SAN FRATELLO – CESARO’ – IL VALLONE DEL TORRENTE CAPRINO

ESCURSIONE NELL’ALTA VALLE DEL TORRENTE SAN FRATELLO –  IL TORRENTE CAPRINO

Il Torrente San Fratello nella sua parte più alta si divide in due rami di cui uno occupa l’impluvio del vallone Caprino e l’altro l’impluvio del vallone Fosso Acquarossa. La zona di confluenza di questi due torrenti coincide con il tratto del torrente San Fratello a monte del bellissimo canyon verticale documentato la settimana scorsa, ed esattamente con la località Case Lipari, nei pressi del castello di Marescotto.

Questa zona è servita da strada sterrata ed è perciò raggiungibile sia in fuoristrada che a piedi, esternamente al fiume. Il percorso da effettuare per giungere al punto di partenza dell’escursione è quello che dalla Strada ESA di Badetta di Caronia conduce a Santa Mamma, qui, invece di proseguire verso San Fratello occorre imboccare la deviazione che scendendo si trova sulla destra. Questo ultimo percorso è asfaltato solo nel suo tratto iniziale, fino  alle prime masserie, poi prosegue  in terra battuta. Le condizioni del fondo stradale sono tali da renderlo praticabile solo con il fuoristrada. Il cammino a piedi non richiede più di 50 minuti.  L’escursione esige l’uso degli stivali alti, sebbene le condizioni del fiume non siano molto difficili, ma gli stivali sono consigliati per vari motivi, primo fra tutti per la sicurezza. Il cammino si svolge nel torrente sia all’andata che al ritorno. Non ci sono percorsi alternativi meno impegnativi e più rapidi da utilizzare per il rientro, cosicché il tempo necessario per l’escursione richiede l’uso di una giornata intera.  Raggiunta l’area di confluenza dei due torrenti, occorre proseguire in salita mantenendosi sul torrente Caprino, che dei due è quello che scende  da sinistra.  Questo torrente presenta un andamento particolare, il suo tratto iniziale è caratterizzato per un breve intervallo dalla presenza di grandi monoliti, tipici del sottostante Torrente San Fratello. Superata questa area il fiume comincia a muoversi su un letto sempre più ampio e  molto sabbioso. Esso assume le caratteristiche tipiche di una grande fiumara, con un letto molto esteso in larghezza e numerosi percorsi fluviali scavati nel tempo dalle varie piene invernali. Il tratto in questione scorre alle falde del Pizzo Gilormo, non presenta una bellezza particolare, nel suo greto piuttosto pianeggiante non si trovano né massi, né gole, né cascate, né altri rocce particolari, né effetti strani, pur tuttavia il vallone sfoggia ugualmente una bellezza eccellente dovuta non tanto alla natura del fiume, quanto alla conformazione dell’ambiente naturale che fa da contesto allo stesso. Il Pizzo Gilormo spicca in mezzo alla vallata per la sua originalissima forma, per le sue pareti rocciose e sgretolate, per i pendii colorati con cui si affaccia verso il fiume. Attaccata a questo pizzo si trova la Serra Caprino, da cui il torrente prende il nome. Il Pizzo Gilormo e la Serra Caprino hanno caratteristiche morfologiche apparentemente identiche e spiccano in mezzo alla folla di cime, pizzi, vette e serre dei Nebrodi per la loro bellezza, sottolineata non solo dalle loro forme, ma soprattutto dalla nudità colorata della roccia che li solleva violentemente dal bacino fluviale verso il telo celeste. Tutto il rimanente contesto naturale e montuoso è invece caratterizzante dal verde fitto e intricato della vegetazione boschiva. La massa compatta e lussureggiante del bosco si muove su dorsi montuosi come un drappo di morbido e ondeggiante velluto verde, con un effetto coprente che uniforma e appiattisce il paesaggio. In questa spettacolare cornice di verde intenso, sagomato e frastagliato come la bordura di un merletto, il Pizzo Gilormo e la Serra Caprino con le particolari architetture delle rocce che li compongono, costituiscono un elemento di forte contrasto che  emerge enfatizzato dal resto del paesaggio per la sua indiscutibile bellezza. Tutto il cammino compiuto lungo il percorso del fiume in corrispondenza del Pizzo Gilormo è caratterizzato fortemente dalla presenza di questo particolare monte. Ogni elemento naturale che compone il paesaggio locale di fronte alla spettacolarità di questo Pizzo si eclissa, lasciando unico protagonista incontrastato della scena l’imponente cono roccioso. Superata questa zona la vallata improvvisamente vira sulla sinistra e sembra restringersi di colpo. Ma bisogna arrivare proprio all’ingresso dello stretto vallone per apprezzarne il suo repentino cambiamento. Da un andamento monotono e privo di espressioni particolari di colpo il torrente assume un andamento molto movimentato, caratterizzato dal restringimento violento del bacino idrico. I versanti del vallone al cui interno scorre il torrente si avvicinano tantissimo, al punto da dare l’impressione di trasformarsi in una gola dalla sezione a U. Questa nuova struttura del bacino è anche all’origine delle bellezze che ora abbondantemente si riversano lungo il greto torrentizio. Le rocce laterali in vari tratti scendono sul torrente con delle pareti verticali di grande bellezza, queste ultime a loro volta estendono la loro base di appoggio all’interno dell’alveo, occupando completamente il letto del torrente. Spesso, dunque, il flusso idrico scorre in canali rocciosi di grande effetto paesaggistico. A ciò si aggiunge il gioco dei massi, generati dall’erosione delle pareti strettamente adiacenti al torrente. I massi popolano copiosamente l’alveo fluviale, impedendo alle acque di scorrere liberamente e costringendole ad una infinita serie di salti, carambole e deviazioni che danno luogo ad uno spettacolo di grande fascino. Mentre nel disegno del tratto iniziale del paesaggio il  torrente occupava un ruolo marginale e di secondo piano, ora esso monopolizza tutta la scena, grazie appunto alla sua eccezionale e ritrovata bellezza. La cornice formata da tutto ciò che ricade all’esterno del fiume, seppure di eccezionale ricchezza, confrontata con la bellezza della gola perde di interesse e diventa poco efficiente. L’alveo fluviale, invece, sprigiona tutta la sua potenza e il suo vigore dando dimostrazione di una fattezza incomparabile. Le rocce, i canali, i monoliti, le cascate, le piscine, si susseguono continuamente trasformando la discesa del fiume in una monumentale scalinata. L’escursione diventa una passeggiata all’interno di un castello pieno di meraviglie nascoste che attendono solo di essere scoperte e ammirate. La loro presenza non è inerte, come il materiale di cui si compongono, ma attiva ed eloquente, vivacizzata dalla incontenibile voglia di cantare e lodare il Creatore. Gli scorci contemplativi si succedono in una sequenza illimitata che contemporaneamente si trasforma in un coro di lode a Dio per il suo amore, la sua grazia, la sua bontà, la sua bellezza e la sua misericordia. Noi ci uniamo al canto della natura e troviamo in esso lo strumento giusto per incontrare il Signore e per trascorrere con Lui il nostro tempo più bello e più emozionante.

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Capo d’Orlando, 16/07/2013

 

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