SALMO 75
Buongiorno a tutti,
il cammino di oggi è guidato dai versi del Salmo 75, di seguito riportato:
Dio si è fatto conoscere in Giuda,
in Israele è grande il suo nome.
È in Salem la sua tenda,
in Sion la sua dimora.
Là spezzò le saette dell’arco,
lo scudo, la spada, la guerra.
Splendido tu sei,
magnifico su montagne di preda.
Furono spogliati i valorosi,
furono colti dal sonno,
nessun prode ritrovava la sua mano.
Dio di Giacobbe, alla tua minaccia
si paralizzano carri e cavalli.
Tu sei davvero terribile;
chi ti resiste quando si scatena la tua ira?
Dal cielo hai fatto udire la sentenza:
sbigottita tace la terra,
quando Dio si alza per giudicare,
per salvare tutti i poveri della terra.
Persino la collera dell’uomo ti dà gloria;
gli scampati dalla collera ti fanno festa.
Fate voti al Signore, vostro Dio, e adempiteli,
quanti lo circondano portino doni al Terribile,
a lui che toglie il respiro ai potenti,
che è terribile per i re della terra.
Il Salmista dipinge sulla tela della lode e del canto le gesta valorose del Signore contro i ribelli, contro il male, contro i suoi nemici, contro i prepotenti, contro tutti coloro che Lo avversano nella storia e nella vita del suo popolo. Il Signore viene descritto come il trionfatore di Giuda, come Colui nelle cui mani è la pace, la stabilità, il benessere, la giustizia e la fede del suo popolo. E’ il Signore che ha stabilito la sua dimora nel popolo di Israele, è Lui che ha scelto di stare insieme a questo popolo ed è Lui che con la sua potenza lo sorregge. Tutto questo dice il Salmista avviene perché in Isdraele “grande è il suo nome”. Il popolo ha accolto la presenza di Dio nella sua esistenza e ha affidato a Lui il suo benessere e la sua sorte. Dio è per Isdraele un Dio vicino che si interessa direttamente della vita e delle vicende del suo popolo, prendendosi cura di esso con dovizia di dettaglio. Il canto elevato dal Salmista celebra proprio questo grande amore manifestato da Dio nei confronti del popolo e lo testimonia tramite fatti concreti che si realizzano nella vita e nella storia di Isdraele. In primo luogo viene celebrata la presenza stabile e vicina di Dio in mezzo al suo popolo, presenza che diventa strumento e mezzo attraverso la quale Dio garantisce la pace, distruggendo le armi nemiche e riconducendo all’impotenza tutti coloro che hanno intenzioni malefiche nei riguardi del suo popolo. L’amore del Signore non si ferma però alla realizzazione e al mantenimento della pace e della stabilità del suo popolo sulla Terra, ma va ben oltre perché interferisce direttamente con la giustizia. Dio si erge su Isdraele come giudice giusto che garantisce la vita del misero e del popolo proteggendolo dall’attacco del prepotente. Dio si schiera dalla parte degli umili e degli ultimi per assicurarne la salvezza. L’inno in tal senso si fa più alto e più intenso mettendo proprio in grande risalto l’amore di Dio per i deboli e gli indifesi. In loro favore Dio interviene nel mondo immobilizzando e riducendo all’arresa i più grandi re e i più potenti principi. Il canto è un invito a considerare le gesta compiuta dall’amore di Dio nella vita di ognuno di noi. Spesso molte azioni del Signore sono ritenute da noi talmente scontate e dovute che neanche vengono notate dal nostro cuore. L’uomo ha sempre bisogno di gesta eclatanti, di miracoli straordinari, di effetti speciali che con il loro manifestarsi indicano la presenza di una realtà capace di opporsi al regolare andamento della vita e del mondo. Se tutto nella nostra vita va secondo i nostri interessi è ordinario, nulla è dovuto a Dio, il merito è tutto nostro, se il mondo continua a girare e a compiere i suoi cicli vitali nulla è dovuto a Dio, il merito è della natura. Se invece un qualsiasi evento si oppone a tale andamento ordinario, se cioè si manifesta nella nostra esistenza una realtà capace di andare contro a tutto ciò che è scontato e a cui siamo abituati ad assistere, allora tale realtà ha un potere soprannaturale e quindi divino. Questo diffusissimo concetto di riconoscere la presenza della divinità nel soprannaturale e nel miracolo è un grave errore dell’uomo. Se il soprannaturale è collegato direttamente a Dio, il naturale a cosa è collegato? La nostra incapacità di leggere la presenza di Dio nella natura ordinaria che ci circonda è un limite molto grande che ci impedisce di vivere la stretta relazione a cui ci chiama Dio. La presenza di Dio nel mondo è alla portata di chiunque e si realizza proprio nelle vicende più normali della quotidianità della vita. Il sorgere e il tramontare del sole, le nuvole, le piogge, le stagioni, la vita, il regno vegetale, il regno animale, il cosmo e tutto il resto, sono elementi con cui ci relazioniamo in ogni istante. Tali elementi parlano di Dio, tali elementi annunciano Dio, la Sua presenza nella nostra vita e il Suo amore per noi. Dio talvolta è più vicino a noi di noi stessi, ma noi non riusciamo ad avvertire tale presenza, perché abbiamo completamente eliminato dalla nostra vita il desiderio dell’amore, sostituendolo con la scelta dell’egoismo. In Dio non esiste né il naturale, né il soprannaturale, in Dio tale distinzione è completamente annullata dall’unica vera e importante presenza, quella dell’amore. In Dio esiste solo l’Amore e se il nostro cuore vivesse per esso noi riusciremmo a incontrare Dio in ogni istante della nostra vita, trovandolo accanto a noi nelle quotidiane realtà della vita ordinaria. Quando l’uomo si ripiega tutto su stesso e impedisce alla luce divina di penetrare nell’ombra in cui egli si rifugia Dio scompare, Dio diventa un nemico, Dio diventa un lontano, Dio diventa distante, Dio non è più un “Tu” che ci protegge, un “Tu” che si prende cura di noi, un “Tu” che lotta quotidianamente contro la nostra mancanza di fede e di amore per impedirci di farci del male, per impedirci di isolarci, per impedirci di perdere il gusto della vita. Il Salmista ci ripropone tale gusto, il Salmista ci invita con il canto innalzato al Cielo dal profondo del suo cuore a ritrovare la gioia dell’esistenza nella continua manifestazione di amore fornitaci da Dio nelle vicende della nostra vita e della storia della nostra fede. L’obiettivo non è dunque solo quello di cantare la lode al Signore, ma quello parallelo di tornare a Lui, di riaprire il nostro cuore all’amore operante di Dio, di permettere cioè al Signore di prendersi cura di noi stessi fidandoci totalmente di Lui. Le parole del Salmista sono infatti un forte incoraggiamento a riscoprire la bellezza dell’amore divino e un invito a viverlo direttamente ponendosi sotto la Sua protezione.
Capo d’Orlando 22/01/2013
Dario Sirna
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