MATTEO 17, 10-13
Buongiorno a tutti,
il cammino di oggi è suggerito dai seguenti versi del Vangelo di Matteo :
“10Allora i discepoli gli domandarono: «Perché dunque gli scribi dicono che prima deve venire Elia?». 11Ed egli rispose: «Sì, verrà Elia e ristabilirà ogni cosa. 12Ma io vi dico: Elia è già venuto e non l’hanno riconosciuto; anzi, hanno fatto di lui quello che hanno voluto. Così anche il Figlio dell’uomo dovrà soffrire per opera loro». 13Allora i discepoli compresero che egli parlava loro di Giovanni il Battista.”
Questi versi del Vangelo di oggi mettono in rilievo una questione rilevante che riguarda il nostro rapporto con la Parola di Dio e la nostra fede. Se la nostra relazione con Dio parte dalla necessità di soddisfare i nostri bisogni strettamente personali e dalla necessità di realizzare le aspettative della vita a partire dai valori del mondo, la lettura della Parola di Dio può non coincidere con il suo reale significato. Per interpretare correttamente il messaggio contenuto dalla Parole e per costruire una relazione corretta con Dio partendo da tale messaggio è necessario sganciarsi da se stessi, dalle proprie aspirazioni, dalle proprie esigenze, dai propri desideri e affidarsi completamente a Dio. Non siamo noi uomini che ci relazioniamo con Dio, ma è Dio che si relaziona con noi. L’iniziativa del rapporto di amicizia tra Dio e l’uomo non parte dall’uomo, ma da Dio. Essa è pensata per prima da Dio, da Dio voluta, da Dio progettata, da Dio realizzata secondo un piano che Dio stesso ha formulato e che Dio ci ha comunicato. Questo significa che per comprendere esattamente il significato della Parola di Dio è necessario uscire dalla logica di se stessi ed entrare nella logica di Dio. In questa logica è possibile che tutto quanto noi pensiamo sia necessario ed indispensabile per il nostro bene non corrisponda in realtà al progetto divino su di noi. Questo accade non perché Dio non voglia il nostro bene e non si prenda cura di noi, ma al contrario perché Dio sa come condurci nella maniera più efficace sulla via del bene. Lui solo sa cosa è veramente bene per noi e cosa non lo è, perché Egli solo ha la capacità di leggere la realtà nella sua effettiva dimensione, scorgendo cioè nelle nostre azioni tutte le ripercussione che esse hanno sulla salute del nostro cuore, della nostra anima e della nostra relazione con Lui. Ma questo spesso noi non lo comprendiamo perché siamo troppo concentrati e ripiegati su noi stessi, sul nostro dolore, sulle nostre necessità, sulla nostra natura umana e sulle sue esigenze. Succede in questo caso che invece di rapportarci con Dio in risposta alla sua chiamata di amicizia ci relazioniamo con Lui solo per soddisfare le nostre esigenze egoistiche. Questo nostro atteggiamento ha origine dal peccato originale, dalla tentazione cioè di vederci superiori a noi stessi, capaci di gestire il nostro bene da soli, capaci di vivere lontano da Dio, capaci di essere al pari di Dio. Ciò ci rende sordi alla Parola, anzi ci sprona ad adattare la Parola al nostro piano, a farle dire ciò che ci interessa e ci piace, a interpretare così in maniera totalmente distorta il messaggio divino. Questo nostro atteggiamento ci conduce all’errore e ci costringe ad assistere al totale fallimento di ogni nostra iniziativa e di ogni nostra interpretazione della vita. Ne consegue che spesso il messaggio di amore e di amicizia contenuto dalla Parola non viene da noi recepito e gli viene dato un significato completamente diverso, corrispondente al nostro desiderio, ma del tutto opposto alla realtà a cui Dio in quel contenuto consegnatoci ci sta chiamando. Occorre necessariamente comprendere che la nostra relazione con Dio parte da Dio, che è Lui a volerla ed è Lui a stabilire lo scopo ultimo di questa relazione, noi possiamo solo aderire o non aderire ad essa, ma non possiamo modificare il suo obiettivo. Ciò che Dio ci propone non è una mediazione tra i suoi desideri e i nostri desideri, non è la ricerca di un punto di incontro in cui entrambe le parti sono disposte a cedere qualcosa per arrivare ad un accordo, ma è una relazione stabilita unilateralmente da Dio. La scaltrezza dell’uomo non sta tanto nel considerare questo tipo di rapporto come un’imposizione, ma nel comprendere che la proposta fatta a noi da Dio è l’unica proposta veramente vantaggiosa per ogni uomo, nel comprendere che solo Dio è capace di condurci sulla via della salvezza, che solo Dio sa quale è il nostro massimo bene, che solo Dio può realizzare per noi tale bene, che solo Dio ci ama in maniera disinteressata, che solo Dio sa condurre il nostro cuore dove è la sua massima felicità. Compreso questo occorre accogliere la Parola di Dio come un dono d’amore dal valore inestimabile, che abbiamo l’obbligo di custodire, di seguire, di attuare fidandoci ciecamente dell’amore del Signore e cercando solo in esso il nostro unico interesse. Questo vuol dire che la Parola non è a servizio delle nostre esigenze, essa non è una bacchetta magica che realizza i nostri desideri personali e dà soddisfazione alle nostre voglie, ma è l’unico vero strumento a servizio della nostra felicità eterna. Essa è il luogo in cui noi possiamo incontrare il cuore di Dio, è il luogo in cui noi possiamo conoscere l’amore del Signore, essa è il luogo in cui noi dobbiamo spogliarci del nostro io per rivestirci unicamente di Dio.
Capo d’Orlando, 13/12/2014
Dario Sirna.