“SE UNO OSSERVA LA MIA PAROLA, NON VEDRA’ LA MORTE IN ETERNO”

GIOVANNI 17, 3-9

Buongiorno a tutti,

il cammino di oggi si mantiene sulle vie tracciate  dal Vangelo di Giovanni, secondo quanto indicato dai  seguenti versi:

“In quel tempo, Gesù disse ai Giudei: «In verità, in verità io vi dico: “Se uno osserva la mia parola, non vedrà la morte in eterno”». Gli dissero allora i Giudei: «Ora sappiamo che sei indemoniato. Abramo è morto, come anche i profeti, e tu dici: “Se uno osserva la mia parola, non sperimenterà la morte in eterno”. Sei tu più grande del nostro padre Abramo, che è morto? Anche i profeti sono morti. Chi credi di essere?».
Rispose Gesù: «Se io glorificassi me stesso, la mia gloria sarebbe nulla. Chi mi glorifica è il Padre mio, del quale voi dite: “È nostro Dio!”, e non lo conoscete. Io invece lo conosco. Se dicessi che non lo conosco, sarei come voi: un mentitore. Ma io lo conosco e osservo la sua parola. Abramo, vostro padre, esultò nella speranza di vedere il mio giorno; lo vide e fu pieno di gioia».
Allora i Giudei gli dissero: «Non hai ancora cinquant’anni e hai visto Abramo?». Rispose loro Gesù: «In verità, in verità io vi dico: prima che Abramo fosse, Io Sono».
Allora raccolsero delle pietre per gettarle contro di lui; ma Gesù si nascose e uscì dal tempio.”

Il Vangelo di oggi ci pone di fronte ad un interrogativo molto interessante: al posto dei Giudei come ci saremmo comportati noi di fronte a Gesù? Oppure, se oggi un uomo della levatura di Gesù venisse nella nostra vita e ci dicesse di essere Figlio di Dio, di essere in grado di dare la vita eterna a chi fa quello che dice Lui, di conoscere Dio, di essere Lui stesso Dio, noi come reagiremmo? Senza dubbio alcuno lo prenderemmo per pazzo o per indemoniato e forse, come i Giudei, cercheremmo anche noi di ucciderlo o di metterlo a tacere. Cosa allora oggi ci permette di pensarla diversamente dai Giudei, di credere in Gesù e di accoglierlo nella nostra vita quale Figlio di Dio, quale Dio, quale nostro Salvatore, quale sorgente di vita eterna? La sua risurrezione e la sua ascensione al Cielo, nonché il dono dello Spirito Santo e della Chiesa. La risurrezione di Cristo è fondamentale nella nostra fede, essa dà credito a tutte le promesse fatte da Gesù e costituisce la prova inconfutabile che Lui è il Messia annunciato dai Profeti e descritto dalla Sacra Scrittura. Non è forse vero che nel momento della Crocifissione Gesù rimase completamente solo, abbandonato da tutti, tranne che dalla Madre, l’unica che aveva la certezza della divinità del Figlio? La fede vera in Cristo nasce solo dopo la sua risurrezione. Ciò vale anche per tutti i suoi discepoli, i quali nonostante avessero assistito a numerosi prodigi e miracoli, nonostante avessero udito la voce del Padre proclamare la divinità del Figlio, nonostante avessero assistito alla sua trasfigurazione, nonostante fossero stati da Lui adeguatamente preparati e istruiti, nel momento della grande prova, vacillarono nella loro fede non meno degli altri Giudei, l’Apostolo Pietro addirittura lo rinnegò. Questa è la realtà della vita terrena, questa è la realtà della nostra umanità. Una realtà meschina, povera, debole, una realtà che crede solo a quello che vede, una realtà che di fronte alle prove dimentica subito gli insegnamenti e il bene     ricevuti, una realtà dalla fede fragile e inconsistente, una realtà che di  fronte al dolore e alla sofferenza perde ogni riferimento, una realtà che se minacciata non sa più amare, dimentica la forza del bene, non è capace di perseverare nell’amore, non è capace più di mettere l’amore al primo posto.  Di fronte a questa realtà Cristo si presenta per quello che è: il Figlio di Dio, il Salvatore, Colui che nella sua Parola ci consegna la vita eterna, Colui che è in piena ed eterna comunione con il Padre, Colui che per noi può ottenere tutto dal Padre, Colui che ci insegna l’Amore, Colui che testimonia l’Amore, Colui che era prima di Tutto, Colui che ha tutto fatto e creato. Questo Cristo lo dice ai Giudei e lo dice ancora oggi a noi. Per quale motivo lo dice? Forse perché spera che noi crediamo alla sua parola? Egli sa che non sarà così, Egli sa che all’uomo non basta conoscere Dio e la sua Parola, che  per convincere l’uomo del Suo amore non è sufficiente che Dio passeggi con Adamo nel giardino dell’Eden, né che il Verbo si faccia carne e compia prodigi e miracoli, ci vuole ben altro. Ma prima che questo “altro” ci venga dimostrato e dato, affinché esso possa essere accolto e riconosciuto, e produca così i suoi benefici effetti su tutto il mondo, è però necessario che Dio si annunzi con la Parola, che stringa alleanza con l’uomo varie volte, che invii Profeti, che prepari i tempi, che invii il Figlio, che il Figlio si incarni e viva a diretto e stretto contatto con gli uomini e che li prepari a ricevere questo “altro” di cui abbiamo bisogno per potere credere. Il surplus che Dio ci dona per metterci nelle condizioni di credere di fronte ad una evidenza incontestabile è la Risurrezione. Per questo era necessaria la crocifissione, per questo era necessario che l’uomo uccidesse Dio per poi convertirsi e credere profondamente nella fondatezza dell’Amore di Dio, per questo era necessario che Dio testimoniasse all’uomo il suo infinito amore e il suo incontenibile desiderio di comunione con lui attraverso l’incarnazione del Figlio, la sua Passione, la sua morte e la sua Risurrezione. Il brano del Vangelo di oggi ci invita a riflettere su tutte queste realtà per saggiare la bontà e la forza della nostra fede, per mettere alla prova il nostro credo. Noi ci sentiamo forti in tal senso, ma messi di fronte alle durissime prove della vita, sappiamo veramente essere saldi nella nostra fede in Cristo Crocifisso e Risorto? Crediamo veramente che la sua Parola  se osservata proprio nel momento in cui ci viene molto difficile e costoso osservarla ci dà la sicurezza di non vedere mai la morte? O siamo anche noi, come i Giudei del Vangelo, ancora bisognosi di crescere nella fede e di approfondire il grande mistero della Risurrezione e il potente annuncio di Amore in esso contenuto?  Cristo ci invita a credere non a Lui ma alla Parola del Padre, a credere quindi a Lui in quanto Egli non cerca la sua volontà ma la Volontà manifestata dal Padre nella sua Parola. Se mettiamo a confronto la Parola di Dio contenuta nella Sacra Scrittura con la vita di Cristo, con i suoi pensieri, con le sue parole, con il suo comportamento, le sue opere e i suoi sentimenti, ci accorgiamo che tra queste due realtà esiste una perfetta corrispondenza, che Cristo cioè incarna perfettamente e pienamente la volontà di Dio, a noi manifestata attraverso la Sacra Scrittura. Possiamo dunque trovare nelle parole del Padre quella testimonianza che ci assicura la verità di Cristo.  Ciò ci invita a ritornare alla Sacra Scrittura, a trovarne il compimento e la pienezza nel Nuovo testamento e a fondare tutta la nostra vita su di essa al fine di conoscere e vivere in eterno l’Amore.

Capo d’Orlando, 26/03/2015

Dario Sirna.

 

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