SAN MARCO D’ALUNZIO – CANYON PLATANI

CANYON FIUME PLATANI – ZONA SERRO CONIGLIO

L’escursione di oggi ha come obiettivo il canyon del fiume Platani, ricadente in parte  nel territorio del comune di Torrenova e in parte nel territorio del comune di San Marco D’Alunzio. Il tratto visitato è quello che si sviluppa attorno al Serro Coniglio. L’escursione si svolge in salita, con partenza dal viadotto dell’autostrada A20.  Per raggiungere il fiume ci serviamo di una stradina secondaria che dalla Statale ci conduce proprio sulle sponde del fiume.

Lasciata la macchina ci incamminiamo subito verso la meta. Nel tratto iniziale incontriamo qualche briglia, ma poi il torrente scorre nel suo letto naturale. Attualmente il corso d’acqua è ancora asciutto e le difficoltà di cammino sono in parte ridotte, ma ciò a totale discapito della bellezza del posto e dei risultati del reportage. La natura che incontriamo già dall’inizio si presenta impervia e selvaggia, racchiusa all’interno di una sinuosa gola formata dagli strapiombi rocciosi che scendono violenti e imponenti dal versante di San Marco e dal Serro Coniglio. La prolungata siccità che ha colpito questa zona ha penalizzato pesantemente la vegetazione erbacea e arbustiva, impedendone tuttora la ripresa vegetativa. Il verde è perciò confinato alle fronde degli alberi che crescono rigogliosi sulle sponde del fiume. I colori dominanti della natura sono caratterizzati fortemente dal giallo intenso delle pendici inaridite dall’arsura estiva, dal verde delle siepi arboree che racchiudono il greto e dalle contrastanti tinte delle pareti rocciose che sfumano in mille e accattivanti toni diversi. Risalendo il fiume lo scenario diventa sempre più interessante. Abbiamo immediatamente la sensazione di rivivere le stesse esultanti emozioni della Stretta del Paratore. Sia il Fitalia che il Platani solcano profondamente le strettissime valli delle Rocche del Crasto, venendo così fortemente influenzati nella struttura, nella natura e nei colori dalla dominante presenza di rocce di eccezionale bellezza. I due fiumi si assomigliano moltissimo, tanto da avere l’impressione in alcuni tratti e per alcuni aspetti, di non riuscire a distinguere l’uno dall’altro. Analogamente il moto interiore che si sviluppa durante l’escursione presenta molti punti in comune nelle due differenti situazioni. La voglia di andare avanti e di scoprire le bellezze che il Creatore ha abbondantemente dispensato anche in questo stupendo angolo dei Nebrodi è grandissima, tanto grande da spingerci ad affrontare le numerose difficoltà del cammino senza esitazione alcuna, con grande determinazione e impegno. Anche qui, come nella Stretta del Paratore, il canyon presenta molti punti difficili da affrontare. Noi non ci scoraggiamo e cerchiamo di trovare le soluzioni meno rischiose, anche se molto più pericolose. L’assenza di acqua nel fiume gioca a nostro favore, agevolandoci moltissimo nella scelta del percorso più breve e meno pericoloso. Nelle altre stagioni dell’anno, alcuni passaggi possono diventare talmente difficili da rendere impossibile il completamento dell’escursione. E’ proprio questo uno dei motivi principali per cui l’escursione è stata effettuata ora e viene consigliata nel periodo di magra del fiume. Nostro proposito è, comunque, di tornare in inverno per documentare nel dettaglio lo spettacolo offerto dai vari passaggi dell’acqua. Tra gli elementi più caratteristici della gola citiamo innanzitutto una cascata avente un salto unico di circa 10 metri di altezza. Da questo punto in poi il fiume cambia completamente volto indossando una veste di eccezionale bellezza e particolarità. Il canyon alterna tratti ad andamento orizzontale, molto simili ai corridoi della Stretta di Longi, a tratti ad andamento obbligo, tipici di questa fiumara. I tratti orizzontali sono i più facili da percorrere e offrono la suggestiva sensazione di percorrere corridoi naturali delimitati sui due lati da alti strapiombi rocciosi che corrono paralleli tra di loro in direzione mare–monte. In mezzo ad essi scorrono le acque del fiume, il cui greto è quindi arginato lateralmente dai due versanti del canyon. I tratti obliqui sono, invece, molto più difficili da percorrere, essendo caratterizzati dalla presenza di enormi macigni rocciosi, sovrapposti l’uno all’altro, fino a formare una vera e propria cascata di massi incastrati tra di loro e bloccati nel greto del fiume. Per superare questi punti occorre necessariamente arrampicarsi con grande prudenza sui macigni e valicarli con tanta pazienza. Qui i segni lasciati dall’acqua sulle rocce ci lasciano facilmente immaginare che le acque del fiume per attraversare questi tratti del canyon devono rimbalzare da un masso all’altro, in un gioco di cascate e cascatelle di grande effetto. Il contesto paesaggistico in cui il canyon è inserito è uno dei più belli della zona. Esso è dominato dagli strapiombi a guglie del Serro Coniglio e dagli strapiombi del versante di San marco. Su questo pendio, notiamo la caratteristica struttura di un arco di roccia, formato dall’azione erosiva delle acque meteoriche. Purtroppo a causa delle difficoltà di percorso non riusciamo a raggiungere questo arco, né le condizioni di luce sono tali da consentirci di scattare a distanza fotografie che possano dare un’immagine fedele del posto in questione. I tratti di fiume interessanti sono molti e hanno tutti le medesime stupefacenti caratteristiche. L’impronta lasciata in questo posto dal Creatore è ben visibile nelle zone in cui il territorio, la natura e l’ambiente sono del tutto intatti. Qui l’assenza di ogni degradante contaminazione umana ci connette direttamente con Dio, facendoci sentire e avvertire la sua presenza in quei piccoli segni della natura che l’uomo con la sua superficialità e distrazione facilmente distrugge. Grazie alla meravigliosa armonia naturale di questo creato, tutto parla, racconta e comunica la bellezza e l’amore di Dio. Tutto loda il Signore, tutto ci unisce a Lui facendoci apprezzare contemporaneamente la sua potenza e la sua delicatezza, la sua determinazione e la sua dolcezza. Alla violenza delle forze che si scatenano in questo territorio così selvaggio e aspro si contrappone la potenza con cui Dio domina su questi eventi straordinari, sul cosmo intero e sulla vita in generale, riportando dappertutto la sua pace e mantenendo tutto in un delicato e perenne equilibrio. Alla continua forte mutevolezza dell’assetto naturale del posto si contrappone l’eternità di un Dio imperturbabile nel suo grande proposito di amare l’uomo e di donarsi a totalmente a Lui.

Al termine dell’escursione ripercorriamo in discesa il Fiume per raggiungere il posto di partenza. Passando nuovamente nei posti più belli ringraziamo il Signore per il nuovo e grande dono concessoci in questo giorno trascorso ad ascoltare il canto di un creato che parla solo di Dio e del suo amore per l’uomo.

Capo d’Orlando, 24/09/2012

Dario Sirna

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