SALMO 78
Buongiorno a tutti,
il cammino di oggi si svolge lungo il percorso segnato dal Salmo 78, di seguito riportato:
O Dio, nella tua eredità sono entrate le genti:
hanno profanato il tuo santo tempio,
hanno ridotto Gerusalemme in macerie.
Hanno abbandonato i cadaveri dei tuoi servi
in pasto agli uccelli del cielo,
la carne dei tuoi fedeli agli animali selvatici.
Hanno versato il loro sangue come acqua
intorno a Gerusalemme
e nessuno seppelliva.
Siamo divenuti il disprezzo dei nostri vicini,
lo scherno e la derisione di chi ci sta intorno.
Fino a quando sarai adirato, Signore: per sempre?
Arderà come fuoco la tua gelosia?
Riversa il tuo sdegno sulle genti che non ti riconoscono
e sui regni che non invocano il tuo nome,
perché hanno divorato Giacobbe,
hanno devastato la sua dimora.
Non imputare a noi le colpe dei nostri antenati:
presto ci venga incontro la tua misericordia,
perché siamo così poveri!
Aiutaci, o Dio, nostra salvezza,
per la gloria del tuo nome;
liberaci e perdona i nostri peccati
a motivo del tuo nome.
Perché le genti dovrebbero dire:
»Dov’è il loro Dio?».
Si conosca tra le genti, sotto i nostri occhi,
la vendetta per il sangue versato dei tuoi servi.
Giunga fino a te il gemito dei prigionieri;
con la grandezza del tuo braccio
salva i condannati a morte.
Fa’ ricadere sette volte sui nostri vicini, dentro di loro,
l’insulto con cui ti hanno insultato, Signore.
E noi, tuo popolo e gregge del tuo pascolo,
ti renderemo grazie per sempre;
di generazione in generazione narreremo la tua lode.
Il Salmo ci introduce in un’atmosfera di dolore e di distruzione causata dalla guerra, dall’occupazione nemica, dalla ferocia dei popoli invasori. La lamentazione è alzata al Signore da tutto il popolo ed è perciò una preghiera collettiva, segno di un malessere generale che accomuna tutti i superstiti. Le scene sono atroci e raccapriccianti, la morte e la distruzione dominano ovunque e diventano espressione cruda e violenta della potenza del male. Sono scene che purtroppo continuano a interessare anche oggi la terra e i suoi popoli e hanno sempre le medesime motivazioni di potere economico, politico e religioso. Il popolo di Isdraele si raccoglie accanto ai cadaveri dei suoi cari e piangendoli alza il suo grido di dolore al Signore, di fronte al quale non si pone come accusatore, né come nemico. L’atteggiamento di Isdraele è veramente esemplare e meritevole di essere lodato e imitato. Nel male subito il popolo vede la sua infedeltà a Dio, riconosce la sua bassezza, si scontra col suo peccato, sente il peso della sua empietà, per questo rivolgendosi al Signore e contemplando il suo amore prova vergogna di se stesso e dolore per la sua incapacità di camminare nelle vie di Dio. Il peso di questo dolore è accresciuto soprattutto dalla distruzione del Tempio del Signore. Il popolo si rende conto di non essere stato in grado di difendere tale Tempio, segno della presenza di Dio in mezzo alla nazione. La distruzione del Tempio è indice, infatti, della fede perduta, dell’amore non più corrisposto, dell’infedeltà a Dio, del tradimento con gli idoli e le religioni di altri popoli. Il segno della distruzione del Tempio è un segno eclatante che pesa sulla coscienza e nel cuore del popolo dimostrando di fatto che il popolo si era traviato, facendosi trasportare sulle vie del male, lontano da Dio, verso i confini della morte. La distruzione del Tempio coincide con la consapevolezza che Dio non ha trovato più in questo popolo l’amore dell’accoglienza, la gioia della Sua costante presenza, l’amore puro e disinteressato. Le mura del Tempio abbattute sono segno inconfutabile che il popolo non ha lottato per la sua difesa e per la sua salvezza, che il popolo non credeva più nel Dio onnipotente che lì aveva scelto la sua dimora. La profanazione del Tempio è segno che Dio è stato buttato fuori dalle mura di Gerusalemme non dalle nazioni nemiche che hanno invaso il territorio ma da Isdraele stesso che aveva dato ad altri dei il suo cuore. Sembra proprio strano e quasi un assurdo volerlo dire, ma in tutto questo grande dolore di distruzione e morte la sofferenza più grande è quella del cuore di Dio per essere stato abbandonato e tradito dal popolo che amava. Il male subito dal popolo è allora una vendetta di Dio per il tradimento subito? Certamente no, ma spesso l’uomo ridotto nel dolore e nel male si scaraventa contro Dio accusandolo di esserne la causa o di essere indifferente. Il popolo di Isdrale non commette questo errore e non lo commette proprio perché vede nella distruzione del Tempio di Dio la sua colpa per il male ricevuto dalle altre nazioni. Ciò significa allora che chi non ha Dio nel cuore è meritevole di morte e di male, o che chi ha Dio nel cuore ne è esente? Certamente no, non è questo il messaggio del Salmo, non è questo il messaggio di Dio. Ma se abbiamo la capacità di riconoscere nelle azioni fatte dagli altri il male ricevuto, perché non dobbiamo riconoscere nelle nostre azione il male fatto agli altri e a Dio? Perché non crescere nell’amore e superare la tentazione della vendetta affidando a Dio il nostro dolore e la nostra causa e concedendo ai nostri nemici il perdono? Perché non imparare da certe situazioni a distaccarci dal male, a respingerlo, a fuggirlo per rifugiarci totalmente in Dio, come fa Isdarele? Il male può rubarci la tranquillità, può uccidere il nostro corpo, può riempirci di dolore, ma non può e non deve assolutamente permettersi di uccidere l’anima e di pervertire il cuore allontanandolo da Dio. Cosa dire del corpo di Cristo trafitto sulla croce? Non è forse Esso il vero Tempio di Dio distrutto dagli uomini sulla terra? Eppure Dio stesso lo ha riedificato e reso immortale per concedere a tutti coloro che in tale Tempio vogliono vivere di avere la vita eterna e l’amore infinito di Dio. Tra i trafitti di spada, tra i cadaveri abbandonati, nel sangue versato come acqua, tra i figli derisi, scherniti e disprezzati di tutto il mondo non c’è forse, primo tra tutti, anche il Figlio di Dio? Come accusare il Signore di essere lontano, come dire al Signore: dov’eri Tu mentre tutto questo accadeva? Come non accorgersi che Cristo è accanto a tutti i sofferenti del mondo? Forse perché ci aspettiamo di vederlo battere la sua bacchetta magica per liberare da essa la sua onnipotenza divina che ferma il male col male? In Dio non c’è male ed Egli non risponde al male col male, Egli al male risponde sempre con l’amore, la cui forza non è mai stata vinta da nessuno. Scopo del male è trasformare l’amore in altro male, non dimentichiamo mai questa logica e impariamo a mantenerci fedeli all’amore di Dio non cedendo mai alle tentazioni della vendetta e affidando sempre tutto al Signore e alla sua volontà, certi che questa non è rassegnazione ma sicurezza di vita e di amore, sicurezza di cuore sempre felice e di gioia che non finisce mai.
Capo d’Orlando, 06/02/2013
Dario Sirna.