PER IL TUO NOME, SIGNORE, FAMMI VIVERE

SALMO 142

Buongiorno a tutti,

il cammino di oggi segue le vie indicate dalle parole del Salmo 142, di seguito riportato:

Signore, ascolta la mia preghiera, †
porgi l’orecchio alla mia supplica,
tu che sei fedele, *
e per la tua giustizia rispondimi.

Non chiamare in giudizio il tuo servo: *
nessun vivente davanti a te è giusto.

Il nemico mi perseguita, *
calpesta a terra la mia vita,
mi ha relegato nelle tenebre *
come i morti da gran tempo.

In me languisce il mio spirito, *
si agghiaccia il mio cuore.

Ricordo i giorni antichi, †
ripenso a tutte le tue opere, *
medito sui tuoi prodigi.

A te protendo le mie mani, *
sono davanti a te come terra riarsa.
Rispondimi presto, Signore, *
viene meno il mio spirito.

Non nascondermi il tuo volto, *
perché non sia come chi scende nella fossa.
Al mattino fammi sentire la tua grazia, *
poiché in te confido.

Fammi conoscere la strada da percorrere, *
perché a te si innalza l’anima mia.
Salvami dai miei nemici, Signore, *
a te mi affido.

Insegnami a compiere il tuo volere, †
perché sei tu il mio Dio. *
Il tuo spirito buono mi guidi in terra piana.

Per il tuo nome, Signore, fammi vivere, *
liberami dall’angoscia, per la tua giustizia.

Il Salmo 142  è un salmo molto particolare che rispecchia la condizione assunta  dall’uomo dalla caduta di Adamo in poi. In teoria, infatti, il Salmo potrebbe essere attribuito proprio al primo Adamo, quando, dopo la perdita della grazia causata dalla disobbedienza a Dio, si ritrova a condurre una vita piena di grandi disagi e di forti ostilità da parte dei nemici che si è creato e di cui si è volontariamente circondato. La disobbedienza a Dio è sempre viva nella coscienza, perché il male rode l’anima e la getta nel dolore e nell’angustia. Ma essa si rende ancora più viva ed efficace quando la persona si trova in grave difficoltà e si sente fortemente minacciata. E’ in tali condizioni che l’uomo sperimenta la sua debolezza e comprende il valore altissimo dell’amicizia con Dio. Le difficoltà, la paura, la debolezza, ci fanno ricorrere a Dio e nel contempo ci impongono di esaminare la nostra coscienza per liberarla dal peso del peccato, confidando nella misericordia di Dio. Il Salmista sa bene, infatti,  di avere delle colpe nei confronti di Dio e di non potere sostenere il suo giudizio, ma ricorda anche i grandi prodigi dei tempi antichi, la benevolenza di Dio, le sue magnifiche opere di un tempo, frutto di un amore in cui ancora spera di poter confidare, grazie alla fedeltà del Signore. Egli in tale situazione capisce che solo Dio è la sua una speranza di salvezza e che per questo motivo è necessario e urgente ritornare a Lui.  Questa è proprio la condizione iniziale in cui si ritrova il primo Adamo dopo aver peccato. Egli ha commesso il male, scopre la gravità dell’errore commesso, si ritrova a dover lottare contro tanti nemici, ripensa alla grazia iniziale e desidera così  ritornare in amicizia con Dio. Ed è proprio a questo punto che il Salmista comprende e ci spiega il valore di questa amicizia. L’amicizia con Dio è, infatti, certezza di misericordia di fronte ad un sincero pentimento per i peccati commessi e per il male arrecato ai nostri fratelli, ma è anche certezza di liberazione dall’assedio del male, dalla persecuzione dei nemici, dal rischio della sottomissione al dominio delle tenebre e della morte. L’amicizia con Dio è una grazia che viene effusa su ciascuno di noi all’inizio di ogni nuovo giorno per  indicarci la strada da percorrere,  per farci evitare il male e i nemici, per insegnarci a compiere la volontà di Dio e per vivere senza fine, liberi dall’angoscia.  Se i nostri nemici perseguitandoci e relegandoci nelle tenebre riescono a indurre in noi il desiderio di ristabilire l’amicizia con Dio e di chiedere e ottenere il suo perdono, non possiamo che ringraziare il Signore per avere permesso loro di stimolarci ad andare verso di Lui. Tutte le invocazioni elevate dal Salmista  verso Dio trovano accoglimento da parte di Dio grazie a Cristo. E Gesù, infatti, che con l’offerta del sacrificio della sua vita realizza per noi quella giustizia indispensabile a farci ottenere risposta da parte di Dio ogni volta che per mezzo Suo chiediamo perdono dei nostri peccati e sostegno contro i nostri nemici. Con Cristo, in realtà, non abbiamo più nemici, perché l’alleanza stretta con Lui estende la sua vittoria sul peccato e sulla morte anche alla nostra vita e alla nostra persona, ed proprio grazie al nome di Cristo che noi insieme al Salmista, possiamo dire : ”Signore, fammi vivere, liberami dall’angoscia, per la tua giustizia. In Cristo queste parole acquisiscono, infatti, il loro autentico significato e il loro pieno valore.

Capo d’Orlando, 10/11/2012

Dario Sirna

 

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