PATTI – LA SCALATA DELLA FALESIA DI MONGIOVE
Siamo nel Comune di Patti ed esattamente nella frazione Mongiove, lo scopo di questo reportage è di documentare le bellezze della falesia che appartiene al costone del promontorio di Tindari. Questo promontorio è diviso al centro da una stretta vallata che collega i due costoni rocciosi che ne compongono l‘orografia. Il costone di Mongiove è il costone di ponente e ricade interamente nell’area della riserva di Tindari. |
Questo costone è accessibile dall’abitato di Mongiove, al cui interno una rete viaria piuttosto semplice consente di arrivare proprio a ridosso delle falesie. Mongiove si trova immediatamente a destra dell’uscita dello svincolo autostradale di Patti. Il collegamento con lo stesso è molto breve ed è assicurato da una comoda strada asfaltata. Non esiste un sentiero che dalla spiaggia di Mongiove risale le scogliere e le attraversa, per cui l’escursione deve svolgersi necessariamente secondo un percorso casuale, il cui tragitto è determinato solo ed esclusivamente dalla necessità di superare le difficoltà connesse alla pendenza del terreno e alla notevole estensione della macchia mediterranea che lo ricopre. Queste difficoltà non sono da sottovalutare, in quanto la vegetazione è fitta e intricata, con varchi molto stretti e fastidiosi. Non ci sono pericoli particolari, ma il condizionamento della macchia è notevole. Consigliamo di affrontare questo cammino nelle ore più fresche del giorno e comunque mai in estate per evitare lo stress dei colpi di calore che sommato allo stress della vegetazione può degenerare in una crisi. Inoltre nel periodo estivo non è da escludere il rischio degli incendi, i quali sarebbero letali, vista l’impossibilità di fuggire rapidamente dalla macchia e la totale assenza nelle vicinanze di luoghi ove rifugiarsi. Sarebbe opportuno che la zona venisse munita di sentiero efficiente e pulito che garantisca un facile accesso alle bellissime aree sommitali. Superata la scarpata iniziale il costone si appiattisce e consente al campo ottico di allargarsi verso l’orizzonte marino. Le vedute diventano sempre più ampie ed estese, il paesaggio si ingentilisce, i colori vengono mitigati dall’esuberanza dell’azzurro che trova nel mare e nel cielo spazio illimitato. La quota solleva lo sguardo sopra la piana che si estende tra il promontorio di Capo Calavà e il Promontorio di Tindari, al cui centro sorge la cittadina di Patti. La costa allunga il suo arco verso Gioiosa Marea ed esibisce una bellissima spiaggia vellutata, da colore grigio chiaro, su cui, come merletti di grandi lenzuola, il mare stende le sue bianche frange. Queste si adagiano sul guanciale sabbioso dell’arenile scoprendolo e ricoprendolo con un moto ritmato e continuo. Salendo ulteriormente, la vista sul golfo di Patti diventa una vista aerea capace di offrire particolari sempre più nitidi e dettagliati. Scollinando oltre la china del costone il panorama si arricchisce di un altro quadrante distendendosi così sulla linea dell’orizzonte con un angolo piatto. All’interno di questo meraviglioso quadro si aggiungono ora le favolose bellezze del promontorio di Tindari e della spiaggia racchiusa tra i due costoni che lo compongono. Le falesie di Tindari appaiono in tutta la loro imponenza e bellezza, mostrando il fascino irresistibile di una natura selvaggia caratterizzata da altissimi strapiombi che si gettano nelle azzurre acque del Tirreno. Un manto verde e compatto, formato esclusivamente da macchia mediterranea, riveste le impervie colline che si innalzano sopra gli strapiombi, conferendo al promontorio una veste ancora più affascinante. Lo sfondo azzurro e intenso del Tirreno contrasta fortemente con i colori bruciati e secchi delle vegetazione creando nella danza dei colori una composizione cromatica eccellente, ove primeggiano il rosso scuro delle Euforbie, il bianco delle rocce, il giallo dorato dell’ampeloderma e il blu cobalto del cielo e del mare. Improvvisamente il paesaggio diventa violento e crudo, avanzando verso la costa incontriamo lo strapiombo, che sollevandoci nel vuoto ci mostra il grande baratro che ci separa dalla sottostante spiaggia. Il costone non degrada, ma si spezza con violenza, rivelando al mare il cuore interno della sua struttura rocciosa. La falesia ha una forma arcuata, con le due estremità che tuffandosi nel Tirreno interrompono il collegamento con le spiagge di ponente e di levante. Le bellissime rocce di cui sono costituite questi strapiombi sono di natura calcarea e hanno una dominante bianca. Le zone più alte sono abitate da cespugli e cuscini di macchia, tipica vegetazione da rupe marina, mentre le zone sottostanti si presentano completamente nude. Le rocce non sono lisce ma scabrose e le loro superfici, sebbene sottoposte alla forte azione erosiva della costa, non sono levigate. Viste dall’alto, secondo una prospettiva che schiaccia, si presentano ugualmente imponenti e mostrano nei loro anfratti numerosi ripari utilizzati da una cospicua colonia di gabbiani. Scendendo lungo le falesie le stesse mostrano una struttura pericolante, dovuta a una grande faglia che le attraversa dall’alto verso il basso, destinata a staccare dalla roccia madre corposi blocchi di roccia, pronti a precipitare rovinosamente sulla spiaggia e nelle acque del mare, con un impatto violento e disastroso. La notevole altezza del crollo renderà ancora peggiori gli effetti dell’impatto. A est la falesia si mostra meno ripida e degrada sul mare con ripidi pendii ammantati di vegetazione. Su questo versante esiste uno scoglio posto sul bordo della battigia che, osservato dall’alto, ha la forma di un dinosauro in movimento. Costeggiando il bordo della falesia percorriamo tutto il suo limite superiore immortalando gli scorci che ad ogni passo si aprono davanti a noi. Il percorso è ostacolato dalla fitta vegetazione di ampeloderma, i fusti delle cui cannucce ci sovrastano occultando frequentemente il nostro campo visivo. Il paesaggio emergere da questi steli gialli e alti, rivelandosi gradatamente, ma talvolta rimane completamente nascosto. La bellezza del posto è ulteriormente illuminata dalla presenza del Santuario di Tindari, da dove la Beata Vergine Maria, Regina del Cielo e della Terra, col suo dolcissimo sguardo di Madre, guida i nostri cuori nella lode e nella preghiera da innalzare al Signore per i doni del suo amore.
Capo d’Orlando, 20/06/2013
Dario Sirna
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