SCALA DEI TURCHI – TERZO TRATTO
In questo reportage mostreremo la seconda parte del cammino da noi effettuato su questa scogliera di Realmonte. La zona della scogliera documentata è la stessa di quella vista nel precedente reportage, cambiano i punti di vista utilizzati per lo scatto delle foto in quanto sulla via del ritorno si è scelto un percorso completamente differente da quello utilizzato all’andata. |
Ciò ci permette di conoscere la bellezza della scogliera in maniera più completa facendocene apprezzare le numerose prospettive. Nello scorso reportage il cammino effettuato si è svolto tutto sulla parte alta del costone roccioso, con punti di vista orientati principalmente da est verso ovest e dall’alto verso il basso. In questo reportage, invece, faremo vedere come si presenta la scogliera inquadrata dal basso verso l’alto e da ovest verso est. Tali indicazioni sono di massima e non escludono ovviamente passaggi in cui il punto di vista utilizzato è totalmente opposto a quello prestabilito. La parte iniziale del reportage in verità ci mostra il completamento del cammino in salita con il raggiungimento del punto di inversione di marcia, seguono le prospettive in discesa, utilizzate durante il cammino effettuato per raggiungere la spiaggia e infine le foto del tragitto di rientro. Suggeriamo questo tipo di percorso perché le immagini che se possono ricavare sono davvero molto diverse e molto esaltanti, esse danno quindi una percezione del posto molto più affascinate e suggestiva, con un ritorno emozionale non indifferente. In merito dobbiamo precisare che in questo posto lo stato contemplativo può essere cercato e vissuto in modi completamente differenti. Oltre alla classica posizione seduta, in cui lo sguardo si riempie di immenso e si tuffa nella bellezza restando fermi in un punto strategico e particolarmente interessante, può essere utilizzata la postura in movimento, in cui lo spostamento del corpo in posizioni differenti è accompagnato da una contemporaneo movimento dello sguardo in direzioni completamente differenti e conseguentemente da un corrispondente cammino interiore. In questo secondo caso la mente viene sollecitata a compiere il suo viaggio spirituale attraverso un viaggio fisico in cui la bellezza naturale non è vista da un semplice punto fisso ma da una vera e propria strada, formata da una sequenza animata di punti fissi importanti, collegati tra loro e comunicanti. Questo secondo approccio potrebbe sembrare meno adatto allo stato contemplativo puro in quanto molto più soggetto all’attacco delle distrazioni, per questo motivo esso richiede una maggiore concentrazione, ma in una situazione come questa, in cui l’esuberanza e l’abbondanza delle meraviglie naturali è senza limiti, noi lo preferiamo e lo raccomandiamo, in quanto se fondato su una corretta impostazione è in grado di fornire risultati molto più soddisfacenti. Il luogo in questione invita a sentirsi in comunione con Dio, invita a cercare Dio, invita a lasciarsi trovare da Dio. Gli infiniti stimoli contemplativi che assalgono il soggetto lo pongono in condizione di muoversi in questa zona in compagnia di tutta la cittadinanza celeste, come se il Paradiso trovasse in questo punto del pianeta un luogo ove porre la sua dimora. In realtà la divisone tra cielo e terra, tra spirito e corpo, tra Paradiso e mondo è una divisione sentita e vissuta dall’uomo a causa della sua condizione prettamente terrena e corrotta, ma nel cosmo non esiste separazione tra il visibile e l’invisibile, tra lo spirito e la materia, tra l’anima e lo spazio, tra il sentimento e la ragione, tra l’amore e l’intelligenza, essendo ogni realtà creata da Dio e da Dio sostenuta, essendo l’impronta dell’amore divino presente e operante in ogni dove del creato e in ogni condizione dell’essere. Si tratta, dunque, di immergersi con un trasporto totale e pieno nella realtà che ci circonda approfittando dello stimolo offerto da alcune particolare situazioni e condizioni. In tal senso il luogo in questione si comporta come una porta che dà accesso alla verità e che libera l’uomo dalle catene a cui lo sottopone il suo limite terreno scaturente dall’io e dall’egoismo. Tale porta ha qui però una dimensione strutturale molto più ampia e molto più capiente, capace di estendersi in tutta l’area in questione e con un potere di conversione molto vasto. In questo posto la bellezza trova espressione in tutte le voci della natura, dai colori ai profumi, dai suoni alle forme, dai contrasti agli abbinamenti, procedendo secondo un ordine che ha come obbiettivo l’armonia, la pace, la riconciliazione, il benessere e l’amore. Ciò non significa che in questo luogo non soffi il vento della sofferenza e non precipiti la pioggia del dolore, ma che tali eventi della vita non abbrutiscono la persona, non la peggiorano, non la spingono alla solitudine e alla cattiveria, anzi al contrario la sollevano sulle ali della carità, ove la comunione divina consente di raffinare l’anima e di modellare la persona rendendola simile al Signore. Lo scirocco e le bufere si abbattono sulla scogliera della Scala dei Turchi senza tregua, ma non hanno potere di annientarne la bellezza o di macchiarne il colore, in quanto essa per grazia di Dio supera ogni avversità uscendone sempre vittoriosa e sempre più splendente. Analogamente le vicende della nostra vita si abbattono su di noi come uragani che non devono assolutamente allontanarci da Dio, ma, al contrario devono rafforzare il nostro amore per Lui e la nostra fede in Lui, facendoci crescere nella carità e modellandoci secondo la bellezza della Sua bontà.
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1) https://camminoin.it/2013/12/20/realmonte-scala-dei-turchi-prima-parte/
2) https://camminoin.it/2013/12/27/realmonte-scala-dei-turchi-seconda-parte/
Capo d’Orlando, 13/01/2014
Dario Sirna.