RACCONTIAMO LE TUE MERAVIGLIE

SALMO 74

Buongiorno a tutti,

oggi ci mettiamo in cammino sulle tracce del   Salmo 74, di seguito riportato:

Noi ti rendiamo grazie, o Dio, ti rendiamo grazie:
invocando il tuo nome, raccontiamo le tue meraviglie.

Sì, nel tempo da me stabilito
io giudicherò con rettitudine.

Tremi pure la terra con i suoi abitanti:
io tengo salde le sue colonne.

Dico a chi si vanta: «Non vantatevi!»,
e ai malvagi: «Non alzate la fronte!».

Non alzate la fronte contro il cielo,
non parlate con aria insolente.

Né dall’oriente né dall’occidente
né dal deserto viene l’esaltazione,

perché Dio è giudice:
è lui che abbatte l’uno ed esalta l’altro.

Il Signore infatti tiene in mano una coppa,
colma di vino drogato.
Egli ne versa: fino alla feccia lo dovranno sorbire,
ne berranno tutti i malvagi della terra.

Ma io ne parlerò per sempre,
canterò inni al Dio di Giacobbe.

1Piegherò la fronte dei malvagi,
s’innalzerà la fronte dei giusti.

 

Questo Salmo tratta il tema del giudizio, un tema caro a noi tutti, un tema che appassiona ogni anima e che interessa ogni uomo. Il Salmo ci offre una eloquente descrizione di Dio giudice degli uomini. Dio viene presentato come Colui che tiene in mano il giudizio, Colui che stabilisce quando esso dovrà essere esercitato, Colui che detta le regole del suo tribunale e le fa rispettare. E’ da Dio che dipende la vita della Terra, la storia dell’Umanità è nelle sue mani, Egli ne stabilisce i giorni. Il Salmista dà per scontato che nel tempo del giudizio tali giorni arriveranno al loro compimento e che Dio solo stabilisce tale tempo. Il Salmo, oltre a ricordarci che le nostre azioni, i nostri comportamenti, i nostri pensieri e le nostre parole saranno pesate da Dio per quantificare il male da noi compiuto tramite essi e per stabilire la purezza del nostro cuore, in realtà ha la funzione bellissima di richiamare l’attenzione del  fedele su tale tema, con il duplice scopo di esortare gli operatori di ingiustizie a smettere di praticare il male e di incoraggiare le vittime di tali ingiustizie a non cedere alla terribile tentazione della vendetta e a riporre quest’ultima nel giudizio di Dio. Il tema del giudizio ci riguarda dunque direttamente per vari motivi. Innanzitutto perché saremo soggetti ad esso e quindi dovremo rendere conto del male fatto a Dio e ai nostri fratelli e poi perché spesso abbiamo l’arroganza di prenderci il diritto di sostituirci a Dio in esso. Coloro che alzano la fronte al Cielo, citati nel Salmo, sono proprio i malvagi che si pongono con arroganza di fronte a Dio e lo sfidano nell’atto del giudizio. Tale superbia trae le sue origini proprio dal peccato originale, peccato con l’uomo lascia Dio e lo sostituisce in tutto con se stesso, specie nel giudizio. Ma come può l’uomo, che non ha la capacità di discernere il bene dal male, mettersi di fronte ad un altro uomo o, peggio ancora, mettersi di fronte a Dio per emettere una sentenza di giudizio? Solo Dio ha la capacità obiettiva di valutare le singole azioni degli uomini e di comprendere quanto il male con  esse compiuto sia dovuto o no ad una libera scelta dell’individuo di perpetrarlo, pur conoscendone le gravi conseguenze da esso derivanti. Solo Dio dunque ha il potere di giudicare l’uomo, le sue azioni, i suoi sentimenti e la sua anima. Il tema del giudizio è attuale più che mai, l’uomo, infatti, frequentemente si pone di fronte a tale atteggiamento con troppo disinvoltura, ossia senza dare ad esso la dovuta attenzione per la valutazione delle proprie azioni e con troppa superficialità per la valutazione delle azioni altrui. Emettere sentenze e giudizi sull’operato dei nostri fratelli è un vero abuso. Troppo facilmente, invece ci abbandoniamo alla tentazione di giudicare, specie se il giudizio è un giudizio di condanna e se è un giudizio delicato. Il rischio grave è di cadere nella tentazione del delirio di onnipotenza e nella tentazione della calunnia. Un giudizio emesso su di una persona ha la capacità infatti di distruggere la vita di quella persona o di esaltarla. Il danno in ogni caso è grave in quanto la sentenza emessa non corrisponde mai alla verità e falsa totalmente l’immagine del soggetto interessato, con effetti  sia sulla sua vita, sia sulla vita di chi gli sta accanto, sia sulla comunità in cui la persona è inserita. I nostri giudizi hanno la capacità di moltiplicare il male e le ingiustizie con un incremento esponenziale al quale non c’è più rimedio. L’uomo deve desistere da tale tentazione e deve lasciare tale compito a Dio, unico giudice di ogni tempo. Rimettersi al giudizio di Dio è sapienza che non solo ci garantisce l’adempimento esatto di tale compito, ma ci permette anche di evitare di cadere nella tentazione della vendetta e della calunnia. Altro tema connesso al giudizio è la valutazione della parola di Dio che quotidianamente e con tanta disinvoltura ognuno di noi compie nelle sue scelte di vita. Ogni nostra scelta dovrebbe rispecchiare esattamente la volontà di Dio e quindi la stretta osservanza della sua Parola, nella piena convinzione che solo in essa è il nostro bene. Quando noi operiamo difformemente alla Parola in realtà la stiamo giudicando e la stiamo valutando non conveniente alle nostre esigenze, ossia sbagliata. Scegliere di fare diversamente da quanto Dio ci insegna significa mettere in discussione il bene, l’amore e la giustizia contenuti nella legge del Signore. Anche questo è un errore che facciamo frequentemente nella nostra vita, errore dovuto alla nostra mancanza di fede in Dio. Infine, il salmista fa riferimento al calice ricolmo di vino drogato, già pronto e versato per gli empi, con Cristo tale calice è stato bevuto al posto nostro dal Signore e in cambio di esso a noi è stato dato il calice della salvezza eterna, contente non vino drogato, ma il sangue del Salvatore. Tale grazia deve influire sul nostro comportamento inducendoci e predisponendoci al perdono e alla misericordia. Nel calice bevuto da Cristo ci sono tutti i nostri peccati, esserne liberati equivale a non dover più subire un giudizio e una condanna per causa loro. Ciò deve spingerci alla misericordia nei confronti di coloro che ci  hanno compiuto del male.

Capo d’Orlando 21/01/2013

Dario Sirna

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