ALCARA LI FUSI – IL COSTONE E LA PUNTA DELLA ROCCA BLASI
Nel precedente articolo sulle Rocche del Crasto abbiamo documentato il cammino effettuato per raggiungere il costone che dà accesso alla Punta Blasi. In questo reportage documenteremo invece la bellezza del costone e le grandiose vedute panoramiche che si godono dall’eccellente belvedere di detta Punta. |
Ricordiamo che il Pizzo Blasi è una delle cime rocciose che dominano il centro abitato di Alcara Li Fusi e che esso appartiene alla frangia occidentale della muraglia di strapiombi che circonda il gruppo roccioso delle Rocche del Crasto. Tutte le notizie necessarie alla preparazione dell’escursione e tutte le informazioni relative al percorso da seguire sono disponibili al seguente indirizzo: https://camminoin.it/2013/10/08/rocche-del-crasto-versante-ovest-pizzo-blasi-prima-parte/. Aggiungiamo solo che la seconda parte del cammino di questa escursione rispetto alla precedente è più impegnativa e più rischiosa in quanto in diversi passaggi occorre attraversare zone gremite di guglie rocciose, ove bisogna essere un po’ più atletici nei movimenti e bisogna stare attenti a non inciampare o urtare negli spuntoni di pietra che emergono dal piano di campagna. Tra le cime, le punte, i serri e le vette che si innalzano nel grande diadema delle Rocche del Crasto quelle di ponente sono le più maestose e imponenti in quanto si affacciano sull’ampia vallata del Fiume Rosmarino. Esse con un solo colpo di reni si sollevano dal letto del torrente e puntando diritto verso la volta celeste la infilzano tra le maglie delle loro irte punte. Nel forcale così trafitto nel costato celeste il cielo è bloccato e il suo cammino è reso solidale a quello della terra. Atmosfera e terra formano un unico corpo che viaggia all’unisono nell’asse del tempo. A fornire questa sensazione di proiezione celeste dello spazio sono i vertiginosi strapiombi che dalle basi del fondovalle, senza difficoltà alcuna, salgono diritti nel cielo. Il costone che conduce alla Punta Blasi ha la forma di un serro spigoloso, esso quindi culmina con un dorso dal profilo sagomato e tagliente. Sul bordo di tale dorso, ma anche sui ripidissimi fianchi che lo sorreggono, lo spazio è talmente ridotto da non poter ospitare trazzere, carreggiate, piste stradali o forestali. Gli unici sentieri esistenti sono quelli marcati dal passaggio degli animali al pascolo. In molti punti l’impressione che si ha è quella di camminate in bilico su un’invisibile fune tesa la cui estensione superficiale consente a stento di trovare un punto di appoggio per i piedi. In realtà, pur avendo l’impressione di compiere un’impresa acrobatica, la via da seguire non si oppone al cammino con il rischio di pericolose cadute, tutto si svolge in sicurezza, ma dal punto di vista paesaggistico è come se l’anima si librasse in un equilibrio celeste permanentemente precario in cui ad essere sospeso in alto non è tanto il corpo quanto lo sguardo. Le prospettive offerte da questo spettacolare crinale infatti, volando a mezz’aria tra il cielo e la terra, e avendo come percorso una linea sottile che segue l’acuminato profilo della montagna, hanno la capacità di estendersi oltre che in tutte le infinite direzioni dello spazio orizzontale, anche nelle infinite direzioni dello spazio verticale, comprese quelle che dalla sommità della Rocca violentemente precipitano sul fondovalle. Lo spazio si esprime quindi nella tridimensionalità di tutti i quadranti, sia di quelli definiti dagli assi positivi, sia di quelli definiti dagli assi negativi. L’effetto di questa particolare prospettiva è quello di essere sospesi tra il cielo e la terra e di passare in mezzo ad essi attraverso un cammino obbligato che impone una direzione e un limite. Questa particolare via apre alla vista una danza continua di evoluzioni panoramiche che abbracciano tutte le infinite estensioni dello spazio attraversato. Nella direzione mare monte i paesaggi propongono sequenze ritmate di costoni di Rocche la cui morfologia indica una crescita in altezza nella direzione che dalla costa procede verso l’entroterra. Il costone della Punta Blasi è al centro di questa affascinante disposizione e si pregia della vicinanza sulla sinistra del magnifico gioco di strapiombi della Rocca del Crasto e sulla destra dello spettacolare costone di Libba. A seguire, dopo la Rocca del Crasto, Pizzo Mueli e Serra del Re, dopo la Rocca Libba, la Rocca Traura e tutte le rocche minori che degradando verso il mare si appiattiscono sulla litoranea. Nella direzione Palermo Messina il panorama propone ulteriori sequenze montuose che interpongono una illimitata cadenza di sagome ondulate a maestose valli trasversali. Verso Palermo questa sequenza ondulata e sovrapposta di piani trasversali allungandosi in profondità transita dai Nebrodi alle Madonie per poi proseguire con la catena montuosa del palermitano. Verso Messina, invece, alle sagome montuose dei Nebrodi si antepone l’altopiano delle Rocche del Crasto delimitato dalle merlature del contrafforte longese. Alla coda della catena dei Nebrodi si aggancia l’asse longitudinale della catena dei Peloritani. A questa visuale orizzontale si aggiungono le prospettive in verticale, godute grazie alla particolare conformazione del costone di Punta Blasi. Queste vedute sono sicuramente le più spettacolari in quanto offrono i brividi delle altezze vertiginose e presentano panorami aerei da volo planare. Le vedute più affascinanti sono quelle che si aprono sullo spettacolare vallone Stidda. Questo Vallone è una stretta gola che separa la Rocca Balsi dalla Rocca Libba. I due costoni in questione scendono nella gola con ripidissimi pendii e con altissimi strapiombi che si avvicinano tra loro restando separati da spazi di pochi metri di larghezza. La particolare forma della Rocca Libba e delle sue pareti colme di faglie verticali discontinue conferisce al vallone un fascino straordinario e unico. Il contesto è arricchito dalla particolarissima urbanistica in pietra a secco della frazione omonima che si adagia sugli altipiani di base e dall’eccellente veduta area di tutto il centro urbano di Alcara Li Fusi. Non ci sono parole per descrivere la grande bellezza di questa veduta e del contesto ad essa limitrofo, qualunque descrizione sarebbe riduttiva e quasi offensiva, occorre necessariamente apprezzare di presenza questa grande meraviglia paesaggistica. Ovviamente il vantaggio offerto da questa posizione aerea si allarga dall’aspetto naturalistico all’aspetto contemplativo, essendo l’anima inconsapevolmente trascinata verso le più esaltanti altezze celesti. Il richiamo alla dimensione spirituale della vita è immediato e inevitabile, stimolato da una sete di bellezza, di libertà, di purezza, di equilibrio, di integrazione, di comunione, di amore e di pace indotta dalla dimensione trascendente del creato. La realtà terrena e la realtà celeste non sono due dimensioni opposte e distinte, ma sono due espressioni differenti della stessa dimensione. La loro mutua appartenenza è connessa alla loro comune origine che trova la sua unità nell’amore di Dio. Vita terrena e vita celeste sono legate tra di loro dalla presenza continua ed essenziale di Dio, che oltre ad essere all’origine di ogni cosa è anche culmine di tutto. Ciò significa che ogni realtà si sviluppa nella direzione che conduce a Dio e nel contesto in cui essa è inserita esercita la sua funzione mantenendo tale obiettivo. La nostra vita trova il suo reale significato in questo culmine, cui è guidata da tutte le altre realtà con le quali essa si relaziona, compresa la natura.
Capo d’Orlando, 16/10/2013
Dario Sirna.