SAN MARCO D’ALUNZIO, IL GRANDE FASCINO DEL FIUME PLATANI
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Ovviamente per arrivare sul posto noi abbiamo utilizzato le stesse indicazioni fornitevi nell’articolo precedente, ma a queste oggi aggiungiamo la possibilità di un accesso dall’alto, un accesso che permette di esplorare il fiume solo ed esclusivamente in discesa. Non conosciamo bene le indicazioni necessarie per effettuare questo secondo tipo di percorso, ma siamo sicuri che esso è fattibile, dobbiamo però segnalare la possibilità di gravi difficoltà nel primo tratto della discesa. Infatti durante il nostro percorso dal basso il gruppo di cascate ivi esistente ci ha impedito di portare a compimento il cammino, opponendoci serie difficoltà e rischi troppo alti. La stessa cosa potrebbe verificarsi dall’alto, sebbene secondo noi a scendere si hanno maggiori vantaggi e minori impedimenti. Il tratto di fiume documentato oggi è estremamente interessante, il più bello dell’intero tragitto. Esso si sviluppa attraverso delle gole e una serie continua di cascate. La difficoltà di percorso sono ancora più alte rispetto ai tratti precedenti e richiedono perciò maggiore prudenza, inoltre l’ambiente naturale è fortemente oscurato dalle alte pareti rocciose in mezzo alle quali scende il fiume e da una vegetazione arbustiva estremamente intricata, selvaggia e ombreggiante. In alcuni tratti, specie nelle gole, anche in pieno giorno la luce naturale è insufficiente per lo scatto delle foto e richiede l’uso di flash o di sostegni fissi. Ma questa luce particolarmente bassa, tenebrosa, e ombreggiata, sebbene difficile da gestire, crea gli effetti più belli e conferisce all’ambiente naturale un fascino molto particolare e seducente, risulta perciò fortemente coinvolgente. Essa diventa una caratteristica fondamentale della bellezza del posto in quanto crea un’atmosfera non comune, ove il fiume e le rocce indossano una veste nuova e misteriosa, che conferisce all’ambiente un gusto stranamente esotico. Dopo la prima lunga serie di cascate, improvvisamente, il corso del fiume si fa orizzontale, le rocce laterali si innalzano e con le loro ripide pareti racchiudono al loro interno un gioello della natura. L’impressione è di entrare in un giardino nascosto, ridondante di verde e di alberi, ricco di giochi d’acqua, rallegrato dalla musica delle cascate e articolato in vari passaggi. All’interno di questa area il fiume subisce una biforcazione e una piccola parte di esso scompare dietro un grande masso. Seguendo questo percorso si arriva ad una seconda gola, molto stretta e di breve lunghezza, ma di grandissima bellezza. Questi passaggi secondari, attraverso i quali il fiume divide le sue acque per poi ricomporle a valle, nella zona delle cascate, con effetti assimilabili all’apporto di affluenti laterali, sono particolarmente suggestivi e hanno il grande fascino del mistero. La voglia di andare avanti e di perlustrare tutto l’ambiente è così alimentata dalla piacevole scoperta di angoli nascosti che si lasciano trovare solo da chi, spinto dalla forte curiosità, cede alla tentazione di osare guardare e andare oltre. E’ come se in un castello medievale, toccando le pareti di un salone queste si aprissero lasciandoci entrare in nascondigli segreti, oltre i quali non sappiamo cosa trovare, se non la luce di un tesoro nascosto, di una bellezza custodita, di una gioia coltivata. Allo stesso modo nella gola del Platani il fiume ci introduce in passaggi nascosti e impensabili, in angoli custoditi e mimetizzati, che al loro interno detengono le bellezze più singolari della natura. Entrare in questi luoghi è come sentirsi dei ladri, è come violare una privacy gelosamente custodita, è come rubare i segreti arcani di una natura timida e delicata, che si chiude su se stessa per proteggersi dalla barbarie del mondo esterno. Anche in questo posto, come nella Stretta del Paratore e nella fiumara di Galati, il segno della nostra presenza lasciato unicamente dalle orme delle scarpe stride con la verginità inviolata di questa bellezza antica e segreta e ci spinge a renderci quasi invisibili per non turbare, per non deturpare e per non modificare neanche la musica di questo piccolissimo Eden dei Nebrodi. Al centro della gola la scenografia naturale si arricchisce della presenza di un ulteriore elemento. Dal versante ovest della gola, su una parete quasi verticale, incredibilmente rigogliosa di una fittissima vegetazione di lussureggianti lecci, si precipitano sotto forma di un’alta cascata le acque di un affluente laterale. Con un salto di circa venti metri, il piccolo ruscello raggiunge il letto del fiume gettandosi al suo interno. Questo incontro è ulteriormente esaltato dalla pittoresca cornice esterna creata da un’armoniosa composizione di rocce, cascate, salti, piscine e verde. La volta azzurra del cielo è completamente coperta dalla fitta chioma degli alberi cresciuti sulle pareti verticali della gola. La luce solare è così riflessa verso il cielo dalle foglie delle loro fronde con un rimbalzo che si verifica prima del suo contatto con il suolo, ne consegue che l’ambiente sottostante è buio e coperto. Superata questa zona il fiume continua a riservare grandi sorprese, sorprese che lasciano stupiti per la infinita quantità e varietà di bellezze da ammirare. Il numero delle cascate non si conta, il fiume, infatti, scende verso valle solo attraverso una continua e ripetuta serie di salti. Si tratta di sbalzi che raramente raggiungono i cinque metri, ma in ogni caso creano effetti sorprendenti e affascinanti. La presenza della fitta vegetazione e soprattutto della articolata scomposizione del fondo valle della gola, genera continue novità che si manifestano in angoli e scorci inattesi e di grande effetto scenografico. Tutto il fiume in questa sua seconda parte mantiene alta tale caratteristica, anzi, la migliora e la esalta salendo di quota fino a farla esplodere nel suo tratto finale. Qui le parole non bastano per descrivere la bellezza di tutto il contesto, una lunghissima serie di alte cascare si ripete con una successine che ha la sequenza di una scalinata senza fine, mentre lateralmente le pareti rocciose del vallone si innalzano, si colorano, si strutturano, emergono verso il cielo e diventano un magnifico canyon. Il letto del fiume è occupato da una catasta sovrapposta di enormi rocce rotolate l’una sull’altra. Attraverso queste rocce le acque del fiume rimbalzano verso valle generando uno spettacolo straordinario. Le grandi dimensioni di questo ambiente sono tali che una vista prospettica frontale dello stesso non permette di inquadrare in un unico fotogramma l’insieme di tutte queste bellezze, ma ciò vale anche per il campo ottico, cosicché il visitatore è costretto a ad arrampicarsi su questa enorme gradinata naturale per scoprire di volta in volta cosa si nasconde dietro un masso e per scorgere un orizzonte sempre diverso e sempre più accattivante. Le sorprese si susseguono in un crescendo senza fine che inevitabilmente coinvolge l’anima e la solleva verso Dio per dare sfogo all’incontenibile gioia della lode e del ringraziamento per un dono così grande.
Capo d’Orlando 06/03/2013