SAN MARCO D’ALUNZIO – FESTA DELLA PASSIONE DI CRISTO – I BABBALUTI

FESTA DELLA PASSIONE DEL SIGNORE CON LA PARTECIPAZIONE DEI BABBALUTI

Ogni anno l’ultima domenica del mese di Marzo, in pieno clima di quaresima, la Chiesa di San Marco D’Alunzio fa memoria della Passione del Signore. Quest’anno, ricorrendo in tale giorno  il Venerdì Santo, al fine di non interferire con i riti della settimana Santa,  e con lo scopo comunque di garantire la preparazione dei fedeli alla spiritualità di questo tempo forte, tale memoria è stata anticipata al terzo venerdì di Marzo, ossia al 22 di questo mese.

La festa in questione ha una funzione fortemente penitenziale e serve dunque a introdurre i fedeli nel significato più intimo della quaresima al fine di prepararli ai riti della settimana Santa, propedeutici alla Pasqua del Signore. In questo giorno, la comunità di San Marco, unica nella diocesi di Patti,  sotto la guida del Parroco, secondo una tradizione secolare, rivive i dolori della Passione di Cristo. Ricordiamo a tale scopo che tale passione non si compone dell’unico contributo del martirio del Signore, ma comprende al suo interno anche il martirio della Madre, la quale, come sappiamo, vive il suo dolore più forte e angosciante nel giorno del Sabato Santo, giorno in cui in alcune Chiese il silenzio derivante dalla morte di Cristo viene vissuto attraverso il dolorosissimo silenzio della Madre, trafitta nel cuore dalla atroce spada della crocifissione del Figlio, secondo quanto predetto da Simeone.  La festa in questione consiste proprio nel contemplare il grande dono d’amore fatto all’umanità dal nuovo Adamo e dalla novella Eva, attraverso la venerazione della Signore crocifisso e della Madre addolorata. Occorre scendere nella profondità di tale dono d’amore per comprendere fino in fondo il significato alto di questa celebrazione, per viverne in pieno lo spirito e per comprenderne e apprezzarne il suo grande valore. Cristo Crocifisso e la Madonna Addolorata, si muovono insieme nell’unico e grande cammino che conduce tutta l’umanità al Padre. Il loro dolore non è distaccato, ma intimamente e reciprocamente connesso all’Uno e all’Altra. In tale cammino Cristo apre la strada, mentre la Madonna, unica discepola fedele e obbediente sotto la croce, lo segue senza esitazione alcuna. Mentre i chiodi attraversano le mani e i piedi del Signore per fissarne il corpo al legno della croce, le spade invisibili del dolore trafiggono il cuore della Madre che impotente assiste al martirio del Figlio. L’amore lega eternamente questi due cuori rendendoli intimi e uniti, analogamente il dolore dell’Uno diventa il dolore dell’Altra, secondo un principio di comunione che rispecchia in pieno il significato e il valore dell’amore. Il Venerdì della Passione del Signore è dunque il giorno in cui tale amore, messo alla prova, dimostra l’esistenza  tra Madre e Figlio di un legame indissolubile, legame che non risponde solo al semplice vincolo di parentela, ma che rispecchia l’importante principio dell’amore secondo cui per Cristo solo chi fa la volontà del Padre dimostra di essere sua madre, sua sorella e suo parente. Durante il periodo terrificante della passione di Cristo il Signore rimane completamente solo, abbandonato da tutti, tranne che dalla Madre, unica persona che continua a seguire e ad attuare la volontà di Dio, attraverso una fedeltà assoluta al Figlio. Ma, questo non è l’unico aspetto del Venerdì di Passione del Signore né è il predominante, in quanto in tale giorno la notizia più sconvolgente che noi apprendiamo è che la morte del Signore,  procurata da noi stessi attraverso la sua crocifissione, viene accolta da Cristo concedendoci  il perdono. Il Signore crocifisso, prima di morire giustifica presso il Padre tutte le nostre azioni, compreso il suo martirio, concedendoci per la grazia infinita del suo immenso  amore il perdono. Questo perdono ha un valore inestimabile e incalcolabile. Esso proviene direttamente dal cuore trafitto di Cristo, è espressione pura del suo amore, e rappresenta un’arma potente contro la quale niente e nessuno può vincere. La Passione di Cristo è l’espressione più alta dell’amore di Dio per l’uomo, espressione che si manifesta a noi attraverso il perdono concessoci da Gesù sulla croce prima di morire. Questo perdono cancella il nostro peccato, sconfigge la morte e ci ottiene il premio della vita eterna, ossia della comunione con Dio. Dunque, provenendo la nostra salvezza dall’amore di Dio ed essendosi questo manifestato nel Figlio e resosi ancora più visibile nella sua passione, ossia nel martirio di Gesù e della Madre, il Venerdì Santo, di cui questa festa costituisce una anticipazione liturgica, è il giorno più importante della nostra vita di fede e costituisce una occasione preziosa per potere contemplare la grandezza dell’amore di Gesù e della Madre, attraverso la memoria del dolore che la Croce produce nei loro cuori. Questa sofferenza fisica, interiore, spirituale e sentimentale è la prova inconfutabile di un amore perfetto che trova la sua espressione visibile nel perdono concessoci da Cristo sulla Croce. La festa odierna ci permette, quindi, di avvicinarci a tale amore attraverso un memoriale sulla  croce  e sul dolore di Cristo e della Madonna che non è un semplice ricordare, ma un più profondo e attento rivivere e partecipare in perfetta comunione di fede e di cuore alle sofferenze della Passione. In tale ottica i Babbaluti, protagonisti della penitenza, simboleggiano l’umanità intera redenta dal Signore, che cosciente della salvezza da Lui ricevuta, con un atto di conversione pura si sottomette a Dio, diventando essa stessa partecipe delle sofferenze di Cristo, per completare nella sua carne  ciò che manca ai patimenti del Signore. La festa ha un altissimo valore spirituale, contrariamente a quanto da tanti ritenuto, specie sul rito del Babbaluti. Il babbaluto, rivestito del suo saio, con i piedi scalzi, prostrandosi davanti al Signore, baciando a terra e sottoponendosi al peso della vara, sul cui trono siede il dolore della passione di Cristo e il dolore della passione della Madre, mostra a Dio di avere finalmente compreso che la libertà dell’uomo non consiste nel farsi Dio, nello sfidare il Signore, nell’allontanarsi dal Padre, nel coltivare il proprio io, nell’obbedire al proprio egoismo, ma nel ritornare a Dio con il cuore contrito e  penitente, nell’affidarsi totalmente a Lui, abbandonandosi alle sue braccia, e nel desiderare solo ed esclusivamente la realizzazione della Sua volontà, riconosciuta ora come unica volontà in cui è il bene dell’uomo. Il Babbaluto incarna in un certo senso lo spirito del “Figliol Prodigo”, ma con la ulteriore positiva convinzione che la motivazione per cui torna al Padre Misericordioso non è il bisogno materiale, ma l’infinito bisogno spirituale del suo amore di Padre.  Siamo certi che questa festa nella comunità di San Marco e in tutti coloro che ad essa si uniscono in tale giorno produce grandi frutti spirituali che si manifestano nella grazia di aprirsi alla misericordia di Dio.

Ringraziamo innanzitutto Dio per il grande dono del Figlio e della Madre, poi  il Parroco, Padre Miracola,  e tutti i Presbiteri e i fedeli che in collaborazione con lui hanno reso possibile tale giorno liturgico. Infine ringraziamo il Sig. Basilio Priola Marco, per averci invitato a prendere parte a tali festeggiamenti, dandoci l’opportunità di crescere nella fede in comunione con tutta la Chiesa locale.

Capo d’Orlando, 22/03/2013

Dario Sirna.

 

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