LA GOLA DEL TORRENTE INGANNO
Con questo reportage ci proponiamo di documentare quel tratto del torrente Inganno che si sviluppa a monte del ponte costruito lungo la pista forestale che scende dalla Casa Zarbette di San Fratello. |
Tutte le indicazioni necessarie per raggiungere il posto e per muoversi al suo interno sono state fornite nell’articolo pubblicato al seguente indirizzo: https://camminoin.it/2013/07/25/san-fratello-torrente-inganno-prima-parte/ . Nel tratto in questione spicca in particolare per bellezza, fascino, importanza e suggestione una gola ad andamento verticale, costituita cioè da una successione di cascate e salti che si muovono all’interno di un canyon roccioso, lungo un percorso in salita. La gola in questione si trova a circa un’ora di cammino dal ponte e non è avvistabile e raggiungibile da nessun altra direzione. La sua conformazione naturale è tale da rendere indisponibile una visione prospettica d’insieme, cosicché raggiunto il suo ingresso a valle non si ha la possibilità di inquadrarne l’andamento generale, né ci sono elementi che permettono di percepire la sua evoluzione. Questo fattore, dovuto a una serie di impedimenti rocciosi che si sovrappongono violentemente l’uno sull’altro coprendosi a vicende e occludendo così la visione d’insieme, gioca a favore dell’escursione in quanto crea un effetto sorpresa talmente efficace ed emozionante che definirlo tale è veramente riduttivo, sarebbe, infatti, più appropriato definirlo effetto meraviglia. Camminare all’interno della gola è come estrarre uno ad uno tutti i tesori contenuti all’interno di un forziere chiuso a chiave e accessibile solo attraverso il foro della serratura. Un gioco difficile, impegnativo, ma anche molto stuzzicante ed esaltante, incoraggiato e spronato dai risultati sempre più eccitanti che il cammino produce nel suo lento avanzare verso l’alto. Il contesto generale in cui il fiume si muove è uno dei più belli dei Nebrodi. Esso è caratterizzato dalla presenza di una folta e intricata vegetazione di alberi, tra cui primeggiano le essenze appartenenti alla famiglia del Rovere, l’agrifoglio e il faggio. Il bosco è compatto, impenetrabile, sano, robusto e vigoroso. Il verde scuro e intenso della superficie boschiva è uniforme ed esteso, esso è interrotto solo dall’andamento sinuoso del fiume, che visto da lontano nella massa verde si presenta come una profonda crepa scura, una sorta di frattura che cammina dal basso verso l’entroterra fino a raggiungere le quote più alte del bacino di idrico di alimentazione. Nella gola possiamo distinguere vari tratti aventi caratteristiche simili e tutti indiscutibilmente affascinanti. Le rocce di arenaria, simili a quelle del fiume San Fratello, si presentano con superfici dalle forme morbide e modellate, finemente levigate dall’azione erosiva del fiume. Esse risultano scavate al centro dalla corrente dell’acqua, che durante il suo inarrestabile scorrere ha generato ampi canali aperti al cui interno le linee di flusso a loro volta hanno tracciato canali più piccoli che ospitano le portate di dimensioni regolari. Questi canali rocciosi spesso, in corrispondenza dei dislivelli, diventano il letto al cui interno precipitano le acque delle varie cascatelle che animano il percorso del fiume. Quasi sempre ad ogni cascata è associata in arrivo una piscina di dimensioni non trascurabili. Le piscine sono tutte molto profonde e quasi sempre non possono essere superate neanche con gli stivali alti. Alcuni tratti in salita vanno affrontati con piccole arrampicate, scalabili anche senza l’uso delle corde, grazie alla presenza di appigli naturali sufficientemente saldi ed efficienti. La gola, pur non essendo delimitata da pareti laterali eccessivamente alte, si trova in ombra e a causa della sua geometria e della presenza del verde circostante spesso soffre di problemi di illuminazione naturale. Alcune pareti rocciose, scavate alla base dalla furia delle piene, hanno una pendenza negativa e sembrano accennare la forma di una grotta. Le bellissime piscine che si aprono in fondo alle cascate, insieme ai canali rocciosi al cui interno scorrono le acque che le alimentano, formano il pavimento della gola, un pavimento color verde smeraldo, dovuto ai riflessi del bosco, luccicante come le sfaccettature di un cristallo prezioso. Attraversare la gola è un’emozione forte che in alcuni tratti, a causa dell’esuberante bellezza della natura, inibisce il cammino, per timore di modificare con l’orma del suo passaggio lo splendore della gola. Ma il desiderio di vedere tutto e di scoprire i dettagli di questo posto incantevole e misterioso è più forte di qualsiasi altra tentazione. La natura in questa gola e in tutte le restanti parti del fiume presenta un aspetto selvaggio e intatto, preservato cioè da un evidente inquinamento umano e totalmente esente da interventi di qualsiasi tipo, anche forestali. Questa circostanza attribuisce al posto un volto ancora più interessante e seducente, dovuto all’integrità del paesaggio, alla sua perfetta conservazione e al suo ottimale stato di salute. Il fiume regala la suggestione di un posto ancora vergine e selvaggio, un posto lontano da ogni tipo di civiltà, un posto ove la presenza dell’uomo non si riesce a percepire in nulla, neanche nella pratica della pastorizia, qui completamente assente. Attenzione che non stiamo parlando di tutto il percorso del Fiume Inganno, ma solo della sua parte medio alta e neanche di quella propriamente alta, ove il pascolo è frequentato dalle mandrie di bovini. Si tratta di una zona compresa tra il ponte le la biforcazione del fiume in due rami opposti. Parlando di questi posti viene spontaneo definirli tesori naturali, ricchezze speciali. Ma, contrariamente a quanto si è portati a pensare, l’importanza di queste ricchezze non si esaurisce nella bellezza della natura, queste cioè non risiedono nella semplice armonia dei luoghi, ma sono un patrimonio che dalla natura migra nel cuore dell’uomo per ingentilirlo, per sedurlo, per impreziosirlo, per ricolmarlo di un bene immenso e inestimabile, quale appunto è il bene della contemplazione. Si capisce allora che il vero e autentico valore della natura non sta nella sua semplice essenza, ma nella funzione che tale essenza ha di metterci in relazione con Dio e di restituirci alla vocazione di essere figli del suo amore.
Capo d’Orlando, 06/08/2013
Dario Sirna.
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