SAN MARCO D’ALUNZIO – ROCCE

SAN MARCO D’ALUNZIO – FIUME PLATANI – ROCCE

Siamo nel territorio di San Marco D’Alunzio e stiamo risalendo il tratto centrale della fiumara Platani. Siamo giunti sul posto percorrendo la strada di collegamento tra Caprileone e San Marco D’Alunzio. Dopo aver superato il Serro Coniglio la strada in questione comincia a scendere lungo il versante est della vallata del Platani.

Parcheggiamo la macchina nel fondovalle e ci immettiamo a piedi nel letto del fiume risalendolo verso la sorgente. Camminiamo per poche centinaia di metri e immediatamente sulla sinistra i ripidissimi versanti della gola ci offrono lo spettacolo delle rocce oggetto del reportage. Il versante in questione si butta nel fiume con forti strapiombi alti centinaia di metri. La roccia di cui gli strapiombi si compongono è identica alla roccia del Serro Coniglio, il quale altro non è che la continuazione a valle dello stesso versante di montagna. Per questo motivo anche queste pareti rocciose sono molto friabili e fortemente esposte all’azione erosiva dei fenomeni atmosferici e alle azioni destabilizzanti delle radici degli alberi, in genere lecci, che attecchiscono su questi versanti senza difficoltà, crescendo in posizioni di equilibrio fortemente precario. L’azione congiunta dei due agenti, acqua e radici, genera delle profonde fessure nei costoni rocciosi, divenendo causa determinante e scatenate del loro continuo frantumarsi e precipitare a valle. Questa premessa è utile per comprendere il fenomeno che ha interessato le rocce da noi esplorate. Siamo alle pendici delle Rocche del Crasto e nonostante ci troviamo nell’area di base del massiccio, questo si presenta in continua metamorfosi a causa, appunto, di questi eventi franosi che sconvolgono l’ambiente naturale nel quale si verificano, dando luogo a delle vere e proprie metamorfosi. Il costone visitato è stato oggetto di un forte e grande smottamento che non ha provocato danni a persone  e cose per la semplice circostanza che i luoghi ricadono nell’area disabitata della gola del fiume. Lo smottamento ha provocato lo slittamento dei piani verticali del costone con la conseguente formazione di estese aree lisce e colorate sulle due superfici rocciose che sono entrate in attrito. Sono proprio queste superfici ad attirare la nostra attenzione. Il lavoro dell’attrito sviluppatosi in seguito allo slittamento dei piani rocciosi ha eccellentemente esaltato il colore giallo della roccia creando dei bellissimi effetti cromatici naturali. Tutta  la zona è satura di una intensa luce dorata proveniente dalle rocce e dalle pareti create dallo smottamento. Enormi massi e grandi blocchi di roccia pura, staccatisi dalla soprastante montagna risultano accatastati alla sua base formando una disordinata, ma interessante, composizione architettonica di rocce dalle forme squadrate. La casuale disposizione di queste rocce ha creato in mezzo ad esse dei passaggi di singolare bellezza per la contemporanea combinazione di vari effetti di luce, colore  e forme.   Con grande prudenza ci avviciniamo alla zona in questione e cerchiamo di individuare dei varchi attraverso i quali potere raggiungere la parete rocciosa della montagna, alla cui base si trovano  le rocce più interessanti. La scalata è breve ma impegnativa perché il fondo naturale su cui dobbiamo muoverci è costituito da una vasta pietraia di piccoli massi e pietre  formatisi in seguito alla frantumazione delle rocce interessate dalle enormi forze scatenatesi durante la frana. Per andare avanti e raggiungere proprio il cuore della frana, a causa delle eccessive pendenze e dell’instabilità della pietraia, occorre appigliarsi lateralmente ai costoni facendo affidamento più sull’ancoraggio delle mani che sull’appoggio dei piedi. In questo modo riusciamo a inoltrarci all’interno dei vari cunicoli formati dal casuale accostamento dei grandi massi rocciosi precipitati giù dalla montagna. Riusciamo a passare persino  nei vuoti rimasti tra i piani di slittamento dei blocchi caduti. Nella frattura che ha diviso i massi si sono formati dei passaggi molto stretti ma altissimi e aperti nella parte superiore, simili a corridoi  naturali. Attraverso  questi passaggi percorriamo tutta la zona, riuscendo a fotografare sia la parte franata sia la parte ancora sana. Dal punto di vista paesaggistico, essendo il luogo chiuso all’interno della gola del torrente Platani offre pochi spunti di interesse, in quanto la visuale è fortemente penalizzata dai coni d’ombra della vallata,  mentre dal punto di vista naturalistico l’ambiente circostante è caratterizzato dalla tipica ricchezza delle aree fluviali dei Nebrodi. Le soddisfazioni più grandi ci giungono proprio dalle capacità contemplative che la natura in questi suoi aspetti molto particolari riesce a destare in chi le offre un minimo di attenzione. Grazie a questi fenomeni eccezionali, che ci richiamano alla mente gli eventi primordiali, ci abbandoniamo alla meditazione viaggiando sulle ali del tempo e raggiungendo  l’istante della creazione. Qui incontriamo il nostro amato Signore che con la sua  potenza, la sua grande genialità e soprattutto il suo immenso amore per noi ci offre il riflesso della sua bellezza specchiato nella luce del creato. Con gioia ringraziamo e lodiamo di cuore Dio per il dono di questo giornata speciale.

Capo d’Orlando, 19/09/2012

Dario Sirna.

 

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