GEREMIA 14, 17-21
Buongiorno a tutti,
oggi ci lasceremo guidare dalle seguenti parole del Profeta Geremia:
I miei occhi grondano lacrime *
notte e giorno, senza cessare,
Da grande calamità è stata colpita
la figlia del mio popolo, *
da una ferita mortale.
Se esco in aperta campagna,
ecco i trafitti di spada; *
se percorro la città, ecco gli orrori della fame.
Anche il profeta e il sacerdote †
si aggirano per il paese *
e non sanno che cosa fare.
Hai forse rigettato completamente Giuda, *
oppure ti sei disgustato di Sion?
Perché ci hai colpito, *
e non c’è rimedio per noi?
Aspettavamo la pace, ma non c’è alcun bene, *
l’ora della salvezza ed ecco il terrore!
Riconosciamo, la nostra iniquità, Signore, †
l’iniquità dei nostri padri: *
contro di te abbiamo peccato.
Ma per il tuo nome non abbandonarci, †
non render spregevole il trono della tua gloria. *
Ricordati! Non rompere la tua alleanza con noi.
Le parole di questo brano raccontano una situazione drammatica, vissuta da Isdraele in seguito alla guerra e alla siccità. La morte, la guerra, la fame, il terrore, l’orrore, il disorientamento, l’umiliazione, l’abbandono, lo scoraggiamento, il disprezzo piombano come una pesante scure sul popolo che ha rifiutato di ascoltare le parole del Signore, rincorrendo evanescenti sogni di gloria umana. Una situazione davvero difficile in cui la tristezza diventa il sentimento dominante nel cuore disorientato dell’uomo. La gravità della situazione è evidenziata dalla condizione generale di disorientamento che invade tutto Isdraele, senza risparmiare neanche i sacerdoti e il profeta. Quando anche la guida del popolo perde la cognizione della giusta via da seguire e non sa più indicare un cammino certo è segno che la situazione è davvero grave. Le scelte fatte si sono rivelate sbagliate e hanno così messo in crisi anche l’identità della stessa guida. Una guida non può concedersi il lusso di sbagliare perché dalle sue scelte dipende il futuro di chi la segue. Una guida deve cercare solo ed esclusivamente l’interesse di chi la segue, mettendo se stessa all’ultimo posto, una guida non può farsi condizionare dai desideri di pochi ma deve cercare il bene di tutti. Per una guida diventa allora fondamentale affidarsi totalmente a Dio, alla sua parola, ai suoi insegnamenti, ai sui interventi, perché solo il Signore è in grado di conoscere quali sono le scelte che realizzano il bene dell’intera collettività e di ogni singolo componente di essa. La frase pronunziata dal popolo “Aspettavamo la pace, ma non c’è alcun bene, l’ora della salvezza ed ecco il terrore” è veramente triste. Aspettarsi la pace dalle scelte effettuate significa essere convinti di perseguire il bene, di avere ascoltato e messo in pratica gli insegnamenti di Dio, di camminare sulla via della giustizia indicata da Dio. Essere contraddetti dalla realtà significa, invece, ammettere a se stessi di avere sbagliato, riconoscere la propria iniquità, prendere coscienza delle proprie colpe e degli errori commessi. Occorre allora comprendere che la causa del male ricevuto non è da ricercare in Dio, ma nelle scelte fatte senza di Lui, nelle decisioni prese senza interpellare il Signore e senza dare ascolto ai suoi insegnamenti. Dio è l’unica vera guida del mondo e Gesù Cristo è il Maestro per eccellenza, Maestro che ci insegna a cercare e a realizzare il nostro bene. Maestro che si fa Via per l’intera umanità, Via che conduce a Dio, Via che attraversa la valle delle lacrime superandola vittoriosamente, sconfiggendo tutti gli ostacoli e superando tutte le difficoltà. Cristo è l’unica Via che ci garantisce la salvezza sicura, salvezza già conquistata con la vittoria definitiva sul peccato e sulla morte. La morte, le lacrime, la sofferenza, la fame, la sete, la solitudine, la tristezza, l’angoscia, vissute da Isdraele e presentate a Dio dal Profeta sono state rilevate da Cristo, insieme alle sventure di tutta l’umanità. Egli le ha assunte sulle sue spalle, le ha sollevate sulla croce e con l’amore e l’obbedienza al Padre le ha vinte per sempre, consegnando a noi tutti il premio della sua vittoria, e cioè la vita eterna nella comunione con il Padre nel Paradiso. Cristo non è una scommessa o un ipotesi, ma una certezza chiaramente e inconfutabilmente dimostrata dalla realtà della risurrezione, dono di Dio concessoci grazie alla vittoria di Cristo. Noi dobbiamo impadronirci di questa meravigliosa certezza, dobbiamo impossessarcene rendendola nostra, assicurandola anche al nostro destino. Ciò può essere ottenuto solo ed esclusivamente seguendo Gesù Cristo e aderendo a Lui nella Santa Madre Chiesa, incaricata e governata da Cristo per l’effusione di questa grazia a tutto il mondo. Le invocazioni finali del popolo e del Profeta diventano profezia che si attua proprio in Cristo, autore e realizzatore della Nuova ed Eterna Alleanza, firmata con il sangue indelebile del suo sacrificio.
Capo d’Orlando, 21/10/2012
Dario Sirna