lo trovano non nella fede in Cristo, professata dalla Chiesa, ma in qualsiasi altro luogo pagano che formula teorie e tesi non ispirate dallo Spirito Santo ma dal maligno.  Cristo emerge su tutti i credi, su tutte le religioni e tutti i culti del mondo perché egli è risorto dai morti e nella realtà dell’uomo ha vinto per sempre con l’amore sia il peccato, sia la morte, sia il maligno. La novità della risurrezione è novità che oltre ad accreditare Cristo, promuove l’amore vero, novità che ci rivela le intenzioni di Dio nei riguardi dell’uomo, novità che avvicina l’uomo a Dio invitandolo a una vita di comunione nell’amore, novità che indica il linguaggio divino e introduce l’uomo alla relazione con Dio. La rivelazione del Dio ignoto avviene ad opera di Cristo e in Cristo essa diventa completa con il dono dello Spirito Santo, realtà senza la quale non è possibile comprendere la verità, la risurrezione e la salvezza, né è possibile conoscere e vivere l’amore. Cristo risorto non è una teoria della mente umana, ma una realtà storica, vissuta e professata da testimoni che per essa hanno dato la vita con il martirio.

Capo d’Orlando, 13/05/2015 Dario Sirna.   500 Primavera alla Badessa-0002 - Copia

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