TUTTO IL ROSSO DELLA PRIMAVERA NEI PAPAVERI
I papaveri sono una delle espressioni più romantiche e più appariscenti della primavera.
La fioritura di questa pianta erbacea avviene quasi alla fine della stagione primaverile, quando già i campi delle graminacee cominciano a colorarsi di oro e di biondo. Per ragioni a noi sconosciute capita inoltre che le colture di grano e questi fiori amino condividere gli stessi terreni e crescere insieme con un rapporto che più che di competizione sembra essere di piacevole comunione. Sullo sfondo caldo e accogliente dei campi di grano, i papaveri, con i loro coloratissimi e grandi fiori, emergono con una bellezza ancora più accattivante. Ma il connubio tra le due specie erbacee non evolve solo a vantaggio del papavero in quanto anche le spighe traggono da esso una esaltazione del loro fascino e della loro bellezza. Ovviamente stiamo parlando solo di aspetti naturalistici ed estetici, non certamente di aspetti economici. Da questo punto di vista, anzi, i papaveri potrebbero essere considerati una calamità infestante pari quasi alla zizzania. Ma l’uomo non vive, e non può vivere, solo di fatica e di conti, è stato fatto per amare, per gioire, per essere felice, per emozionarsi, per sognare. I papaveri attirano immediatamente l’attenzione dell’uomo e hanno come effetto immediato quello di strappargli un sorriso, di allontanarlo dalle barbarie del mondo, di fargli dimenticare la pesantezza della vita, di sollevarlo dalla bruttura e dalla miseria della condizione terrena per sollevarlo verso la bellezza del creato e del Creatore. I papaveri con la loro semplicità e con la loro spontaneità ci raccontano innanzitutto che esiste un Dio buono, geniale e provvidente che dall’unico ingrediente del terreno è capace con la forze del suo amore e con la grandezza della sua generosità di realizzare opere incredibili, diversissime tra di loro, di una bellezza straordinaria e di una varietà impensabile. Dice il Prologo di San Giovanni Evangelista: “In principio era il Verbo … tutto è stato fatto per mezzo di Lui …”. Sì è proprio da questo unico “principio” che il Verbo ha fatto ogni cosa compreso il suo esatto opposto. Così dalla stessa terra da cui germoglia il grano che nutre il corpo dell’uomo germoglia anche il papavero che ne allieta lo spirito. I papaveri ci parlano delle gentilezza di Dio, della sua mitezza, della sua umiltà, della sua unicità, della sua ineguagliabile bellezza, della sua passionalità, del suo amore, della sua eleganza, della sua armonia, del suo romanticismo, del suo desiderio di comunione, della sua gratuità, della sua generosità, della sua semplicità etc.. Impossibile passare davanti a un campo di papaveri sbocciati e non restare folgorati dalla visione d’insieme. Il singolo fiore, come l’intero campo, ha la capacità di sedurre il cuore umano e di rubargli il suo tempo. Un tempo in cui improvvisamente si viene catapultati nella regione della fantasia, dell’emozione, della sensualità, dell’armonia e della bellezza. Colpisce la grande raffinatezza e delicatezza di questo fiore. Quando la pianta innalza verso la volta celeste il suo bocciolo, lo stelo non è ancora in grado di sorreggere il peso della piccola corolla in esso contenuta allo stadio embrionale, bocciolo che infatti ricade ricurvo su se stesso, poi, come per incanto, una forza magica fluisce all’interno dei sottilissimi e pelosi steli raddrizzandoli in sol colpo, nel frattempo la corolla e i petali completano la loro formazione e, divenuti grandi, si aprono mostrando tutta la bellezza di questo fiore. Incuriosisce come dalla incapacità di sostenere l’esile bocciolo la pianta passi in poco tempo alla capacità di sostenere un fiore gradissimo e colorato, quasi come a voler sottolineare che tale forza viene proprio dal fiore, dalla sua apertura, dalla sua vanitosa voglia di esibire una bellezza straordinaria e di offrirla come una preghiera e una lode al Cielo. Stupisce anche come un bocciolo così piccolo di volume e così contenuto nella forma possa contenere al suo interno una moltitudine così numerosa di elementi e di bellezza. I petali del fiore rapportati al guscio del bocciolo sono enormi mentre la scurissima corolla centrale da sola è più grande di tutto l’involucro chiuso. Ma ciò che più fa tenerezza è la bellezza dei petali. Accarezzati dalle brezze del vento svolazzano leggerissimi come ali di farfalle e brillano luminosi come merletti di seta pura. Sulla loro pagina interna sono ancora chiaramente visibili i segni delle innumerevoli pieghe con cui erano alloggiati all’interno del bocciolo. Ora, sbocciati, respirano l’aria pura della campagna, si godono il calore dei raggi solari e contemplano l’infinita bellezza del cielo. Sovrapponendosi l’uno sull’altro formano un girotondo che protegge al suo interno la preziosissima corolla nera. In questo sua porzione il fiore esibisce tutta la sua carica di sensualità. Colori, profumi, abbinamenti, tessuti e ogni altra cosa richiamano inevitabilmente alla passione dell’amore e conferiscono a questo semplice fiore del campo un primato di erotismo ineguagliabile.
Capo d’Orlando, 14/05/2014 Dario Sirna