PATERNO’- LE SALINELLE DEI CAPPUCINI – COME LE MACALUBE DI ARAGONA

VISITA ALLE SALINELLE DI PATERNO’ – ZONA STADIO

La settimana scorsa i mass media regionali hanno diffuso la notizia di una intensificazione dell’attività delle salinelle di Paternò. Noi, che avevamo in programma da qualche mese di visitare questi particolari e interessanti siti naturalistici della nostra regione, ne abbiamo approfittato per acquisire una documentazione inerente sia i luoghi, sia i fenomeni che in essi si verificano e da cui si originano tali formazioni.

Le salinelle di Paternò oggetto del presente articolo sono quelle della contrada Cappuccini, facilmente individuabili in quanto ubicate in prossimità dello stadio comunale e dell’area in cui è allestito il mercato settimanale di Paternò. La visita ai luoghi richiede l’uso degli stivali, indispensabili per accedere all’area interna alle salinelle a causa della estesa presenza di fanghi melmosi e salini. In alcuni punti l’accumulo delle emissioni delle bocche eruttive produce zone paludose in cui è facile sprofondare per decine di centimetri sporcandosi parecchio. A tal proposito si segnala che  le zone più difficili sono quelle a ridosso della barriera di terra sollevata artificialmente dall’uomo per evitare che le acque salate delle salinelle si riversino nei terreni coltivati pregiudicandone inevitabilmente la fertilità. Raccomandiamo perciò di indossare gli stivali di gomma per ovviare a qualsiasi inconveniente connesso all’attraversamento dell’area. La zona interessata dalle salinelle si presenta come un campo molto ampio dell’estensione di un paio di ettari, completamente inondato da un sottile velo di acqua galleggiante su uno strato più spesso di fango chiaro dalle tonalità tipiche dell’argilla fusa. Il campo in questione è attiguo alla strada comunale che serve la zona e spesso le acque delle salinelle interessano anche la zona asfaltata. Il campo si presenta lucidissimo per effetto del sottile velo di acqua che lo ricopre, otticamente brillante come una superficie ben verniciata. In esso, a causa della forte salinità delle emissioni, non sono visivamente presenti essenze vegetali. Il campo ha perciò un aspetto sterile, ma allo stesso tempo parecchio umido, contraddizione tipica delle aree fortemente saline. Dal punto di vista scientifico, ma anche dal punto di vista culturale e naturalistico, il sito è di grande interesse e importanza, ma nonostante ciò esso versa purtroppo in gravissime condizioni di conservazione a causa dell’elevato e inspiegabile grado di inciviltà della popolazione locale e delle amministrazioni preposte alla sua tutela, conservazione e valorizzazione. Il degrado è causato dalla quantità immensa di rifiuti riversati sulla strada attigua, che si presenta come una vera e propria discarica di spazzatura. Ovviamente il vento trasporta parte di questi rifiuti nell’area interna alle salinelle, rovinando impietosamente la loro immagine e la loro bellezza naturale. I cumuli di spazzatura sono certamente un pessimo biglietto da visita offerto dalla popolazione locale a chi animato di buona volontà e di desiderio di visitare il posto decide di recarsi nella zona. La loro quantità è tale che si trova parecchia difficoltà persino a parcheggiare le auto. Ciò non toglie comunque che il fascino e il mistero del fenomeno delle salinelle non debba essere prontamente recuperato attraverso un piano di risanamento ambientale dell’area e una cura vigilata della stessa. Ma cosa sono le salinelle? Per chi, come noi, in maniera profana si avvicina a questo interessantissimo fenomeno naturale le salinelle sono delle piccole bocche eruttive, aventi dimensioni che variano dai cinque cm ai duecento cm di diametro da cui vengono emessi simultaneamente fanghi, acqua sali e bolle di gas. In alcuni casi e in alcuni episodi l’accumulo dei fanghi sui bordi esterni delle bocche innalza dal suolo dei piccoli coni, simili a vulcani in miniatura. La pendenza delle pareti dei coni è più o meno ripida a secondo della densità del fango. Nel caso in questione abbiamo apprezzato in maniera più evidente tale struttura solo in un caso con la formazione di un mantello conico molto ampio e schiacciato. Nella maggior parte dei casi invece le bocche si presentavano piatte. Certamente incuriosisce molto il mistero di questo fenomeno per vari motivi. Le acque emesse risultano avere la composizione chimica di acque sotterranee fossili, da qui l’elevata concentrazione di sali. Il loro sollevamento, unitamente al fango  e al gas che le accompagna richiede certamente un condotto attraverso il quale il fluido in questione si sposta dal suo serbatoio interno all’esterno, ma oltre al condotto richiede altresì una forza che sia capace di vincere la gravità terrestre per  spostare le masse in gioco in senso opposto ad essa. I gas sono sicuramente un probabile veicolo. Quando la loro concentrazione aumenta la pressione che essi esercitano diventa capace di attivare tali movimenti. Considerato che dal punto di vista tettonico la zona è sede di attività non indifferenti dovute alla presenza dell’Etna e di altre strutture convergenti è possibile pensare che i condotti utilizzati dalle salinelle per eruttare siano comunque collegabili a residui di condotti vulcanici spenti. Anche i gas e le loro pressioni sono ricollegabili all’attività vulcanica. Tutto ciò è compatibile con l’osservazione di una stretta correlazione tra l’attività delle salinelle e l’attività dell’Etna, la prima infatti precede sempre con largo anticipo quest’ultima. Altre correlazioni simili sono state osservate con i terremoti dell’area sud orientale della Sicilia, anche in questo caso l’attività delle salinelle anticipa l’evento sismico. La presenza del fango sarebbe invece dovuta alla natura propria di alcuni strati di terreno interessati dal passaggio eruttivo durante la sua risalita. In prossimità delle bocche è possibile osservare senza difficoltà alcuna il gorgoglio dell’acqua eruttata, l’odore a volte intenso del gas, come di zolfo, le bolle di gas che risalgono in superficie mescolate con l’acqua e il fango.  Dal punto di vista scientifico il fenomeno è considerato espressione secondaria dell’attività vulcanica dell’Etna.  I colori che dipingono la tavolozza delle salinelle sono il grigio-tortora del fango, il bianco delle estese incrostazioni di Sali e il rosso ruggine degli ossidi di ferro. Diverse bocche sono fortemente tinteggiate di ruggine all’ interno e sul bordo esterno, con effetti cromatici molto interessanti. L’area e i fenomeni in essa presenti immergono il visitatore nel grande mistero della creazione, inducendolo a meditare sull’origine della vita, sulla potenza della natura e sull’esistenza di una volontà superiore intelligente, sapiente, buona  e benevola che usa esprimere il suo amore per l’uomo attraverso il dono di tali meraviglie.

Capo d’Orlando, 21/01/2014

Dario Sirna.

 

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