GIOVANNI 1, 18 – 28
Buongiorno a tutti,
oggi la liturgia del tempo di Natale ci propone il modello del Battista come testimonianza per annunciare al mondo la via della salvezza. I nostri passi sono così guidati dalle seguenti parole del Vangelo di Giovanni:
“19Questa è la testimonianza di Giovanni, quando i Giudei gli inviarono da Gerusalemme sacerdoti e leviti a interrogarlo: «Tu, chi sei?». 20Egli confessò e non negò. Confessò: «Io non sono il Cristo». 21Allora gli chiesero: «Chi sei, dunque? Sei tu Elia?». «Non lo sono», disse. «Sei tu il profeta?». «No», rispose. 22Gli dissero allora: «Chi sei? Perché possiamo dare una risposta a coloro che ci hanno mandato. Che cosa dici di te stesso?». 23Rispose:
«Io sonovoce di uno che grida nel deserto: Rendete diritta la via del Signore, come disse il profeta Isaia». 24Quelli che erano stati inviati venivano dai farisei.25Essi lo interrogarono e gli dissero: «Perché dunque tu battezzi, se non sei il Cristo, né Elia, né il profeta?».26Giovanni rispose loro: «Io battezzo nell’acqua. In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete,27colui che viene dopo di me: a lui io non sono degno di slegare il laccio del sandalo».28Questo avvenne in Betània, al di là del Giordano, dove Giovanni stava battezzando.”
Il Natale ci ha portato la buona notizia della nascita nel mondo di un uomo che è anche Dio e che è venuto in mezzo agli uomini per condurli sulla via della salvezza. Questo uomo è Cristo Gesù, il Figlio di Dio, da Dio stesso inviato per adempiere alla Sua promessa sulla realizzazione del Regno dei Cieli. L’incarnazione del Verbo, già annunciata da Giovanni nel suo celebre prologo e propostaci dalla liturgia della Chiesa il 31 dicembre, ci rivela l’attuazione di questo mistero attraverso queste parole “E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi”. La stessa liturgia oggi ci propone la continuazione del primo capitolo del Vangelo di Giovanni. Tali versi ci mostrano il comportamento di un cristiano autentico di fronte alla notizia dell’incarnazione del Verbo. Il cristiano in questione è il Battista, il quale come si evince dal testo sopra riportato di fronte alla realtà del Verbo di Dio resosi uomo e introdottosi in mezzo agli uomini per realizzare il piano di Dio, si rende a Lui vicino e di Lui collaboratore offrendo il servizio della sua voce al Verbo. La pienezza dei tempi appartiene a Dio e Dio solo conosce il tempo opportuno per attuare in maniera proficua la sua missione, per questo motivo il Verbo incarnato non entra nell’azione pubblica fino a quando tali tempi non sono maturi. Ma ciò non impedisce al Verbo di farsi sentire ed annunciare attraverso la voce dei suoi discepoli. Il Battista in tal senso è il precursore di ogni discepolo, il battesimo da lui esortato è un atto di penitenza e di conversione che serve a preparare gli uomini all’incontro con la Verità. Di fronte alla Verità l’uomo non può che apparire per quello che è, egli non ha più modo per nascondersi e non ha più mezzi per difendersi. Tutte le sue colpe e tutte le sue azioni appaiono nella loro crudeltà rivelando così agli occhi di Dio la vera natura dell’anima. Ma il Verbo di Dio non è venuto per giudicare e per punire, ma per perdonare e per salvare, ecco dunque che il Verbo si avvale del Battista per spronare gli uomini a presentarsi di fronte a Dio con il cuore contrito e con il desiderio del perdono. La missione del Battista è preparare a Dio un popolo ben disposto a ricevere la sua misericordia. Il ruolo del Battista è quello di un discepolo della Misericordia. Queste riflessioni si ribaltano su di noi e sulla nostra esperienza del Natale. Fare esperienza del Natale significa comprendere chi è colui che Dio ci ha inviato e qual è la sua missione. Il Battista lo ha compreso bene e si è rapidamente messo al servizio di questa rivelazione. Noi come cristiani non possiamo fare di meno del Battista. Il Natale di Cristo ci ricorda chi è Cristo, ci ricorda cosa Egli ha fatto per noi e come Egli ci ha salvati. In qualità di cristiani abbiamo perciò l’obbligo di mettere la nostra vita a servizio di Cristo, rendendoci voce del Verbo per annunziare al mondo intero la misericordia di Dio, per invitare il mondo intero a prepararsi con la conversione, il pentimento e la penitenza all’incontro con il Salvatore al fine di ricevere dalla sua grazia il dono della redenzione e della vita eterna. Non dobbiamo assolutamente aver paura di Dio, Cristo non è venuto per giudicare e per punire, ma per perdonare e per salvare. E’ questa un’occasione d’oro che noi non possiamo assolutamente perdere e che abbiamo l’obbligo di partecipare a tutti gli altri uomini del mondo. Il Verbo di Dio nato nella stalla e deposto nella mangiatoia, indifeso, umile e mite è l’immagine perfetta della misericordia che vuole avvicinare alle fonti della salvezza tutti gli uomini senza incutere loro paura, ma attirandoli con la tenerezza e l’amore. Dio non ci ha creati per vederci soffrire e morire, né ci ha creati per abbandonarci sotto la schiavitù del peccato, egli ci ha creati per farci stare con Lui e per darci la felicità eterna. Questo è il motivo per cui la misericordia di Dio si incarna nell’uomo e si offe al mondo intero per la salvezza di tutti.
Capo d’Orlando, 02/01/2015 Dario Sirna.