PIZZO MUELI

SCALATA DEL PIZZO MUELI – PARCO DEI NEBRODI

Pizzo Mueli è situato tra le Rocche del Crasto e la Serra del Re. Per arrivarci agevolmente occorre salire dall’arteria stradale a scorrimento veloce che collega Rocca di Caprileone con Galati Mamertino e proseguire, poi, da qui fino a Portella Gazzana, oltre il borgo di San Basilio.

Il Pizzo ricade in parte nel territorio del Comune di Longi e in parte nel territorio del Comune di Galati Mamertino. La rocca sommitale supera i 1.200 m. slm., mentre lo strapiombo ha un’altezza non superiore ai 200 m.    Le pareti meno accessibili, ma anche più belle e selvagge, sono quelle orientate a Est e a Nord. La parete Ovest è leggermente più dolce, mentre la parete Sud è la meno alta e la più semplice da scalare. Da Portella Gazzana abbiamo raggiunto il piede di questa parete utilizzando la pista asfaltata che porta alle case di Mangalavite. Arrivati in corrispondenza della sella che unisce la base del Pizzo alle pendici del Monte Cufò, Serra del Re, Serra Pignatario etc., sulla sinistra ci siamo immessi in una pista sterrata che sale fino a passare per la suddetta sella. Qui a piedi, camminando sul dorso della montagna, abbiamo raggiunto il la cima del Pizzo.  Questo Pizzo spicca in tutta la catena dei Nebrodi per la bellezza della sua particolare forma, per la bellezza dell’ambiente naturale che lo caratterizza, per la strepitosa bellezza del paesaggio circostante e per la posizione centrale che occupa nel cuore dei Nebrodi. Il Pizzo si innalza ripidamente dalle dolci pendici, un tempo coltivate a grano, del Monte Cufò, su cui sembra appoggiarsi come su una piattaforma. La sua forma e la sua posizione lo rendono simile a un missile alloggiato nella sua rampa di lancio, in attesa di spiccare il volo verso lo spazio celeste soprastante. Nonostante la rilevante presenza di roccia, il Pizzo, dalla base fino alla sommità e ricoperto da una fitta vegetazione costituita in gran parte da bosco di Leccio. Gli alberi ricoperti di un bel fogliame di color verde inteso  crescono ovunque senza alcuna difficoltà, preferendo addirittura le parti più scoscese e le pareti verticali per svilupparsi nelle forme più vertiginose. In parte sono anche loro con la forza penetrante delle loro radici, insinuate tra le rocce più dure, a causare con lo stesso stratagemma di un cuneo spinto in una fessura, il continuo distacco dalla rocca madre di numerosissimi blocchi di pietra aventi dimensioni, e forme  eccezionali. Specie il versante Est sembra essere interessato maggiormente da tali considerevoli distacchi, con formazione di suggestive gole e passaggi tra la rocca principale e le rocche laterali distaccatesi da essa. Senza dubbio le grosse radici, l’acqua piovana e in minor misura il gelo invernale, rendono molto instabile l’intera struttura rocciosa. Ma proprio da questa notevole precarietà del territorio deriva la sua indiscutibile e affascinate bellezza, caratterizzata da strapiombi grigi e ramati ammantati di un verde  meravigliosamente lussureggiante. In queste pareti verticali le zone a roccia nuda si alternano alle zone ricolme di alberi, e alle zone ricoperte da estese formazioni di secolari bellissime edere rampicanti. I crolli, le frane, i distacchi delle rocche laterali dal centro della rocca madre hanno creato un ambiente variopinto e misto, molto simile ad un enorme parco roccioso, in cui rocce alte anche 15 metri, come ardite sculture moderne, si innalzano dal sottostante giardino di lecci. Passeggiare in mezzo a questo giardino regala emozioni straordinarie che evocano racconti e posti da Mille e una Notte. Sensazioni ancor più rimarcate dalla misteriosa atmosfera che si aggira in mezzo a questo bosco di alberi e massi. Sotto i nostri piedi, nelle pareti verticali e un po’ ovunque si notano tante aperture, molto simili a crepacci, che in taluni casi si allargano all’interno della roccia divenendo calpestabili ad altezza d’uomo. Questi cunicoli spesso si perdono all’interno della montagna in repentini restringimenti, cui seguono ulteriori passaggi e vere e proprie grotte. Alcune di queste formazioni possono risultare pericolose, esse, infatti, non sono segnalate e se camminando, specie nella zona più alta del pizzo, non si guarda con attenzione dove si appoggiano i piedi può succedere di precipitare all’interno di queste grotte verticali, simili a cisterne naturali. Noi abbiamo incontrato due di queste formazioni cave, con aperture facilmente visibili dall’esterno. In una di esse siamo entrati, liberando prima il passaggio dalla vegetazione spontanea che in parte ne ostruiva l’apertura esterna e calandoci successivamente dalla sua bocca circolare. La grotta interna si allunga nelle profondità della montagna per una decina di metri superando l’altezza  d’uomo nella sua parte centrale e terminale. Accanto a questa particolarissima cavità, la cui dinamica di formazione sembra apparentemente dovuta a massi di notevolissime dimensioni precipitati l’uno sull’altro, ne esiste un’altra molto simile. Ma, esaminando il terreno circostante, tutta la zona, nonostante sia caratterizzata da una formazione rocciosa apparentemente compatta,  sembra avere all’interno una struttura simile al Gruviera.  Forse è proprio questo uno dei motivi che rende la rocca principale continuamente soggetta a distacchi laterali di notevoli entità.  A questa bellezza misteriosa e affascinate dovuta alla conformazione del posto e all’incantevole natura dell’ambiente che esso ospita, si aggiunge la straordinaria bellezza del paesaggio. Salendo sul Pizzo Mueli il panorama che si osserva concentra nel suo insieme gli elementi più caratteristici, particolari e affascinanti di tutto il comprensorio dei Nebrodi. A nord la vista è dominata dalle bellissime rocche del massiccio del Crasto. Ad ovest, l’alta valle del Torrente Inganno raccoglie tutto il bacino di Monte Soro e Serra del Re. A Sud i boschi di faggio dalle cime di Serra Pignataro e Pizzo Cufò, sembrano voler salire in cielo per strappare lembi di azzurro alle trasparenti altezze. Ad est, dietro la  Serra Corona, il costone di Pritti,  dalla  Dagara  scendendo verso il Tirreno, come un’onda, si infrange nella stretta Valle del Fitalia. I boschi fitti e scuri ricoprono tutte le sommità circostanti, mentre le quote inferiori sono occupate dai pascoli e dai seminativi. Lo scenario di questo singolare paesaggio è veramente eccezionale. Nel complesso l’escursione   regala una somma di grandi soddisfazioni. Esse si provano maggiormente durante i passaggi da un ambiente all’altro. Passo dopo passo,  superando un costone, scavalcando un masso, uscendo da un bosco o semplicemente girando da un versante all’altro del Pizzo, inaspettatamente, questi ambienti nascosti  si svelano  agli occhi dell’escursionista.

Alla fine dell’escursione la gioia è tanta che spontaneamente dal cuore nasce il nostro grazie e la nostra lode al Creatore per  averci creato in mezzo a tanta bellezza e per  averci donato la grazia  di poterla comprendere, ammirare e vivere.

Capo d’Orlando, 07/07/2012

Dario Sirna.

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