O GERMOGLIO DI IESSE …

TERZA ANTIFONA “O”

Buongiorno a tutti,

la liturgia di oggi ci suggerisce di incamminarci seguendo il percorso individuato dall’invocazione contenuta nella terza antifona “O”, di seguito riportata:

“O Germoglio di Iesse, che ti innalzi, come segno per i popoli:

tacciono davanti a te i re della terra e le nazioni ti invocano:

vieni a liberarci, non tardare!”

L’antifona di oggi, come quelle dei giorni scorsi, si ricollega al passato per proiettarci nel futuro, sottolineando la signoria di Cristo sul tempo e sulla storia dell’umanità. In questo caso il legame con la storia passata è rappresentato da Iesse, il padre del re Davide, quindi dal re Davide e dallo splendore del suo regno. Cristo viene definito Germoglio di Iesse, ma allo stesso tempo l’antifona ci ricollega al Profeta Isaia che ci presenta Cristo come radice di Iesse. Dunque nella storia di Iesse, e quindi nella storia di ogni uomo, Cristo è allo stesso tempo Germoglio e Radice di un albero che contiene e simboleggia la nostra stessa vita e la nostra stessa storia. E’ Cristo la radice che nutre e sostiene questo albero, lo rende saldo di fronte alle intemperie, gli procura un terreno, una dimora, una casa ove abitare e allo stesso tempo è Cristo che germogliando dal tronco di questo albero antico e avvizzito lo rivitalizza, lo restituisce alla vita, lo arricchisce della spinta esuberante ed incontenibile della primavera, simbolo della risurrezione. La gloria di Isdraele raggiunge il suo massimo splendore proprio grazie al re Davide che per merito della sua fedeltà a Dio è riuscito compattare la nazione e a farla emergere davanti a tutti i popoli della Terra. Il ricordo di questo re e del suo amore per Dio è rimasto indelebile nella memoria di Isdraele ed è stato rinvigorito ancora di più dalle varie profezie annunciate sul Messia. Nella descrizione del Messia atteso dagli Ebrei la figura del Consacrato coincideva esattamente con la figura politica di un re, appartenente alla dinastia di Davide, capace, grazie al favore divino a lui concesso, di riportare la pace e lo splendore nell’intera nazione, tanto da farla emergere su tutte le altre nazioni del mondo come nazione prediletta da Dio. Gesù è il vero Messia, discendente della dinastia di Davide e annunciato più volte dai Profeti, la sua regalità non è terrena e politica ma universale, Egli è il Re dei re, il suo regno è eterno, esiste da sempre ed è il luogo in cui si realizza la nostra salvezza. E’ il regno intramontabile e incrollabile di Dio la nostra Terra Promessa ed è Cristo il Re promesso che ci introduce in essa. Egli è il re ideale, il re perfetto, il re giusto e salvatore, di fronte al quale ogni ginocchio nei cieli, sulla terra e sottoterra si piega e ogni lingua proclama che Egli solo è il Signore. Il suo nome è al di sopra di ogni altro nome e Dio lo ha esaltato nella Sua gloria. Invochiamolo tutti insieme piccoli e grandi, poveri e ricchi, deboli e forti, sani e malati, sovrani e sudditi, liberi e schiavi, perché Egli solo possiede la salvezza ed Egli solo ci concede la libertà vera, quella della piena comunione con Dio. La Sua venuta nel mondo è il giorno più importante della vita di ogni essere umano perché è in tale giorno che il nostro destino trova la sua totale realizzazione. Invocare Cristo come Germoglio di Iesse equivale dunque a invocare il giorno della nostra liberazione definitiva dal male, dal peccato e dalla morte, equivale a invocare il giorno della nostra salvezza, accogliendola nella nostra vita come dono di una Regalità Divina di fronte alla quale occorre porsi come sudditi fedeli e obbedienti. La salvezza non è un evento personale che riguarda un singolo soggetto e discrimina gli altri, ma un evento comunitario che si estende a tutto l’universo e che interessa ogni singolo individuo, dal più piccolo al più grande, senza escludere nessuno, perché Cristo è venuto e viene nel mondo perché ogni uomo lo possa incontrare, conoscere e seguire nel suo Regno di gloria e di pace.

Capo d’Orlando, 19/12/2012

Dario Sirna.

 

 

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