“SEI TU COLUI CHE DEVE VENIRE O DOBBIAMO ASPETTARE UN ALTRO?”

LUCA 7, 19-23

Buongiorno a tutti,

dai seguenti versi del   Vangelo di Luca riceviamo le energie necessarie  al nostro cammino di oggi:

19 Li mandò a dire al Signore: «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?». 20Venuti da lui, quegli uomini dissero: «Giovanni il Battista ci ha mandati da te per domandarti: «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?»». 21In quello stesso momento Gesù guarì molti da malattie, da infermità, da spiriti cattivi e donò la vista a molti ciechi. 22Poi diede loro questa risposta: «Andate e riferite a Giovanni ciò che avete visto e udito: i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciata la buona notizia. 23E beato è colui che non trova in me motivo di scandalo!».”

 

La liturgia di questo tempo di avvento continua a proporci quei brani di Vangelo in cui si parla del Battista. Il nesso è evidente. Giovanni Battista come precursore del Messia avvia un processo di penitenza e di conversione al fine di preparare il popolo all’arrivo di Cristo. Il Battista è dunque una figura molto preziosa nello scenario del tempo di Avvento. Nel brano del Vangelo di oggi il Battista si trova in prigione. Egli dopo avere condotto una vita ascetica, fatta di povertà materiale, di preghiera, digiuni, di predicazione e di battesimi, viene ingiustamente catturato e incarcerato. Il brano ci permette di contemplare la bellezza interiore di questo eccezionale santo. Mentre egli si trova in prigione e la sua fede viene quasi quasi  messa alla prova egli non pensa a se stesso, ma continua a pensare alla sua missione. La nobiltà e santità del Battista sta nella sua capacità di sopportare la sofferenza della prigione e, successivamente il sacrificio del martirio, per amore del servizio da rendere a Dio. E’ vero che egli sembra avere dei dubbi su Cristo, ma ciò che lo nobilita è che la necessità di sciogliere tali dubbi non deriva dal suo interesse personale di mettere in salvo la sua vita, ma dal desiderio di continuare a perseverare e a servire fino alla fine la volontà di Dio. Egli trovandosi in prigione non manda a chiedere a Gesù di liberarlo, ma accetta il carcere. Sa che sta andando incontro alla morte e si preoccupa non di salvare la sua vita, ma di cercare di spendere quello che di essa gli rimane con il maggior profitto possibile per il servizio che sta svolgendo. Sua preoccupazione è adempiere la volontà di Dio, annunciare il Messia. Trovandosi in condizioni di imminente pericolo di vita ha la necessità di capire se Gesù è davvero il Messia annunziato dai profeti al fine di ottimizzare al meglio il tempo che gli rimane da vivere in funzione della sua missione. Non c’è una nobiltà più alta di quella di colui che mette tutta la sua vita in funzione della volontà di Dio. Il Signore risponde con le parole dei profeti, ossia con i segni che rivelano la presenza di Cristo nel mondo. L’attuazione di questi segni conferma le attese del Battista e con esse rinsalda la sua fede e il suo servizio, egli è perciò ora pronto a testimoniare con il martirio il suo servizio di profeta e di precursore del Messia. Nel tempo della nostra vita che importanza assume l’esempio del Battista ai fini della nostra personale testimonianza del Vangelo? Da questo interrogativo cerchiamo di sviluppare un cammino di conversione che ci permetta di imitare il Battista, e più in particolare Cristo, nell’impegno di accogliere e attuare la volontà di Dio nella nostra vita.

Capo d’Orlando, 17/12/2014

Dario Sirna.

 

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