SAN FRATELLO E CARONIA – IL CANYON NEL TORRENTE SAN FRATELLO

TORRENTE SAN FRATELLO – IL CANYON DEL TRATTO CENTRALE

Il nostro cammino nel tratto centrale del torrente San Fratello giunge oggi in uno dei punti più interessanti di tutto il bacino: il canyon. Si tratta di una gola stretta, breve, verticale, di grandissima bellezza, che si trova quasi alla fine del tratto centrale. Al termine di questo canyon, infatti,  è situata la coda del tratto centrale del fiume, oltre essa si entra  tratto iniziale, quello prossimo alle sorgenti.

Il canyon in questione è visitabile in due modi differenti. Se si ha voglia di compiere tanto cammino lo si può raggiungere  risalendo tutto il tratto centrale del torrente a partire dal ponte in cemento armato che collega la sponda di Caronia con la sponda di San Fratello, lungo la strada ESA che parte da Badetta di Caronia. Se invece il tempo disponibile non è sufficiente o l’interresse è mirato solo al canyon,  si può procedere diversamente, osservando le seguenti indicazioni. Sulla strada ESA di cui sopra, prima di scendere al ponte che attraversa il torrente San Fratello esiste sulla destra, in un tornate una deviazione che corre parallela alla direzione del fiume. Si tratta di una strada interpoderale pubblica, in parte asfaltata e in parte sterrata. Le sue condizioni non sono ottimali, sarebbe opportuno percorrerla con un fuoristrada o  a piedi. Il tempo necessario per il cammino a piedi è di circa 40 minuti. Questa strada nel suo tratto iniziale si mantiene lontana dal fiume e comunque cammina sempre su un percorso sopraelevato. Dopo circa mezz’ora di cammino sostenuto, la strada si affianca alla gola superandola dall’alto. Il punto in questione è riconoscibile perché è un punto alto, un punto cioè in cui la strada dopo una breve salita riprende a scendere. Prima di arrivare su questo dosso roccioso si incontra un piccolo affluente. Non esiste in corrispondenza della gola un sentiero di collegamento che unisce la strada con il fiume, noi consigliamo di scendere dall’alveo dell’affluente che precede tale punto. In questo modo si arriva nel fiume all’ingresso  della gola, a valle della stessa.  La gola offre il suoi aspetti più belli ed interssanti proprio nella direzione della risalita.  Ovviamente per questo tipo di escursione è necessario indossare stivali a coscia, più alti sono e meglio è. Le difficoltà di percorso prevedono il superamento di uno sbalzo di roccia di diversi metri. Le rocce che occupano la parte centrale della breve gola aiutano a superare questo ostacolo, comunque noi consigliamo l’uso e la disponibilità di una corda da utilizzare per le persone meno  agili. Il canyon ha una architettura particolare, esso è scavato in una gola verticale ed esattamente in corrispondenza di un’ansa, cosicché non si ha la possibilità di abbracciarlo per intero con lo sguardo. Inoltre, le grandi rocce che ne popolano l’alveo se da una parte contribuiscono a incrementarne la bellezza e la particolarità, dall’altra si oppongono alla visione prospettica, formando nel campo ottico come dei veri e propri ostacoli, barriere rocciose accavallate che riempiono lo spazio interno della gola agendo sfavorevolmente sulla profondità della stessa, con effetto riempitivo che  ne sminuisce le dimensioni. Anche dal punto di vista fotografico la conformazione e morfologia naturale della gola  è tale da non permettere una realistica documentazione della sua grande bellezza. Nella gola distinguiamo due tratti dalle caratteristiche simili, ma strutturalmente differenti. Il tratto a valle è molto ampio ed è caratterizzato esclusivamente dalla presenza di grandi massi accostati l’uno all’altro sulla sponda di San Fratello. Si tratta di massi molto alti, una vera e propria barriera naturale che ha la funzione di deviare il corso del fiume verso sulla sponda di Caronia. Tuttavia c’è una particolarità che rende questo scorcio di particolare interesse. Una piccola vena d’acqua si dissocia dal flusso centrale del torrente e, convogliata dal gioco delle pendenze, si dirige su questi massi. L’effetto che si ottiene da questa combinazione è una piccola cascata, piccola ovviamente nelle quantità di acqua coinvolta, il salto è di circa dieci metri. La  posizione delle rocce è tale da coprire e ombreggiare l’acqua che scende dal piano superiore, occultandone il salto e depredandolo della sua bellezza.  Sicuramente nel periodo invernale la portata di questa vena cresce considerevolmente e il risultato finale è molto più interessante. L’ipotesi è confermata dalla presenza alla base dei massi, ossia nel piano di raccolta della cascatella, di una piscina grande e profonda, non compatibile con una portata così piccola. Risalendo la gola il letto del fiume si trasforma in un canale roccioso, scavato dalla corrente durante il suo passaggio. Le pareti del vallone si avvicinano molto, stringendosi e innalzandosi  fino a formare una gola dalle pareti rocciose e verticali. Le rocce di queste pareti allungano le loro propaggini nell’alveo del torrente, formando con lo stesso una struttura unica. I segni della forte erosione operata dal fiume in questo suo punto sono chiaramente dimostrati dalla notevole presenza di massi rocciosi catapultati all’interno del letto. Questi massi sono di dimensioni dell’ordine di grandezza della decina di metri, essi all’interno della gola formano  un contesto di eccezionale bellezza, dovuto alla omogeneità dell’ambiente naturale, ai colori delle rocce, alle loro forme e alle loro dislocazioni. Gli effetti della composizione architettonica naturale degli elementi presenti sono tali da sfidare qualunque progettazione artistica. La chiusura opposta al campo ottico dalla imponenza delle rocce e dal continuo cambio di direzione dell’asse fluviale incrementa notevolmente la curiosità dando nutrimento alla suggestione. Ogni passo compiuto verso monte aggiunge al paesaggio uno scorcio nuovo, il cammino diventa una passeggiata all’interno di un castello pieno di meraviglie. Non si ha il tempo di contemplare uno scorcio, che in maniera incalzante il fiume ne propone un altro ancora più bello, è come passare da un salone all’altro di questo fantastico castello. Il ritmo è elevatissimo, tutto sembra procedere secondo il programma di uno spettacolo di bellezza, più ci si addentra nello spettacolo più questo diventa interessante, bello e coinvolgente. Allo stesso modo l’incanto della gola rapisce l’animo e lo innalza in un  crescendo incontenibile di  emozioni. A metà gola circa imponenti massi si innalzano dal letto del torrente e ne ostruisco il passaggio. La prospettiva si chiude completamente nello ristretto spazio delineato dalle pareti rocciose. Guardando a monte non è possibile percepire l’andamento del fiume, il quale ci lascia immaginare nuove ed esaltanti sorprese. Intanto la conformazione della gola oltre a stringersi lateralmente si innalza improvvisamente verso l’alto formando un improvviso sbalzo da cui le acque del fiume non possono che precipitare sotto forma di cascate. Il flusso principale viene spezzato in due flussi separati e da essi si generano due cascate. L’altezza del dislivello coperto da questi due salti nel complesso supera i dieci metri, ma le cascate vendono occultate nuovamente dai massi precipitati davanti ad esse. Questa circostanza non solo impedisce di ammirare la bellezza di queste evoluzioni del flusso ma ne genera anche lo spezzettamento in due tratti minori. Le due cascate risultano quindi frammentate in più parti, ed alcune di esse sono completamente oscurate dalla ingombrante presenza dei monoliti. Proprio in corrispondenza delle due cascate, il fiume diventa difficile da risalire a causa dello sbarramento frontale, ma la presenza dei massi agevola la manovra rendendola fattibile  sul fianco di San Fratello. In questo punto centrale è possibile apprezzare quasi tutta la bellezza del canyon, in quanto la posizione guadagnata dà accesso visivo sia alla parte sinistra che alla parte destra dell’ansa formata dal fiume. Lo spettacolo è veramente formidabile, la bellezza si concentra incredibilmente in questo punto e raggiunge vette incredibili. Scavalcando il salto roccioso si approda davanti ad un nuovo spettacolo della natura. Il canyon si allarga leggermente e con le sue pareti rocciose forma una piscina naturale del diametro di circa 20 metri e profonda oltre i due metri. Il verde smeraldo di questo piccolo e seducente specchio d’acqua spezza con il colore rosato e caldo del canyon accrescendo nuovamente la bellezza del posto. La grande piscina è alimentata da una cascata di un paio di metri di altezza. Attorno ad essa si innalzano le pareti rocciose del canyon, che ancora una volta imprigionano il campo ottico nello spazio posto al suo interno. La costrizione fisica, dovuta alla presenza delle rocce è in realtà accompagnata dalla costrizione emotiva generata dalla bellezza del contesto. Tale bellezza, infatti,  è talmente eloquente da sedurre e incantare chiunque, costringendo l’escursionista a infatuarsi del canyon. Non dunque l’impedimento naturale delle rocce, ma il desiderio di lasciarsi estasiare dalla bellezza di questa gola, impedisce allo sguardo di volare all’esterno di esso. Il posto ha una grandissima carica contemplativa, una carica che non può né essere descritta, né essere fotografata, infatti, come sempre accade nei posti di grande bellezza naturale come questi, gli strumenti umani sono sempre inadeguati a testimoniare qualcosa che è al di sopra dell’uomo stesso.  Il nostro cammino contemplativo si trasforma presto in preghiera e in lode, un atto dovuto nei confronti di chi, come il Signore,  non per dovere, ma solo per amore non fa altro che donarci meraviglie su meraviglie. Improvvisamente la prigione costruita dal castello roccioso della gola, con la sua infatuante bellezza, si trasforma in un volo di libertà, spiccato verso le altezze dell’amore celeste.  Il tutto  avviene come se una corrente aerea, simile a quella di Enoc o al carro di fuoco di Elia, improvvisamente e senza merito alcuno da parte nostra, ci trasportasse a tali incomprensibili altezze.

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Capo d’Orlando, 09/07/2013

Dario Sirna.

 

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