MATTEO 8, 32-38
Buongiorno a tutti,
il cammino di oggi è suggerito dai seguenti versi del Vangelo di Matteo :
“32Usciti costoro, gli presentarono un muto indemoniato. 33E dopo che il demonio fu scacciato, quel muto cominciò a parlare. E le folle, prese da stupore, dicevano: «Non si è mai vista una cosa simile in Israele!». 34Ma i farisei dicevano: «Egli scaccia i demòni per opera del principe dei demòni». 35Gesù percorreva tutte le città e i villaggi, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e guarendo ogni malattia e ogni infermità. 36Vedendo le folle, ne sentì compassione, perché erano stanche e sfinite come pecore che non hanno pastore. 37Allora disse ai suoi discepoli: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai!38Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe!».”
Quale differenza esiste tra il muto indemoniato e i farisei ostili? Nel caso del muto un demonio impedisce alla persona di vivere, di parlare di Dio e di annunciare la sua salvezza e il suo amore. Nel caso dei farisei è il loro cuore incattivito e malvagio che si rende ostile a Dio, ne ostacola il disegno di salvezza e impedisce loro di scoprire e vivere il gusto profondo della vita. La differenza è sostanziale perché, come vediamo, mentre nel primo caso il Signore ha il potere di liberare l’uomo vittima dello spirito maligno, nel secondo caso Egli non può fare proprio nulla contro la cattiveria del cuore. Questa cattiveria è talmente grande da condurre i farisei ad accusare Cristo di essere il capo dei demoni, ossia un demonio molto potente e temibile, capace di comandare su tutti gli altri demoni. L’accusa è veramente bassa e cattiva, talmente cattiva da competere con la malignità dei demoni stessi. Contro il cuore malato di cattiveria, di invidia, di egoismo, di superbia e di avarizia, Dio non può fare nulla. L’amore ha il potere di comandare i demoni, ma non ha il potere di imporsi con la forza ai cuori. L’amore libera, ma non costringe, l’amore guarisce, ma non ferisce, l’amore dona, ma non prende, l’amore è spontaneo, ma non forzato, l’amore è disinteressato, ma non calcolato, l’amore si offre, ma non comanda, l’amore obbedisce, ma non tradisce, l’amore si propone, ma non abbandona. Contro la malignità dei cuori induriti dall’egoismo e dalla vanità, l’unico rimedio che esiste è la conversione. Anche in questo caso l’opera è voluta e realizzata da Dio, ma i tempi a volte sono più lunghi e le strategie non sono evidenti come nel caso di malattie, infermità e demoni, perché il lavoro manca della collaborazione di chi deve ricevere il bene, manca della sua libera volontà di guarigione. Un cuore può essere guidato da Dio verso la conversione solo se nel cuore c’è già un principio e un desiderio di conversione, solo se esso non si chiude in se stesso con un no irremovibile e testardo alle continue proposte avanzate da Dio. Se la persona si mette in discussione e si lascia interrogare da Dio, essa ha la possibilità di essere guarita e salvata dal Signore, esattamente come un indemoniato, ma nel caso in cui la coscienza dell’uomo è contraria a Dio, Egli non potrà fare nulla. La malvagità del cuore allontana l’uomo da Dio, lo rende schiavo di se stesso e del male, lo sfianca, lo disorienta, lo confonde, lo riduce alla povertà e alla miseria, lo rende arido e infelice, lo fa vagare nel nulla, sotto la guida del niente, alla ricerca del vuoto, per lasciarlo scontento, triste, solo e sempre più incattivito. Il Signore ha compassione di noi, comprende la nostra condizione, vede la nostra grande difficoltà, scorge in ognuno di noi una “messe abbondante”, un lavoro infinito, un impegno che richiede un sacrificio illimitato. Per questo non è sufficiente il lavoro di pochi discepoli, ma occorre che Dio mandi nel mondo un numero cospicuo di operai che si mettano al servizio dell’amore per dare ad ogni uomo una possibilità infinita di occasioni per la sua conversione, per offrire ad ogni individuo una chance in più. La preghiera innalzata a Dio perché incrementi il numero di operai da introdurre nella messe è perciò un vantaggio che non si riversa solo sugli altri, ma che interessa in prima persona ciascuno di noi, perché ci consente di accrescere le nostre opportunità di salvezza e le nostre occasioni di crescita nella vita e nella pratica dell’amore, oltre che nella conoscenza di Dio.
Capo d’Orlando, 08/07/2014
Dario Sirna.