SANTI INNOCENTI MARTIRI

SANTI INNOCENTI

Buongiorno  e auguri di buon Natale a  tutti,

oggi la liturgia dell’ottava di Natale ci propone la testimonianza dei martiri innocenti. Nel Vangelo di Matteo, di seguito riportato, troviamo lo spunto necessario al nostro cammino:

MATTEO 2, 13 – 18

13Essi erano appena partiti, quando un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: «Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre, fuggi in Egitto e resta là finché non ti avvertirò: Erode infatti vuole cercare il bambino per ucciderlo».
14Egli si alzò, nella notte, prese il bambino e sua madre e si rifugiò in Egitto, 15dove rimase fino alla morte di Erode, perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta:

Dall’Egitto ho chiamato mio figlio.

16Quando Erode si accorse che i Magi si erano presi gioco di lui, si infuriò e mandò a uccidere tutti i bambini che stavano a Betlemme e in tutto il suo territorio e che avevano da due anni in giù, secondo il tempo che aveva appreso con esattezza dai Magi. 17Allora si compì ciò che era stato detto per mezzo del profeta Geremia:

18Un grido è stato udito in Rama,
un pianto e un lamentogrande:
Rachele piange i suoi figli
e non vuole essere consolata,
perché non sono più. ”

Il Vangelo di oggi ci aiuta a comprendere perché Cristo nasce povero, da una famiglia umile, durante un viaggio, all’interno di una grotta, nel disagio di una mangiatoia, nelle difficoltà del freddo, della fame e di un alloggio senza alcun confort. Certamente non per nascondersi ad Erode e per far morire altri bambini al posto suo, né per confondere l’umanità, né per passare inosservato agli occhi di tutti, ma per annunciare la pace, per consegnare questo immenso bene al mondo intero, per tranquillizzare l’uomo, per ricondurlo ai valori essenziali e importanti della vita, per indicare nella strada da Lui scelta nel suo cammino terreno la via che ogni uomo deve seguire se vuole raggiungere la felicità, se vuole incontrare Dio, se vuole riempirsi e nutrirsi di amore, se vuole ottenere il dono della salvezza. Certamente tutti ci stiamo chiedendo cosa centravano in tutto questo i bambini massacrati da Erode, certamente tutti ci stiamo chiedendo se era proprio necessaria la loro morte e se Dio non poteva impedirla e perché non l’ha impedita. Non possiamo assolutamente ritenere Dio responsabile della morte degli innocenti, la loro sorte è stata decisa e voluta da Erode e non da Dio. Il punto è che Erode li ha uccisi per paura di Dio, per paura di dover cedere il suo trono terreno all’atteso Messia. Egli lotta per difendere il suo potere e il suo egoismo. Pensa di lottare contro Dio, pensa di potere uccidere Dio, pensa di riuscire a sconfiggere il Signore ritenendosi capace di entrare in competizione con Lui. Ovviamente da questa sua presa di posizione ne esce completamente sconfitto. Con Dio non si può competere e per compete con Lui bisogna dapprima conoscere l’argomento oggetto della competizione. Una competizione con Dio è una condizione che stabilisce con Dio una relazione, ma con Dio le uniche relazioni possibili sono le relazioni amorose, cosicché per competere con Dio occorre prima imparare il linguaggio dell’amore e poi lanciarsi nella sfida. In tal caso si può avere l’impressione di gareggiare con Dio nell’amore, ma è solo un’impressione perché nessuno può elevarsi alle altezze dell’amore divino, anche se Dio permette che ciò avvenga per sua grazia e generosità. Può accadere, come fanno gli adulti che giocano  con i bambini, che Dio ci faccia provare l’ebbrezza della vittoria, ma è solo un suo modo di manifestarci il suo amore. Nel caso di Erode ci troviamo in una situazione completamente differente. Erode non parla il linguaggio di Dio, Erode non ha argomenti in comune con Dio, Erode non conosce il cuore di Dio, non pensa come Dio, non ragiona come Dio non ha nulla in comune con Lui. Egli dunque entra in competizione con Dio su un  argomento totalmente estraneo a Dio, mentre Dio infatti parla solo di amore,  Erode parla solo di male. La sfida lanciata da Erode a Dio è inesistente proprio perché affrontata su un campo estraneo a Dio. La conseguenza è che Erode non incontra Dio, non lo conosce, non lo affronta, non lo combatte e non lo vince, ma precipita sempre di più nel profondo baratro della sua pazzia. A pagarne le conseguenze sono i bambini innocenti, che prima ancora di conoscere il loro Salvatore e di mettersi sotto la sua protezione, inconsapevolmente, danno la loro vita per Lui. Non sanno perché muoiono e non sanno per chi muoiono, ma la loro morte illogica produce comunque un beneficio per tutti gli uomini. Abbiamo dunque ragione di celebrare la loro memoria e di rendere grazie a Dio per la loro vita in Cristo. Il Natale del Signore è in realtà il compimento del Natale dell’uomo, ma non di un nuovo natale terreno, ma di un natale che è rinascita alla vita eterna. Nascendo Cristo nel mondo il mondo stesso è riscattato dal potere della morte ed è proiettato nelle infinita dimensione temporale del Cielo. Questa nuovo natale dell’uomo si compie nella Pasqua, ossia nel passaggio, realizzato da Cristo e in Cristo, dell’uomo dalla realtà della Terra alla realtà del Paradiso. In questa nuova realtà la vita non ha un limite, non conosce la morte, non subisce la violenza, ma è tutta orientata nell’amore di Dio. L’innocenza dei bambini martiri è così ampiamente  ricompensata dal dono della vita eterna, un dono che supera di molto l’offerta del martirio.    Il Vangelo di oggi ci insegna allora a gioire per il Natale di Cristo in quanto esso rappresenta l’inizio della realizzazione del nostro natale celeste. E’, quest’ultimo, un natale che  comincia in questa vita con la conversione del cuore e il rifiuto del male. Per evitare che nel mondo si ripetano ancora oggi le stragi di martiri innocenti occorre immediatamente intraprendere questa via. Cristo è venuto sulla Terra per insegnarci tale cammino e per impedirci così di commettere altri gravi crimini come quello commesso da Erode.

Capo d’Orlando, 28/12/2013

Dario Sirna.

 

 

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